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Del seguente articolo:

Gennaio-Maggio/2017 -
La strada difficile della ricostruzione
Terremoto, consegnate le prime casette di legno agli sfollati di Norcia
Giulia Nemiz Gregory

Sono state consegnate le prime 18 casette di legno a San Pellegrino di Norcia. Si tratta delle prime abitazioni completate nell'intera area del Centro Italia colpita dal sisma. Il sindaco Nicola Alemanno ha consegnato le chiavi degli alloggi alle famiglie aventi diritto a seguito della scossa del 24 agosto scorso. Emozione e lacrime sui volti delle persone che hanno potuto prendere possesso delle abitazioni dotate di ogni confort: all'interno sono completamente arredate con stoviglie, asciugamani, biancheria e pentole.
“Questo è il risultato dello sforzo di cinque mesi difficili, ma è anche la risposta migliore che lo Stato potesse dare, oggi possiamo dire che le istituzioni qui hanno lavorato come meglio non si potesse, nonostante le tante difficoltà” ha detto il sindaco Alemanno.
Al taglio del nastro ha partecipato anche l'Assessore della Regione Umbria Fernanda Cecchini che ha voluto sottolineare ancora che “Lo Stato c'è e continuerà ad esserci, restando al fianco di questa gente”
I destinatari delle 18 casette - di 60 e 40 metri quadrati - potranno definitivamente abitarvi..
Sempre per far fronte alle conseguenze della scossa di agosto, il Comune di Norcia, come come aveva già assicurato dall’assessore Giuseppina Perla - consegnerà altre 20 casette appena fuori le mura della città, mentre servirà ancora del tempoper ultimare i 63 alloggi che sono in via di realizzazione nella zona industriale. Successivamente si comincerà a lavorare per far fronte all'emergenza abitativa emersa dopo la seconda ondata di cosse del 26 ottobre e soprattutto, dopo quella del 30, che ha registrato 6.5 di magnitudo.
Questa una prima valutazione numerica della case in via di consegna o appena consegnate agli sfollati di Norcia. Piccoli numeri, a fronte di esigenze immense. Una soluzione immediata non è ancora pronta e le prospettive sono difficili. Basta infatti affacciarsi su una strada centrale dove, sin dalle prime scosse è attivo uno dei presidi della Protezione Civile: lungo questa via, che attraversa il cuore del paese, ancora cumuli di detriti e calcinacci tra case diroccate. “Le macerie sono ancora tutte lì”, mormora un abitante, sconsolato. La gente, qui a Norcia, a sei mesi dal sisma è ormai svuotata, senza alcuna speranza concreta. Vuole solo sfogarsi e denunciare il proprio stato di abbandono. Un altro cittadino, un imprenditore che aveva un piccolo agriturismo, con annessa stalla e animali, racconta che, per rivendere il latte che aveva accumulato prima del terremoto, aveva semplicemente chiesto all’amministrazione che liberassero dalle macerie la strada che porta al suo agriturismo, che non è nella zona rossa. Neanche una risposta. Alla fine ha dovuto provvedervi da solo. La costruzione di un altro tipo di casette viene dalla cittadina di Concordia, nel Modenese, una delle zone che anni fa fu colpita da un altro sisma e che adesso si mobilita a sua volta per il cuore dell’Italia ferito.
C’è ancora da capire bene, inoltre, come verrà gestita la fase di passaggio dall’emergenza alla ricostruzione e come verranno alloggiati gli abitanti senza casa. Allo studio c’è anche il cosiddetto modello “Map”, e cioè quello dei Moduli Abitativi Provvisori, che a L’Aquila hanno dato rifugio a centinaia di famiglie; strutture che si dice siano pronte a disposizione dei terremotati reatini e marchigiani. Si cerca, però, di rendere la costruzione di queste “mini città provvisorie”, più confortevoli e meno ghettizzate.
Sul fronte di altri inevitabili problemi burocratici, invece, difficile e per certi versi assurda la vicenda di alcune delle case destinate agli sfollati. Le norme da rispettare - in altre zone diverse da quelle delle casette già consegnate agli aventi diritto - potrebbero davvero essere un ostacolo alla velocità delle realizzazioni.
Dopo il tragico giorno del terremoto, a coloro che hanno subito danni non recuperabili, erano state infatti donate piccole costruzioni in legno o simili, per dare un tetto a chi non aveva più una casa. Fin qui tutto bene. Il problema, però, è giunto al momento del loro montaggio: alcune delle piccole costruzioni potrebbero incorrere in un abuso edilizio. Quel tipo di strutture (fisse) costituirebbe infatti una violazione del piano regolatore e, le uniche deroghe che possono essere concesse, sono relative solo per le strutture su ruote come ad esempio, roulotte e camper. L'unico modo per permettere il montaggio di tutte le casette e consentire loro di essere in linea con i regolamenti, sarebbe quello di approvare delle varianti al piano regolatore dei comuni interessati. Ma la strada sarebbe lunga.


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