Musa ispiratrice d’eccellenza per tutte le arti figurative, la danza è uno degli argomenti più entusiasmanti nelle riprese fotografiche, tutt’altro che semplici da realizzarsi per i non addetti ai lavori ed in alcuni casi anche per i pochi professionisti specializzati nel settore. Per meglio parlare della foto di danza
L’argomento danza in fotografia racchiude aspetti diversi, non decisamente immediati. La finalità della foto di un danzatore cioè cosa se ne debba fare, non va mai persa di vista. Foto di scena, ritratto in posa e reportagistico o pura ricerca personale sono alcune delle ragioni più ovvie che portano a puntare la fotocamera contro una persona che balla. Continuando nella ricerca di ulteriori altre finalità citiamo divulgazione, commissione di lavoro, didattica, diritto di cronaca, espressione, nelle dovute varianti dovute a professionismo o ad attività dilettantistica. Le foto devono avere tagli e contenuti diversi in maniera da assolvere finalità preposte.
Di ricerca si potrebbe parlare a lungo, cercando nei trend artistici le motivazioni con derivanti tecniche, spesso originali e soggettive. Lo studio artistico del corpo di un ballerino impegnato nel tradurre in movimento la musica, avente scopi iconografici, è nato quasi contemporaneamente alla fotografia. Lo stesso Edgar Degas, il maestro impressionista noto come il pittore delle ballerine, inizialmente molto scettico, iniziò ad usare a fine Ottocento l’appena nato dagherrotipo per ritrarre vari passaggi delle danzatrici in posizioni diverse. L’osservazione delle stampe portò Degas a modificare il proprio modo di dipingere così in maturità artistica, si impegnò nella rappresentazione del movimento oltre a quella del carattere delle danzatrici.
Tornando alla foto-arte attuale, è sufficiente una rapida ricerca on line per vedere riproduzioni di movimenti di danza sintetizzati in unica immagine, creati con mossi voluti, sequenze, strobo-flash che insieme ad altre tecniche possono essere funzionali alla costruzione del messaggio ricercato. Le foto che servono per il reportage, tenendo presenti anche in questo caso le differenze richieste dalle varie destinazioni d’uso del materiale realizzato, non sempre hanno pretese prettamente tecniche. Una buona posizione dell’etoile sul palco con elementi riconducibili ad un dato evento, in luce e col viso ben riconoscibile, è normalmente ciò che serve ad un quotidiano per supportare l’articolo e nel caso di spazio-pagina generoso ad esso dedicato, la foto che lo accompagnerà sarà di dimensioni maggiori e potrà quindi illustrare anche un momento danzante o finale dell’intero corpo di ballo dello spettacolo. Diversa è la condizione nei magazine ove, una o più pagine, consentono l’inserimento di più immagini che possono andare dalle foto tecniche, ai ringraziamenti finali, ai momenti delle prove, ai particolari ed in alcuni casi, anche qualche pennellata di colore propria di bei mossi voluti, potrebbe ben completare l’articolo.
La fotografia tecnica
Gli aspetti propri di questa specializzazione fotografica sono molti e piuttosto complessi. Partiamo dai presupposti della foto di scena teatrale, già trattata nella propria genericità dalla nostra rivista che riproponiamo per sommi capi, a favore di quanti non abbiano preso visione del precedente articolo.
Il colore della luce.
