Il ministro dell’interno italiano Angelino Alfano ha riferito alla camera che il ricollocamento riguarderà i richiedenti asilo arrivati in Italia tra il 16 settembre 2015 e il 7 settembre 2017, cioè nel periodo di due anni indicato dal Consiglio europeo. Potrà però riguardare anche quelli arrivati in Italia dal 15 agosto di quest’anno a condizione che abbiano fatto domanda per il riconoscimento della protezione internazionale.
A Lampedusa. In realtà sull’isola siciliana quasi nulla è cambiato nelle procedure usate per registrare i migranti: sono identificati grazie al fotosegnalamento e alla rilevazione delle impronte digitali, e sono sottoposti a un controllo sanitario, come succedeva in precedenza. Tutto questo entro quarantotto ore dall’arrivo. Queste operazioni sono ancora svolte da personale italiano, con la differenza che ora sono controllate da funzionari dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) e dell’Europol presenti sul posto, che però non hanno autorità di intervento.
Il contributo dell’Onu, l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) fornisce supporto ai funzionari Easo nel dare le informazioni legali ai migranti in arrivo. Il personale dell’Unhcr è presente a Lampedusa già dal 2006 e con l’attuazione delle nuove regole l’agenzia lavorerà anche negli altri hotspot e nei centri di accoglienza dove i richiedenti asilo saranno ospitati in attesa di ricevere una risposta alla loro domanda. Nei futuri hotspot Trapani, Pozzallo, Taranto, Porto Empedocle più altri mobili su piattaforme galleggianti. Su ciascuno di essi personale con formazione giuridica, che spieghi ai migranti il funzionamento del piano di ricollocamento nei paesi dell’Unione europea oltre ai loro diritti e ai loro obblighi di richiedenti asilo.
Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per l’Italia, ha detto che il programma di ricollocamento è “un primo passo positivo” per risolvere la crisi attuale. Tuttavia, per Sami è fondamentale che le informazioni siano fornite in modo chiaro ai migranti, grazie al lavoro di mediatori culturali e a materiale stampato in varie lingue, affinché le nuove misure abbiano successo. Inoltre, è necessario che le condizioni di prima accoglienza siano appropriate in modo da incentivare le persone ad aderire al programma di ricollocamento.
Registrare tutti i migranti potrebbe essere complicato. Le forze dell’ordine italiane potrebbero non avere gli strumenti sufficienti per gestire la situazione, come ha detto il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco. Secondo Falco, la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia, rifiuta di farsi identificare perché vuole raggiungere altri paesi dell’Unione e le autorità italiane non possono fare altro che lasciarli andare dopo quarantotto ore dall’arrivo, perché questo prevede la legge. Inoltre non ci sono abbastanza strumenti per la detenzione e la conseguente espulsione di chi rifiuta di farsi registrare. Il processo d’identificazione, per Falco, è molto lungo, “in un’ora si riescono a registrare sei o sette persone”, anche per questo gestire la registrazione di centinaia di persone arrivate sul territorio italiano non sarà un processo semplice.
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