Il rastrellamento del Quadraro fu un'operazione militare tedesca effettuata il 17 aprile del 1944 ai danni della popolazione del quartiere situato alla periferia sud di Roma, lungo la via Tuscolana (prima di Cinecittà) durante la seconda guerra mondiale.
Quel quartiere popolare era ben noto come covo di partigiani, di renitenti alla leva, di sabotatori e di oppositori al regime. Le truppe tedesche dapprima assediarono il quartiere e, dopo un rastrellamento, deportarono – secondo alcune fonti – 947 uomini nei campi di Fossoli e poi nei campi di di concentramento in Germania.
I tedeschi progettarono inizialmente l'eliminazione dei prigionieri, ripiegando successivamente sulla loro deportazione in Germania. Questi prigionieri, trasformati in “lavoratori volontari”, furono ricordati successivamente come “gli schiavi di Hitler.
Ciò che fece crescere la tensione nel rapporto tra la popolazione romana e gli occupanti fu, oltre che all'inasprimento dei metodi repressivi da parte delle truppe tedesche, la sempre più forte paura di una escalation della guerra con l’imminente arrivo degli alleati e la carenza di viveri, visto che i bombardamenti degli alleati avevano obbligato i tedeschi ad usare principalmente il trasporto su gomma per il trasporto delle merci.
Il 31 marzo fu presa una misura drastica per indebolire tutte quelle frange ribelli disseminate nelle periferie romane. Il comando tedesco anticipava l'ora del coprifuoco alle 16,00 agli abitanti dei quartieri Quadraro, Torpignattara, Centocelle e Quarticciolo. In effetti proprio in quel periodo il susseguirsi di sommosse e ribellioni da parte della popolazione romana, esasperata dalla propria condizione di vita, si verificò quasi all’ordine del giorno.
Ma molto probabilmente la goccia che fece traboccare il vaso fu un clamoroso episodio avvenuto il 10 aprile in una trattoria di Cinecittà (la trattoria di Gigietto in via Calpurnio Fiamma). Nel pomeriggio del lunedì di Pasqua, Giuseppe Albano detto il "gobbo del Quarticciolo" assalì con la sua banda alcuni soldati tedeschi. Tre di questi vennero freddati a bruciapelo, provocando l'ira del comando tedesco a Roma.
Kappler, deciso nel voler dare un'altra lezione al popolo romano, dopo quella delle fosse Ardeatine del 24 marzo, organizza, in tutta segretezza il piano Unternehmen Walfisch (in italiano Operazione Balena): un piano che prevedeva il rastrellamento, che verrà eseguito la mattina del 17 aprile, e la deportazione in Germania della popolazione del Quadraro, quartiere alle porte di Roma
Per portare a compimento l’operazione, Kappler impiegò un imponente schieramento di uomini e mezzi. Questo fu dovuto al fatto che le strade del Quadraro erano sicure per i suoi abitanti, al punto che vi si poteva circolare liberamente senza il timore di incontrare dei soldati tedeschi o qualche fascista, ma nessuno poteva essere sprovveduto da addentrarsi per quelle vie, che ad ogni angolo potevano nascondere un partigiano.
Il rastrellamento
Il 17 aprile, verso le 4 del mattino, le truppe tedesche circondarono l'intero quartiere, bloccando ogni via di accesso e di uscita. Successivamente i soldati, guidati da Kappler, coadiuvati dalla Gestapo, dalle SS e dalla Banda Koch, iniziarono le perquisizioni, passando al setaccio il quartiere casa per casa. L'operazione venne giustificata come un atto che sarebbe servito per “reclutare” mano d'opera per la Wehrmacht. Solo successivamente, il console tedesco Möllhausen scriverà in un suo memoriale che in realtà si trattò di un atto militare di polizia e controguerriglia, sostenuto per distruggere le frange ribelli che da tempo si annidavano al Quadraro.
Le circa 2000 persone rastrellate durante la mattinata (tutti uomini tra i diciannove e i cinquanta anni) furono portate al cinema Quadraro per essere schedati. Dopo ore di attesa, ammassati e trattati come bestie, vennero caricati su dei camion e portati a Cinecittà, per la selezione. Alcuni riuscirono a fuggire e molti tra gli scartati vennero arrestati.
I familiari che si accalcavano davanti ai cancelli, furono brutalmente respinti dalla polizia fascista, mentre il parroco della chiesa Santa Maria del Buon Consiglio, Gioacchino Rey, si adoperava per aiutare gli sfortunati, procurandosi viveri, abiti e raccogliendo dei biglietti di conforto e di consiglio da portare ai prigionieri, ma quando chiese di poter conferire con un ufficiale per invocare clemenza, venne colpito al volto senza ritegno da un soldato tedesco.
La deportazione
Le circa mille persone reclutate dopo la selezione effettuata furono divise in quattro gruppi e portate il giorno stesso con dei camion a Grottarossa. Da lì, in treno fino a Terni e pochi giorni dopo di nuovo trasferite al campo di transito di Fossoli (Carpi). L'esperienza di Fossoli, fu solo l'inizio di un lungo periodo di agonie e sofferenze: il 24 giugno, i rastrellati del Quadraro furono arruolati come “operai italiani volontari per la Germania” e deportati in Germania e in Polonia, costretti a lavorare nei campi di concentramento.
Molti di loro non sopravvissero all'arrivo degli Americani. Dei deportati solo la metà tornò al Quadraro.
Il 17 aprile 2004, il Municipio X di Roma, nel cui territorio ricade il Quadraro, è stato insignito della Medaglia d'Oro al Valor Civile.
«Centro dei più attivi e organizzati dell'antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L'operazione, scattata all'alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all'oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio.»
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