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Del seguente articolo:

Gennaio - Giugno/2019 -
La fame nel mondo, una stage silenziosa che travolge bambini, deboli, vecchi
Con solo 1 Euro al giorno si può salvare un bimbo dalla malnutrizione, affermano le organizzazioni umanitarie
Veronica Rodorigo

“Siamo riusciti a fuggire dalla violenza, ma non dalla fame. La fame non perdona”. Queste le prime parole di Rose Buya, ai soccorritori di una mamma e del suo piccolo agli assistenti della UNHCR “Siamo fuggiti dal Sud Sudan perché non riuscivamo più a procurare cibo per i nostri figli. Avevano talmente fame che si stavano ammalando. Ho visto morire tante persone di fame. Tantissimi bambini di pochi anni ma anche adulti e tanti anziani. Ecco perché abbiamo deciso di fuggire.”
Rose e la sua famiglia hanno trovato riparo nel campo rifugiati di Kakuma, in Kenya dove i bambini possono ricevere cure specifiche per la grave forma di malnutrizione di cui soffrono.
Una mamma nutre suo figlio con uno speciale cibo terapeutico. “Quando siamo arrivati qui mio figlio era malnutrito e in pericolo di vita. Era senza forze, non riusciva nemmeno a parlare o ad aprire la bocca per bere. Adesso gli parlo e mi risponde. Mi sembra un miracolo!”
La storia di Rose purtroppo non è un caso isolato. Con solo 1 Euro al giorno per dargli del cibo un bambino malnutrito può recuperare peso rapidamente. Con questo piccolo contributo sono tante le vite in pericolo che possono essere salvate.
Lavoriamo senza sosta per fornire ai civili acqua potabile, cibo e beni di prima necessità. Con l’aiuto dei nostri sostenitori possiamo garantire a queste persone un futuro. La fame nel mondo Quando si parla di “fame” nel mondo, non si può non pensare al cosiddetto “Terzo mondo”, cioè a quell’area geografica che non fa parte né dell’occidente industrializzato, dove l’economia è capitalistica e di mercato (Primo mondo), né di quell’area del cosiddetto “socialismo reale” (Secondo mondo), dove la produzione è pianificata dallo Stato e dove però in questi ultimi anni tale modello di sviluppo è entrato profondamente in crisi.
La fame nel Terzo mondo
Come tutti sanno, il “Terzo mondo” nel nostro secolo avrà l’80% della popolazione mondiale, che vivrà in condizioni poverissime: già oggi il debito di quest’area coll’estero supera di molto i mille mld di dollari. Tanto è vero che si parla anche di un “Quarto mondo”, quell’area cioè che comprende”rebbe i paesi più arretrati del “Terzo mondo” come ad esempio. Etiopia, Ciad, Tanzania, Bangladesh ecc..(“Terzo mondo” è stata una parola inventata da un giornalista francese nel 1952, in analogia con il ‘Terzo stato’ della Rivoluzione francese).
Che cosa è la fame
Quand’è che si può parlare di alimentazione insufficiente o di denutrizione? Il fabbisogno alimentare degli esseri umani viene espresso in calorie, e varia negli indiviui secondo la nloro età, il peso, sesso, salute, il lavoro, il clima, il metabolismo, le abitudini alimentari. Normalmente, un’alimentazione sufficiente deve garantire almeno 2.000 calorie al giorno.
Ebbene, si calcola oggi che nel mondo più di 1 mld e 300 mila persone (circa 1/3 della popolazione mondiale) ha un’alimentazione insufficiente. Secondo l’OMS, di questo 30% almeno sono 500 milioni coloro non dispongono neppure di 1500 calorie al giorno, per cui soffrono la fame assoluta.
Alcuni dati sulla fame nel mondo
Per non parlare del problema della sete. Le ultime ricerche fatte nel Terzo mondo indicano che in Africa circa il 75% della popolazione rurale non ha acqua potabile; in America latina sono il 77%; in Estremo oriente circa il 70%. In valori assoluti, sono più di 600 milioni le persone al mondo prive di acqua potabile.
Conseguenze della fame. Un’alimentazione insufficiente porta a: dimagrimento, apatia, debolezza muscolare, depressione del sistema nervoso, minor resistenza alle malattie, invecchiamento precoce, morte per inedia.
