Nel "Giorno della Memoria” dedicato alle vittime del terrorismo si è svolta in Questura a Roma la cerimonia di commemorazione di tutti coloro che nei drammatici anni di piombo hanno perso la vita per difendere le Istituzioni e lo Stato democratico “Ricordare oggi queste vittime - ha detto il prefetto Tagliente - significa alimentare il senso dello Stato nel quale quei servitori hanno creduto e per il quale si sono battuti”.
All’evento, organizzato dalla Polizia di Stato, dall’Associazione degli insigniti al Merito della Repubblica (ANCRI) e dalle Associazioni “Memoria” e “ Vittime del Terrorismo”, hanno preso parte il Capo della Polizia Franco Gabrielli, il questore di Roma Guido Marino, il prefetto di Roma Paola Basilone, tanti dirigenti e operatori della Polizia di Stato, i rappresentanti delle altre Forze di Polizia e della società civile, ma soprattutto oltre 60 familiari delle vittime del terrorismo che in precedenza erano stati ricevuti al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
In particolare erano presenti i familiari di Claudio Graziosi, Guardia di P.S., assassinato dai NAP a Roma nel 1977; Giuseppe Ciotta, brigadiere di P.S. assassinato dalle Brigate combattenti a Torino nel 1977; Raffaele Iozzino, Guardia di P.S. assassinato dalle BR in via Fani nel 1978; Giulio Rivera, Guardia di P.S. assassinato in via Fani dalla BR nel 1978; Rosario Berardi, Maresciallo della P.S. assassinato dalle BR a Torino nel 1978; Lorenzo Cutugno, Agente di Custodia assassinato dalle B. R. a Torino nel 1978; Mariano Romiti, Maresciallo di P.S. assassinato a Roma dalle BR nel 1979; Pierino Ollanu, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR in piazza Nicosia nel 1979; Michele Granato, Appuntato di P.S. assassinato dalle BR a Roma nel 1979; Francesco Evangelista, Appuntato di P.S. assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Mario Amato, magistrato, assassinato dai NAR a Roma nel 1980; Enrico Rizziero Galvaligi, Generale dei carabinieri, assassinato a Roma 1980; Ciriaco Di Roma, Appuntato di P.S. assassinato dai NAR ad Acilia nel 1981; Sebastiano Vinci, vice Questore, assassinato a Roma dalle BR nel 1981; Luigi Carbone, Brigadiere della P.S. assassinato dalle BR a Torre del Greco nel 1981; Antonio Galluzzo, Agente della P.S. assassinato a Roma dai NAR nel 1982; Franco Sammarco, Agente della P.S. assassinato dai NAR nel 1982; Rolando Lanari, Agente di P.S. assassinato in via Prati di Papa dalle BR nel 1987; Lucio Terminiello, impiegato di banca, assassinato da un esponente della destra extraparlamentare a Milano ; Pietro Scrofana, Commissario Capo, morto nel corso di una manifestazione in Piazzale Clodio; Emilio Perondi, docente Universitario, morto a Fiesole.
La cerimonia, moderata dal prefetto Francesco Tagliente, si è aperta con la proiezione di un breve filmato dedicato ai caduti della Questura di Roma che, tra tutte le Istituzioni impegnate nella lotta al terrorismo, è stata quella che in assoluto ha pagato di più in termini di vite umane.
Aprendo gli interventi, il Questore Guido Marino ha ricordato quanto sia importante testimoniare la vicinanza ai familiari delle vittime del terrorismo e manifestare il dovuto rispetto a quelle persone che hanno rischiato la vita per sconfiggere il terrorismo in quegli anni cosiddetti “di piombo” e di strategia della tensione.
Dopo la proiezione di un video messaggio del presidente dell’associazione “Memoria” Mariella Magi Dionisi, che si è soffermata sulla sofferenza provata dai familiari delle vittime nel vedere alcuni terroristi salire in cattedra e pontificare, è stata la volta del presidente dell’ANCRI Tommaso Bove; lo stesso ha sottolineato l’importanza di una giornata per mantenere sempre viva la memoria delle Vittime del terrorismo, ma anche per esprimere la gratitudine a tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine che nei cosiddetti anni di piombo hanno strenuamente lottato, e vinto, contro il terrorismo a rischio ed a costo della loro stessa vita.