Il palcoscenico del teatro è un ambiente asettico dalle pareti nere che ben si prestano ad accogliere, senza condizionare, gli oggetti, i fondali e le luci costituenti le scenografie. L’illuminazione nei teatri di buon livello è garantita da lampade, posizionate rispetto alla scena, frontalmente, lateralmente, in alto, in basso e dietro, in modo da poter garantire ambientazioni d’ogni genere. Nella maggior parte dei casi si tratta di fari direzionali sebbene siano sempre disponibili anche fonti luminose più morbide. Le lampade impiegate sono di genere diverso, ad incandescenza o a scarica, come pure diverse sono le temperature delle luci da esse proiettate . Le colorazioni variano poi con l’uso di gelatine di vari colori applicabili alle lampade, allo scopo di cambiarne le tonalità cromatiche della luce. Quanto brevemente detto può essere approfondito nella manualistica della tecnica di scena e per il fotografo di teatro, è utile averne cognizione nel proprio bagaglio culturale. La luce influenza, insieme ai colori che la riflettono, le dominanti delle foto conferendo loro carattere e personalità ma non sempre senza problemi come nel caso nel caso di scene illuminate in rosso ed in giallo, tonalità queste in grado di compromettere l’esposizione che riporterà, nella maggior parte dei casi, dei gap allucinanti in foto ingiustificabili, con dettagli poco leggibili tanto nelle alte luci quanto nelle ombre. In questi casi limite le soluzioni sono poche se non inesistenti e sarà pertanto utile costruire il servizio basandolo principalmente su altre scene. Nei casi di più facile accessibilità, le temperature colore variano comunque in maniera proporzionale al prevalere del tipo di lampade ed il white balance delle fotocamere riesce a limitare i problemi permettendo di rispettare in foto i colori scelti dalla regia. Il bilanciamento automatico, in oltre, è quello da preferire nella maggior parte dei casi per il frequente variare dell’illuminazione durante lo spettacolo, perfino tra una parte e l’altra della stessa scena. Verifiche empiriche al display, suggeriscono poi quando sia necessario cambiare modalità di controllo del parametro in questione, passando alla compensazione dell’incandescenza, della fluorescenza o dei gradi Kelvin (K°), regolando fino a risultato soddisfacente. E’ sconsigliabile la pre-misurazione, in grado di soddisfare solo condizioni assai contenute.
Regolazione dell’esposizione.
L’esposimetro della fotocamera misura la luce riflessa dai soggetti e malgrado la sofisticatezza tecnologica attuale, capace di consentire analisi selettive del campo inquadrato, le letture riportate potrebbero non essere pienamente attendibili. E’ il caso di soggetto bianco su sfondo nero o viceversa, dove l’esperienza del fotografo integrerà con le sovra o sottoesposizioni necessarie i dati esposimetrici rilevati. Pochissimi problemi emergono nel caso di ambientazioni in luce diffusa equamente sulla scena mentre nel caso di illuminazioni di contrasto, dall’alto, da dietro o laterali che siano, l’esposizione deve basarsi sulle alte luci e mai toccare le ombre, da lasciarsi come da progetto di regia e per prevenire sovraesposizioni irrecuperabili. La lettura esposimetrica da preferirsi è in modalità semispot per prendere in considerazione la sola parte d’inquadratura desiderata.
Il ballerino
La danza è una disciplina scindibile, per grandi linee, in Classica e Moderna. Nessuna ulteriore descrizione serve per la prima mentre per l’altra, è forse bene aggiungere che comprende molti stili di cui citiamo solo alcuni dei più noti come Contemporaneo, Funk, Jazz, Hip-hop ed i balli di coppia. Stili diversi spesso richiedono attenzioni differenti nello scatto, ferme restando alcune norme universali come non tagliare le estremità di piedi e mani, evitare il mosso accidentale, il fuori fuoco del primo piano prospettico, distorsioni dovute a scatti da vicino con grandangolari. Ritratti con occhi chiusi sono plausibili solo se coerenti con le esigenze recitative.