Queste conseguenze si manifestano soprattutto nei bambini, la cui mortalità nel Terzo mondo è altissima: ventre gonfio, magrezza, avvizzimento della pelle, apatia, ecc. Le malattie parassitarie e infettive colpiscono soprattutto i bambini non solo a causa della denutrizione, ma anche per le precarie condizioni igieniche (acqua inquinata, mancanza di fogne, ecc.). L’UNICEF ha calcolato che la causa principale di morte dei bambini fino a 5 anni è dovuta alla disidratazione conseguente alle diarree provocate da infezioni intestinali.
Riflessioni sul tema
Differenze nei consumi alimentari tra Nord e Sud. Come noto, gli alimenti fondamentali che dovrebbero comparire in tutte le diete, sulla base di percentuali più o meno rigorose sono i seguenti: 70% carboidrati (cereali, frutta, patate, zuccheri ecc.) (1 gr. = 4 calorie); 15% proteine, di cui metà di origine vegetale (legumi, cereali ecc.) e metà di origine animale (carne, latte, uova ecc.) (1 gr = 4 calorie); 15% grassi (olio, burro ecc.) (1 gr = 9 calorie); piccole vitamine e sali minerali presenti nella frutta e verdura, e circa 2,5 litri di acqua. Secondo la FAO, i livelli calorici medi della popolazione italiana sono superiori del 50% rispetto al necessario. Da noi la percentuale di bambini che muore nel primo anno di età è di 1,4%.
La scuola negata nei Paesi del Terzo mondo
“Ti piace andare a scuola?” “Moltissimo….” “Che materie preferisci?” “Hindi, inglese..sono brava in tutte le materie..” “Cosa pensi che diventerai da grande?” “Niente..tanto adesso devo lasciare la scuola, ci andrà soltanto mio fratello. Io devo lavorare in casa, come le mie sorelle e cugine, poi sposarmi, fare figli…” . Nakusha ha otto anni, ma per lei la scuola è già finita, L’attendono giornate di duro lavoro; sveglia alle sei di mattina, preparare il tè e la colazione per tutti, poi lavare i piatti, preparare il pranzo, spazzare per terra, lavare i vestiti….
Nel tempo libero ricamerà al telaio, per fare un po’ di soldi, in casa servono. La sua famiglia si augura che si sposi appena possibile, ma intanto deve lavorare, perché la dote- assolutamente necessaria secondo le tradizioni dell’India- costa cara per il magro bilancio familiare. I soldi spesi per una femmina sono buttati via, dice suo padre. Del resto, l’hanno chiamata Nakusha: che significa figlia non voluta. Non voluta perché femmina.
“Mi piacerebbe essere un ragazzo. Studierei, giocherei, diventerei qualcuno. Magari un pilota, o un dirigente d’azienda responsabile di qualcosa. La scuola è importantissima, senza istruzione la tua vita è incompleta, è come non avere una mano o un piede. La scuola è tutto. Se non hai l’istruzione non sei niente.”
Quante sono le bambine nel mondo che devono rinunciare a sogni come questi? Quanti sono i talenti sprecati, le intelligenze buttate via tra i lavori domestici e matrimoni precoci, quante le ragazzine costrette all’analfabetismo, o comunque a un’istruzione limitata, monca? Sono tante, troppe. Oggi, alle soglie del 2000, il 34% delle donne nel mondoè ancora analfabeta (contro il 19 % degli uomini), e i bambini iscritti a scuola sono più maschi che femmine; e i dati più recenti non mostrano grandi cambiamenti, con l’eccezione di pochi paesi come Giordania, Kenya e Tanzania, dove la percentuale di ragazze dotate di un po’ d’istruzione è aumentata del 50%.
Mancanza di istruzione nei Paesi poveri
Oggi nell’Asia Meridionale su 100 ragazzi 75 frequentano la scuola elementare, ma per le bambine la media scende a 55; poco più della metà.
In sei paesi – Burkina Faso, Mali, Nepal, Nigeria, Pakistan e Yemen- almeno tre quarti delle ragazze non ha completato alcun livello d’istruzione; in altri quattro – Bangladesh, Guinea, Marocco e Senegal- la quota superà la metà. Quasi sempre, soprattutto nell’Asia meridionale, le famiglie scelgono d’investire solo sull’istruzione dei figli maschi con motivazioni di tipo economico: i soldi non bastano per tutti, e la scelta sembra quasi obbligata. Le ragazze devono lavorare, sposarsi e fare figli, spesso con matrimoni e gravidanze precoci che mettono a rischio la salute delle adolescenti.


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