
Meta e la fine del Fact checking
Il 6 dicembre dello scorso anno Mark Zuckerberg annunciava la fine del suo programma di fact-checking sulle piattaforme social gestite da Meta, come Facebook e Instagram, che fino a quel momento si era sviluppato collaborando con organizzazioni indipendenti certificate dall’International Fact-Checking Network. Il provvedimento riguardava solamente gli Stati Uniti, anche se faceva presagire una futura espansione ad altri territori. Fino a quel momento Meta non aveva in realtà mai rimosso alcun contenuto perché classificato come falso, ma si limitava a ridurne la visibilità in base al rating ottenuto.
Il nuovo ciclo politico e la libertà di parola
L’annuncio di Zuckerberg seguiva un suo discorso sulla comunicazione tenuto qualche settimana prima, in cui esprimeva sua una particolare visione del concetto di libertà di espressione già utilizzata in precedenza da Elon Musk: qualsiasi tentativo di limitare la diffusione di informazioni false è, nei fatti, un tentativo di censura e di imposizione di un pensiero unico.
Il nuovo corso dei social dell’universo Meta (Facebook e Instagram tra i maggiori) prevede anche una ritrovata centralità per le notizie politiche, in precedenza passate relativamente in sordina a favore di quelle di intrattenimento: «Torneremo alle nostre radici concentrandoci nel ridurre gli errori degli algoritmi, semplificare le nostre linee guida e ripristinare la libertà di espressione nelle nostre piattaforme».
Si apre così il video del CEO di Meta Mark Zuckerberg, il quale ha dettagliato tutte le novità che saranno implementate. In primo luogo, «ci libereremo dei fact-checkers e li rimpiazzeremo con le Note della Community simili a X, partendo dagli Stati Uniti», ha spiegato, aggiungendo che dopo l’elezione di Trump nel 2016 i fact-checkers si sono dimostrati «troppo politicamente orientati, distruggendo più fiducia di ….
di Adriano Manna
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