Decreti, patenti e speculazioni

Decreti, patenti e speculazioni

L’appuntamento, ormai, è almeno semestrale. Almeno due volte l’anno ci troviamo tristemente a leggere e a commentare i tragici bilanci relativi al mondo del lavoro, al numero degli incidenti e a quello, ancoro troppo elevato, dei decessi. Il problema della sicurezza dei lavoratori non dovrebbe essere appannaggio esclusivo di ideologie o programmi di partito, in quanto riguarda tutti i cittadini, così come non dovrebbe essere oggetto di letture e strategie differenti.

Ma l’Italia riesce a dividersi anche su questo delicato tema, una vera e propria piaga nazionale. Il motivo? Non è difficile giungere a una risposta univoca: la sicurezza sul lavoro viene “dopo” la ricerca dei profitti. Una storia vecchia, più vecchia del capitalismo stesso. Tutelare i lavoratori allora significherebbe osteggiare gli interessi delle aziende, dell’imprenditoria, della piccola impresa, che sono il motore dell’economia nazionale. Gli infortuni, anche quando mortali, divengono quindi “danni collaterali”, incidenti di percorso, che devono essere sì contrastati ma senza intralciare e rallentare il processo produttivo.

Messo sotto pressione dalle tragiche vicende di Brandizzo e di Firenze (per citarne solo due), l’attuale governo ha preso le sue contromisure, lanciando provvedimenti…

di Fabiano Ferri

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