Violenza giovanile e di genere. La strada giusta?
Nell’ultimo periodo abbiamo assistito a casi di cronaca fra i più eclatanti degli ultimi anni, in termini di modalità di azione e persino di età dei protagonisti e delle stesse vittime. Il vortice di violenza sulle donne (nel 2023 un femminicidio ogni tre giorni) trascina con sé temi delicati: le periferie abbandonate e la “peggio gioventù”. Il caso più emblematico è lo stupro del branco di Palermo.
Sessismo-degrado-devianza: un triangolo nero che si autoalimenta nel web e nei social. È proprio nelle chat che, con la vittima ancora a terra a implorare pietà, in tempo reale si “viralizzano” i video dell’impresa, come fosse qualcosa di cui vantarsi.
Ma che cosa sta accadendo? Perché gli stupri di gruppo e i femminicidi sono aumentati in modo così tragico? Perché non si comprende che uccidere una fidanzata che vuole interrompere una relazione non è amore ma solo arroganza, arbitrarietà, disumanità immonda e nulla più? Come fa a non essere chiaro che l’altro non è un oggetto, ma una persona con dei diritti e dignità?
C’è qualcosa che non va in tutto questo. È come se ci fosse una totale mancanza di percezione della violenza sessuale come reato e una incapacità di comprendere la presenza o meno di consensualità. Come se il fatto che una donna sia venuta volontariamente a casa di un uomo automaticamente possa autorizzare quest’ultimo a qualunque azione successiva.
Per non parlare del fatto di quanto, troppo spesso, neanche i genitori abbiano la percezione del reato: la difesa dei propri figli viene prima di tutto, spesso giustificandoli e colpevolizzando o screditando la vittima, fuggendo quindi dalle proprie responsabilità. Assistiamo a un ritardo nella capacità di controllare la collera da parte dei bambini e degli adolescenti, di saper gestire gli impulsi aggressivi: «Ho voglia di una cosa: con le buone o con le cattive, me la prendo». Bisogna allenarli sin da piccoli alla frustrazione: se una cosa non si può fare, non si fa! Devono imparare che esistono dei limiti, oltre che tempi e modi per appagare i propri desideri; devono essere educati alla capacità di controllo.
Un altro aspetto dello stesso problema è la grande diffusione della pornografia, specie via internet, che mostra una sessualità “a senso unico”, rivolta quasi esclusivamente al piacere maschile, e che abitua l’uomo a vedere la donna come “strumento” e non come un essere umano con pari dignità.
Infine c’è il tema dell’abuso di alcol e stupefacenti, troppo ampio per affrontarlo qui. Ma quante volte lo stupro avviene su ragazze che non sono in sé, perché hanno la coscienza alterata da sostanze assunte consapevolmente o meno?
E allora, in che modo intervenire? È il momento di iniziare a comprendere cosa sono le emozioni e i sentimenti e perché sono importanti; perché e in che modo regolano nel profondo la vita dell’individuo, come incidono sui comportamenti delle singole persone e, di conseguenza, della collettività sociale. Tale educazione emozionale dovremmo fare in modo che spettasse a tutti noi, alle famiglie, alla scuola, a tutti gli aggregati, e poi sperare d’aver imboccato la strada giusta…
La Direttrice Responsabile
Veronica Rodorigo