Condizione indispensabile per chi fotografa la Danza Classica è possedere una buona conoscenza dei fondamentali statici e dinamici per poterli riproporre come la disciplina impone e, quasi strano a dirsi, buon orecchio musicale. Pose e movimenti codificati, inframmezzati da momenti mimico-recitativi, sono gli elementi che compongono le coreografie ed i protagonisti passano dall’uno all’altro elemento secondo copione. Le pose sono figure statiche di grande impatto che il ballerino con specifiche contrazioni dei muscoli, tiene per qualche secondo. Fotografare questo genere di elemento non presenta particolari difficoltà per il protrarsi dei tempi esecutivi ma particolare attenzione va dedicata alla posizione del corpo che, soprattutto negli arti, deve essere perfetta, esattamente come richiesto dalla disciplina. Assai più complesso è il discorso fotografando i movimenti da rendere nell’immagine tecnicamente perfetti come per il precedente caso. Il fotografo che conosce la danza deve saper distinguere le fasi preparatorie e transitorie da quelle di esecuzione tecnica sulle quali focalizzare lo scatto. Si tratta di salti in forma diversa, di pirouette, di slanci degli arti inferiori nelle varie direzioni che devono essere fermati nel momento morto, coincidente con la corretta forma esecutiva. Il momento culminante deve essere prevenuto, anticipando di qualche istante il click, considerando i tempi di risposta del pulsante di scatto. Il ballerino va sempre mantenuto nell’inquadratura spostando la fotocamera, senza distogliere l’attenzione dalla musica di cui, accenti e pause impongono al danzatore movimenti veloci o stop. Uno altro aiuto per sapere quando scattare è assistere alle prove, durante le quali è possibile memorizzare i momenti coreograficamente più interessanti ed, essendovi in quel contesto, estrema libertà di movimento in teatro rispetto allo spettacolo, è più facile assicurarsi qualche scatto di buona qualità. La formazione del fotografo nello specifico, avviene con la lettura degli altrui prodotti, con lo studio della manualistica della danza e naturalmente per prove d’errore, forse condizioni quest’ultime, uniche ad accrescere l’istinto del cacciatore, necessario nella scelta dello shoot time. Fotografare un ballerino in movimento è poi cosa non sempre agevolata dalla luce, talvolta tanto scarsa sul palco da obbligare all’uso di tempi di scatto non brevissimi, non sempre sicuri. Alte sensibilità ed ottiche luminose sono d’obbligo sebbene per le prime, sia raccomandabile un uso parsimonioso per i buoni fini qualitativi dell’immagine. Il monopiede è accessorio pressoché indispensabile perché oltre ad aiutare nella prevenzione del mosso, consente il non affaticamento delle braccia nel sorreggere l’attrezzatura nelle fasi di ripresa non di breve durata. Le fotocamere attuali offrono diverse opzioni d’impostazione dell’autofocus, ormai capace di letture nel buio quasi totale e di incredibili possibilità di inseguire il soggetto, mantenendolo sempre a fuoco, nelle condizioni più disparate. Lo scatto singolo nella foto di danza è la modalità preferita dalla maggior parte dei fotografi di settore. La raffica, malgrado la velocità nella ripresa, non garantisce matematicamente la cattura della fase giusta oltre ad essere molto rumorosa. I meccanismi delle fotocamere risuonano nel silenzio della platea in maniera indiscreta, infastidendo pubblico ed artisti, al punto che anche lo scatto regolato in modalità silenziosa, dotazione degli apparecchi professionali, spesso non riesce a rispettare la discrezione dovuta allo spettacolo classico se non ulteriormente silenziato dalla custodia anti rumore, Camera Muzzle, meglio nota a molti come Blimp.
La danza moderna richiede attenzioni diverse, relative allo stile specifico ed anche per questa branca della disciplina rimane valida la regola del rispetto del silenzio. Nei frequenti casi di volume alto della musica, il rumore della raffica viene coperto e perciò tollerato anche in alcuni momenti dello spettacolo. La serie veloce degli scatti può servire per fermare almeno qualcuno dei veloci movimenti imprevedibili di alcuni stili come lo Hip-hop o il Jazz. Nel moderno non esistono fondamentali tecnici particolarmente rigidi tranne quelli di derivazione classica e pertanto è sufficiente evitare i movimenti di preparazione e transitori, in favore di quelli tecnici perfettamente puliti.
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