Gli errori di gestione del rischio nel COVID19 e la necessità di una riforma dell’emergenza sanitaria

L’organizzazione del Sistema Sanitario di emergenza, subito dopo la fase emergenziale del Covid 19, deve essere rimodulata per la serie di errori compiuti nella gestione del rischio, senza che si sia assolutamente tenuto conto del ruolo scientifico essenziale del Risk Management in questo settore.
È infatti universalmente noto che sono stati compiuti errori di valutazione che hanno contribuito a implementare ulteriormente la pandemia. All’inizio dell’insorgere del Covid 19 non sono state assolutamente applicate le elementari regole tecniche di Risk Management e di prevenzione del rischio in modo pro attivo ma, anzi, è stata seguita una modalità reattiva agli eventi in modo disordinato.
Le motivazioni che vengono portate come attenuanti al mancato utilizzo di tali tecniche di analisi, sono state ricondotte alla non esatta conoscenza degli effetti del virus: siamo infatti di fronte ad una malattia perfettamente sconosciuta, subdola e contro cui non abbiamo nessun arma di difesa. Ad oggi ancora non abbiamo né farmaci né vaccini.
È stato rincorso l’evento epidemico, non siamo quasi mai riusciti ad anticiparlo e a tutto ciò, hanno contribuito le continue informazioni ed i pareri scientifici contrastanti, la continua variazione delle regole per il contenimento del rischio di contagio, la mancata uniformità delle disposizioni e direttive internazionali dell’ OMS e delle istituzioni sanitarie nazionali (governative e del DPCN), oltre che regionali e Comunali.
Da ultimo l’autoreferenzialità, in alcuni casi, del Volontariato, una forza essenziale, che però dovrebbe seguire regole impartite da sanitari professionisti che possano operare come tutor, pronti ad intervenire con indicazioni sicure. Alcune volte, invece, il volontariato è deficitario di un sano confronto con l’esterno, per cui, ad esempio, ci si ritrova dei volontari che, senza essere professionisti del settore sanitario, vanno oltre le loro competenze, viceversa, le infermiere volontarie CRI che hanno svolto due anni di tirocinio pratico presso reparti di diverse strutture ospedaliere e superato esami con tesi finale, vengono, in alcune circostanze, sottoutilizzate rispetto al percorso formativo svolto.
È mancata d’altra parte una fase territoriale di valutazione del virus. Oggi sappiamo che, senza una fase territoriale adeguata, non possiamo contrastare un’epidemia come questa.
Servono pertanto degli interventi territoriali per prendere in carico la patologia già in fase precoce. Individuare tempestivamente asintomatici ed oligosintomatici con tamponi e prenderli in carico anche farmacologicamente già dal domicilio. Questo significa che è necessaria una stretta connessione tra territorio e ospedale. Ciò che abbiamo sofferto è stata la mancanza di questa integrazione.
In quest’ ultimo mese abbiamo avuto la dimostrazione concreta di quanto questa sia realmente utile. La mancanza di questa fase è stato uno degli elementi cruciali nella differente risposta all’epidemia venutasi a registrare, ad esempio, tra Veneto e Lombardia È venuta a mancare pertanto un‘uniformità di risposta nel sistema Sanitario che, particolarmente nelle maxi emergenze, le quali colpiscono l’intero territorio, deve essere elemento essenziale per garantire uguali trattamenti e sicurezze delle cure a tutti i cittadini italiani
Per le problematiche espresse nel Congresso dell’emergenza urgenza che si terrà dal 1° al 3 ottobre 2020 a Riva del Garda, è prevista una sessione all’analisi di ciò che è avvenuto con il Covid 19, con relazioni e interventi di coloro – infermieri e medici – che hanno combattuto in prima linea contro il virus, e la descrizione delle situazioni affrontate, non tralasciando gli aspetti psicologici e umani. Dall’analisi delle problematiche e degli errori commessi con le tecniche scientifiche del Risk management, sia in modalità reattiva sia pro attiva, e i dati reali sarà possibile avviare una proposta di riorganizzazione dell’emergenza sanitaria a livello Nazionale portata avanti con evidenze scientifiche da parte delle figure professionali che lavorano realmente nel Sistema di Emergenza Sanitaria sia Ospedaliera che territoriale.

di Pietro Pugliese

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