Unico grande interprete de “Il Pellegrino” - scritto e diretto dal pluripremiato Pierpaolo Palladino - Massimo Wertmuller porta in scena la storia romanzata di un personaggio tanto scettico e ironico (quanto inquieto), della Roma di oltre un secolo fa, il vetturino Ninetto, al servizio del cardinale Caracciolo alto prelato reazionario. Ma il pragmatismo dialettale di Ninetto viene scosso dall’arrivo di un giovane pellegrino: il giovanotto conte Enrico, nipote del monsignore, che era ricercato dalla polizia austriaca. Inviato da Milano nella città eterna affinché lo zio possa tenerlo al riparo dai guai. Il nobile, infatti, era ebbro di ideali rivoluzionari che però non riusciranno a preservarlo da un difficile amore per l’ammaliante Paolina Borghese.
La Roma del tempo viene ‘dipinta’ attraverso i pensieri e gli incontri di Ninetto, quando il prelato lo incarica di stare vicino a suo nipote, servirlo e controllare i suoi contatti nella città, essendo il giovane di chiare idee carbonare e quindi inaffidabile.
Erano gli anni nei quali gli echi della rivoluzione francese impegnavano in una dura prova il papato di Pio VII. “Sì, sì lo so me l’hai sempre detto: a fasse l’affari propri se campa cent’anni. Ma mo’ io me chiedo, dimme ‘n po’, gli affari propri quali so’?” È questo l’interrogativo che il vetturino si pone nella vita passata in silenzio continuando a guardare altrove, sforzandosi di distogliere lo sguardo dalle miserie, dalle ingiustizie e dai soprusi di un regime che mirava sempre più a soffocare ogni velleità di cambiamento.
Spettacolo divertente e di grande forza emotiva, “Il Pellegrino” è un monologo con diverse inflessioni di voci che esaltano le capacità artistiche di quello strepitoso attore Massimo Wertmuller, che per 90 minuti affabula gli spettatori, dando voce e anima a tutti i 26 personaggi della storia, senza mai scivolare nella macchietta.
L’opera, con una scenografia essenziale composta soltanto da una sedia, ha un percorso musicale suggestivo. Suonato dal vivo, diretto da Pino Cangialosi, è eseguito da Fabio Battistelli (clarinetto) e Pino Cangialosi (fagotto e percussioni). È un percorso, molto soft, che sostiene e accompagna la forza dei dialoghi di piazze, strade, ambienti e palazzi del tempo con gli spaccati di vita quotidiana messi in scena dall’interprete.
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