Per inquinamento s’intende qualsiasi alterazione dell’ambiente naturale causata dall’uomo. Esso costituisce un grave pericolo in quanto molte volte è fonte di danni irreparabili alla salute.
Spesso siamo portati a pensare che quello dell’inquinamento sia un problema che riguarda solo la civiltà moderna, ma in realtà, come abbiamo già visto, anche nei secoli passati l’uomo ha fatto la sua parte per danneggiare l’ambiente, arrivando alle condizioni in cui si vive al giorno d’oggi: tutti i giorni la televisione ed i giornali ci forniscono notizie allarmanti. Sono ormai note le cappe di smog che ricoprono le città, le acque sporche dei fiumi e le macchie scure di petrolio che minacciano le spiagge.
L’uso di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura deteriora profondamente il terreno e ne altera gli equilibri naturali. L’azione di questi prodotti chimici è di estrema gravità in quanto, infiltrandosi nel terreno, inquinano l’acqua delle sorgenti, dei fiumi, dei laghi e del mare, ed inoltre, se ingeriti dagli animali o assorbiti dai prodotti agricoli, giungono per strade diverse fino all’uomo.
Un esempio del grave danno procurato dall’inquinamento delle acque, è il fenomeno dell’eutrofizzazione. In alcune zone costiere l’eccessiva presenza di sostanze nutrienti, come l’azoto e il fosforo, favorisce la crescita incontrollata di certe specie vegetali acquatiche. L’alterazione degli equilibri, in questo caso, è determinata dai fiumi che portano acque inquinate dagli scarichi urbani. Se l’acqua del mare non è soggetta a correnti che disperdono in mare aperto gli elementi inquinanti, questi si concentrano in uno spazio limitato in prossimità della costa favorendo un’eccessiva espansione delle alghe, le quali, a loro volta, si decompongono per l’azione di batteri e consumano tanto ossigeno da non consentire la vita dei pesci.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, le sue cause sono da ricercare nei processi di combustione che avvengono quotidianamente, soprattutto nelle città. Oltre al traffico caotico che intasa le strade e le piazze, le città sono minacciate dallo smog che rende l’aria irrespirabile. Ciminiere di fabbriche, camini dei riscaldamenti, tubi di scappamento delle auto scaricano nell’atmosfera polveri e sostanze tossiche, quali il monossido di carbonio e il biossido di azoto, che provocano malattie respiratorie soprattutto nei soggetti a rischio: bambini, anziani, convalescenti. Strettamente collegato al traffico automobilistico è l’inquinamento da piombo e da benzene (o benzolo), causato dalla combustione della benzina. Il piombo si accumula lentamente nell’organismo umano intossicando il fegato e il sistema nervoso, mentre il benzene è fortemente sospettato di essere uno dei fattori che producono la leucemia.
Le fonti dell’inquinamento delle acque sono, invece, diverse. Prendiamo in considerazione l’inquinamento domestico, derivante dagli scarichi fognari che contengono prevalentemente sostanze organiche o residui di detersivi non biodegradabili; segue l’inquinamento causato dall’uso di pesticidi e concimi chimici in agricoltura. Queste sostanze, se arrivano a contaminare le acque potabili, possono avere effetti gravissimi sulla salute dell’uomo.
Tutti questi diversi fattori inquinanti rendono i corsi d’acqua, i laghi, il mare sempre meno ricchi di vita, l’aria irrespirabile, ed è sempre l’uomo a correre i rischi più gravi.
L'inquinamento ambientale è al centro delle attenzioni di tutti quegli ambientalisti che si occupano soprattutto della difesa dell'ambiente in cui vivono, con una posizione quindi molto concreta. Purtroppo nel variegato popolo di chi rende prioritaria la difesa dell'ambiente in cui vive la personalità del pauroso è sicuramente molto ben rappresentata.
