Restiamo umani, proviamoci

«Restiamo umani», molto più di un semplice slogan. Aveva fotografato bene i nostri tempi Vittorio “Vik” Arrigoni, attivista e giornalista italiano, ucciso in terra palestinese da una formazione terroristica jihadista nel 2011. In due semplicissime parole si racchiude la sfida più grande che il genere umano si trova ad affrontare da sempre e, sostanzialmente, contro sé stesso. Restare umani non solo in Palestina, non solo in ogni angolo della Terra martoriato da un conflitto: dobbiamo restare umani in ogni aspetto della nostra vita, “dal macro al micro”, dai grandi eventi internazionali fino ad ogni singolo momento della nostra quotidianità.

Un concetto che, per certi versi, ricorre in ogni contributo del presente numero. Solidarietà ma anche possibilità: questi i princìpi intorno a cui si muove la Caritas, ente ecclesiastico che da più di mezzo secolo opera in favore dei più deboli. Ci hanno spiegato che la carità non basta, bisogna restituire dignità e possibilità a chi non ha avuto opportunità; in poche parole integrazione, umanità.

Diritto alla vita è soprattutto diritto alla salute. La catastrofica situazione in cui versa la sanità pubblica italiana, in particolar modo la rete d’Emergenza e di Pronto Soccorso, fa ben riflettere su come tale diritto sia sempre più compromesso in nome del profitto: la privatizzazione, minaccia sempre più incombente, non farà che acuire le disparità e le disuguaglianze tra le persone bisognose di cure. L’Italia, rispetto a tanti altri paesi occidentali, ha rappresentato per decenni un’eccezione sotto tale aspetto; ora, anche quest’ultimo baluardo di umanità è ormai prossimo alla definitiva dissoluzione.

Dobbiamo restare umani perché ce lo impone la vita stessa; materializzare ogni singola esigenza ci renderà più freddi, più insensibili, incapaci di distinguere tra umanità e barbarie. La situazione dei migranti, soprattutto dei rifugiati, è probabilmente la sfida più grande da affrontare. Abbiamo ripreso la questione della frontiera est europea, quella tra il confine polacco e bielorusso, che dal 2021 è stata teatro di un dramma umanitario su cui dover riflettere. Ci appare evidente che per l’Europa, più precisamente per l’UE, ci sono rifugiati di serie A e di serie B. La frontiera allora diviene una barriera insormontabile, un confine non solo tra nazioni ma una pericolosa contrapposizione tra culture. La deriva di una nuova grande polarizzazione tra due mondi, non più solo ideologica, si profila tragicamente all’orizzonte. Un nuovo vento nazionalista si è alzato tra gli Stati del Vecchio Continente mentre il dissenso è sempre messo più a margine, chiuso o rintanato in un preoccupante silenzio.

Infine, dobbiamo restare umani anche nel nostro processo evolutivo. L’intelligenza artificiale porta con sé tante nuove opportunità e possibilità; non mancano però alcuni aspetti inquietanti. Non dobbiamo guardarla con gli occhi dei contemporanei ma provare ad analizzarla con quelli di chi verrà dopo di noi. Le nuove generazioni non leggono, non scrivono, affidano agli algoritmi i loro processi mentali; il soggetto “pensante”, il genere umano, sta sempre più delegando alla macchina il suo pensiero. Per gli esperti l’uomo, col suo intuito e la sua fantasia, è insostituibile, ma questi “esperti” non guidano l’economia, la finanza, i mercati. E, a lungo andare, i soggetti (ancora) “pensanti” potrebbero diventare sgraditi. Probabilmente si aprirà un nuovo “fronte” in cui ci dovremo difendere (ancora una volta) da noi stessi e dalle nostre scelte.

Restiamo umani, dunque, almeno proviamoci.

Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, dalle longitudini, ad una stessa famiglia, che è la famiglia umana (Vittorio Arrigoni)

Il Direttore Editoriale
Matteo Picconi

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