Ha preso poi la parola il presidente dell’Associazione europea Vittime del terrorismo Giovanni Berardi, figlio del maresciallo del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza Rosario Berardi, assassinato a Torino dalle BR nel 1978, che ha voluto sottolineare il disagio nel vedere terroristi intervistati e interpellati come opinionisti : “Con superficialità e macabro gusto – ha detto –alcune istituzioni e loro rappresentanti, con la complicità dei media, sono sempre pronti ad offrire visibilità e pulpiti delle stesse istituzioni che gli stessi terroristi un tempo vollero abbattere armi in pugno”.
Per sentire le riflessioni del mondo della comunicazione, in qualche modo tirati in ballo dalle riflessioni di Berardi, il prefetto Tagliente ha coinvolto nella discussione due grandi giornalisti come Andrea Nemiz, che per circa 35 anni ha documentato tutti i fatti di terrorismo avvenuti sul territorio nazionale per Agenzia Italia e Paolo Gambescia, un pezzo di storia della carta stampata (dal 1998 al 2005 è stato direttore dell’Unità, del Mattino e del Messaggero).
Andrea Nemiz proiettando delle immagini fotografiche dell’archivio dell’AGI con il titolo “Il dolore nelle stragi” ha parlato del rapporto media- familiari delle vittime del terrorismo sottolineando che “non di rado, i parenti delle vittime vengono coinvolti del tutto inconsapevolmente nelle foto, , solo da un punto di vista strettamente legato all’immediatezza delle riprese. Ciò – ha precisato - a causa di immagini di dolore in famiglia scattate, e poi pubblicate senza alcuna autorizzazione dai soggetti interessati”.
Paolo Gambescia, invece, rispondendo alla domanda su quale eredità ci hanno lasciato le vittime del terrorismo e gli uomini che, in quegli anni, hanno combattuto e battuto il terrorismo utilizzando gli strumenti giuridici della democrazia, ha detto che le vittime di quegli attentati ci hanno arricchito di quel patrimonio di sapere professionale e di cultura della sicurezza che consentono oggi all'Italia di poter essere considerata un esempio nella lotta al terrorismo e nella sfida alla deradicalizzazione. “Sicuramente –ha detto Gambescia- molti Paesi possono imparare dai poliziotti italiani che hanno avuto una drammatica esperienza storica nel contrastare fenomeni come il terrorismo degli anni ’70-’80 e la criminalità mafiosa”.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Capo della Polizia Franco Gabrielli articolato in diversi punti tra i quali:
- l’importanza delle celebrazioni del Giorno della Memoria, dedicato alle vittime del terrorismo con i familiari delle persone assassinate perché un conto è raccontare, un conto è ricordare, un altro conto è vivere l'assenza di chi ha lasciato la vita;
- una riflessione sul tributo in termini di numeri di vite umane pagato dal Paese per gli attentati terroristici dal 1979 al 1988;
- una considerazione critica su alcune dichiarazioni fatte recentemente in un convegno sulla tortura, in cui si asseriva da parte di un magistrato che la fine del terrorismo era stato dovuto in parte alla scelta del Viminale e delle Forze di Polizia di intraprendere la logica della tortura.
“Le vittime del terrorismo ci hanno lasciato una importante eredità” ha detto il prefetto Gabrielli: “tutti noi poliziotti dobbiamo molto della nostra attuale rispettabilità sociale proprio al sacrificio di questi colleghi che non ci sono più”.
A margine della cerimonia il presidente Tommaso Bove e il prefetto Francesco Tagliente hanno consegnato al Capo della Polizia, Cavaliere di Gran Croce OMRI la tessera di Socio Onorario dell’Associazione degli insigniti al Merito della Repubblica.
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