Il Capo della Polizia Franco Gabrielli, dopo che il Presidente della Repubblica Mattarella il 16 marzo ha deposto la Corona sulla lapide in via Fani nel quarantennale dell’eccidio della scorta degli uomini che accompagnavano Aldo Moro dalla sua abitazione a Monte Mario alla Camera, parlando a braccio davanti ai familiari delle vittime, ha detto:
“Stiamo subendo una sorta di perversione: paradossalmente si confondono i ruoli, si confondono le posizioni: in questi giorni in cui si sta rievocando nel quarantennale la memoria di quei momenti, abbiamo subito l’oltraggio di vedere in tv dei sottopancia nei quali si legge ‘dirigente della colonna romana delle brigate rosse’. Io credo che le parole debbano avere un peso e un significato e quindi dobbiamo valutare chi stava da una parte, chi stava dall’altra. Chi stava dalla parte giusta ha perduto la vita nel nome di quegli ideali e di quei valori che questi delinquenti immaginavano di poter e di dover sovvertire. Io credo che mai come in queste vicende un linguaggio di verità e di chiarezza debba essere fatto”.
“Questi signori, queste signore, erano delinquenti due volte perché non solo uccidevano, non solo rapinavano, non solo privavano gli affetti di mogli, di figli, di padri, di madri ma, cercavano in una logica di morte, di sovvertire le Istituzioni democratiche del nostro Paese. Quelle Istituzioni che nella Resistenza, e grazie alla Resistenza, questi signori volevano sovvertire”.
Oggi noi con forza – ha proseguito il Capo della Polizia – stiamo ricordando i nostri colleghi e mi fa piacere farlo, “anche in una sorta di ideale comunanza tra colleghi dell’Arma e della Polizia di Stato, le due Forze di Polizia che nel Paese hanno pagato il tributo di sangue più grande nella lotta al terrorismo come nella lotta alla criminalità organizzata. Loro sì stavano dalla parte giusta mentre gli altri stavano dalla parte sbagliata. Oggi, riproporli in asettici studi televisivi come se stessero discettando della quintessenza della verità rivelata , credo che sia un oltraggio per tutti noi, ma soprattutto per chi ha dato la vita, ha dato il sangue per il Paese.”
Anche il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, nello stesso giorno, si è dichiarato d’accordo con il Capo della Polizia e ha sottolineato che è sempre necessario saper mettere una distanza critica: "sì alle interviste, no a legittimare i brigatisti - ha detto - e anche quando si utilizza la testimonianza di un protagonista negativo di una stagione della storia, si deve porre un contraddittorio e non consentire una nuova legittimazione di comportamenti che il nostro Paese ha saputo respingere".
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