Il timore di ogni innovazione tecnologica e delle sue ricadute (l'inquinamento atmosferico è per esempio una ricaduta della diffusione di auto, riscaldamenti, processi industriali ecc.) è spesso sovrastimato e si preferisce la fuga rappresentata dal principio di precauzione piuttosto che un esame oggettivo dei pro e dei contro.
Qual è la reale priorità che dobbiamo dare all'inquinamento ambientale? Il famoso oncologo Veronesi ha "banalizzato" i rischi da inquinamento, parlando di un'incidenza del solo 4% nelle forme tumorali. Contro questo dato sono insorti gli ambientalisti più radicali, sostenendo che ci sono prove inoppugnabili che l'inquinamento ambientale miete vittime a destra e a manca. Prima di commentare la posizione di Veronesi, sono opportune un paio di premesse.
Se rileggiamo l'elenco di incoerenze tipiche dell'ambientalista di comodo, non possiamo non capire che l'inquinamento ambientale è colpa di tutti.
È facile parlare di soluzioni, ma proviamo a pensare a quelle non demagogiche (cioè che risolvano veramente qualcosa senza limitarsi a migliorare la situazione dello 0,1%!) come l'eliminazione delle auto, dei riscaldamenti, dell'uso dei condizionatori, dello spostamento delle fabbriche in luoghi extraurbani (ma poi si lamenterà chi abita in campagna!) ecc. Si è sicuramente favorevoli alla limitazione dell'auto se non la si usa massicciamente, ma poi lo si sarebbe nello spegnere il proprio riscaldamento per un paio di giorni alla settimana? Si è favorevoli alla costruzione di una discarica per ospitare i rifiuti, ma "naturalmente" non deve essere vicino a casa nostra!
Un altro dato inconfutabile è che l'inquinamento è proporzionale alla densità della popolazione. Infatti se in Italia gli abitanti fossero un decimo probabilmente l'inquinamento ambientale riguarderebbe al massimo le due, tre città più grandi.
Anche l'inquinamento è un problema di antropentropia. Le due premesse spiegano perché la soluzione dell'inquinamento non è banale e chi la banalizza è sicuramente in malafede o è un integralista: infatti l'inquinamento ambientale è un contro conseguenza di molti pro. Pretendere di costringere la popolazione a rinunciare a priori a tutti i pro perché ci sono dei contro è abbastanza autoritario. In sostanza si tratta di far sì che un atteggiamento pauroso ("può far male, eliminiamolo!") prevalga su un esame oggettivo della situazione.
È ora però di ritornare alle affermazioni di Veronesi e alla spiegazione della loro correttezza.
Da dati ufficiali (fra l'altro sostenuti anche dagli ambientalisti) l'inquinamento provoca una diminuzione della vita media al più di un anno. Tale dato è molto realistico ed è coerente con il fatto che non esiste nessuna zona italiana con una vita media palesemente superiore a quella nazionale, zona in cui l'eventuale aumento potrebbe essere attribuito alla mancanza di inquinamento.
Dato per buono il dato di un anno, si scopre subito che il problema esiste, ma è decisamente inferiore ad altri problemi salutistici.
Fumo, alcol, sovrappeso, stili di vita sbagliati accorciano la vita media molto di più dell'inquinamento ambientale. Il fumo per esempio incide per un fattore dieci volte maggiore sulla riduzione della vita media e tale indice sale ulteriormente per i grandi fumatori. È pertanto assurdo l'ambientalista che si preoccupa di abbassare le polveri sottili ed è fumatore; idem di quello che non si preoccupa dell'alimentazione e così non sa nemmeno che nella gran parte dei salumi sono contenuti conservanti (nitriti e nitrati) sicuramente cancerogeni. Né ha pregio la considerazione che l'inquinamento è un fatto sociale, mentre il fumo o il sovrappeso sono fatti personali perché i costi delle cure a chi ha stili di vita errati ricadono su tutta la comunità.
A fronte di queste riflessioni: il problema dell'inquinamento ambientale è serio, ma deve essere visto in una globale politica di ottimizzazione delle risorse energetiche e in una globale politica di limitazione dell'antropentropia.
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