Arrestato e rilasciato nel giro di poche ore, Harvey Weinstein, il 66enne magnate di Hollywood, è caduto in disgrazia dopo le denunce di aggressioni sessuali che gli sono state fatte da decine di donne del mondo dello spettacolo.
Dal clamore suscitato sulla stampa dopo lo scoppio di questo caso, e dalle tante descrizioni apparse, la grande linguista e lessicologa Valeria della Valle parla dell’uso dei termini pubblicati che sono ormai ormai di uso comune. Da abuso a stupro, e via dicendo , nella lingua parlata e scritta, è necessario conoscere bene il significato delle parole che si utilizzano. Della Valle, suggerisce anche qualche indicazione per aiutarci a individuare la definizione più logica per ogni termine.
Per iniziare, per ciascun vocabolo si deve innanzitutto fare riferimento alla definizione che viene data da quel famoso dizionario della nostra lingua che tutti gli studenti conoscono, il Devoto Oli
1 - Le parole sono importanti
Le parole sono importanti. Il caso Weinstein ce lo sta dimostrando una volta di più. Ascoltando quelle utilizzate nelle varie testimonianze e nei commenti che sono stati fatti finora, ci rendiamo conto, spesso, della assoluta indeterminatezza semantica dei termini scelti: ciascuno può assumere un connotato più o meno grave a seconda di quello a cui si riferisce.
Soltanto due parole (stupro e stalking) hanno un significato univoco e certo. Le altre coprono, nascondono, non chiariscono. Perfino un termine come ‘carezza’, che può essere qualcosa di assolutamente angelicato, può trasformarsi in qualcosa di molto insidioso e intimo, a seconda del contesto in cui viene utilizzato.
2 - Abuso
«Uso eccessivo, illecito o arbitrario».
Sotto la voce abuso non c’è un’idea riferita alla violenza sessuale, che invece troviamo sotto il verbo «abusare» (di una donna, per esempio, cioè di usarle violenza).
3 - Abuso di potere
(v. anche alla voce Potere)
Tutti i racconti ascoltati in queste settimane ci rimandano all’«abuso di potere»: questo comprende il complimento pesante, la carezza non richiesta, l’avance non gradita, ricevuti da una persona che esercita un potere rispetto a un’altra.
4 - Aggressione
«Attacco proditorio e violento».
Implica un atto di violenza, ma improvviso. Se lo stalking è una violenza continuativa, l’aggressione è un atto di violenza improvviso. Lo usiamo anche al di fuori della sfera sessuale, quando parliamo dell’aggressione di uno scippatore, di un rapinatore, ma anche di persona che presa da un raptus di violenza fa del male improvvisamente a chi ha di fronte.
5 - Approccio «Avvicinamento».
«Tentativo di sondare le intenzioni dell’altra parte nel campo degli affari, in quello politico e, soprattutto, in quello del rapporto galante».
La parola vuol dire anche contatto. E da contatto (che di per sé non implica niente di violento o sessuale) si passa a espressioni come «tentare un approccio», «fare degli approcci». Se qualcuno ci dice che il capoufficio ha fatto un «approccio pesante», non parliamo solo di accostamento, ma di qualcosa di diverso che può essere fastidioso, grave o gravissimo: magari una carezza, un complimento o un contatto fisico diretto senza richiesta del permesso.
6 . Avance
Avance è una parola francese che si usa da moltissimo tempo nella lingua italiana. Significa, al plurale, le proposte, le profferte, che sono verbali (fare un’avance vuol dire fare una proposta). Ma nell’uso del termine, oggi, può essere implicato anche un gesto. E con questo senso, soprattutto dopo Weinstein, le avance sono diventate qualcosa di molto più intimo, sessuale, carnale. Una parola in origine «innocente» ora dà più l’idea di un accostamento fisico.
Quando l’avance si trasforma in molestia? Dipende dall’accoglienza di chi la riceve: di certo succede quando non è gradita e mette a disagio il/la ricevente, soprattutto se si trova in una posizione di subalternità che gli/le impedisce di respingerla in modo sereno.
6 - Avance
«Approccio»; «Tentativo di sondare le intenzioni dell’altra parte nel campo degli affari, in quello politico e, soprattutto, in quello del rapporto galante».
Avance è una parola francese che si usa da moltissimo tempo nella lingua italiana. Significa, al plurale, le proposte, le profferte, che sono verbali (fare un’avance vuol dire fare una proposta). Ma nell’uso del termine, oggi, può essere implicato anche un gesto. E con questo senso, soprattutto dopo Weinstein, le avance sono diventate qualcosa di molto più intimo, sessuale, carnale. Una parola in origine «innocente» ora dà più l’idea di un accostamento fisico.
Quando l’avance si trasforma in molestia? Dipende dall’accoglienza di chi la riceve: di certo succede quando non è gradita e mette a disagio il/la ricevente, soprattutto se si trova in una posizione di subalternità che gli/le impedisce di respingerla in modo sereno.
7 - Carezza
«Tenera dimostrazione di affetto o di benevolenza fatta lisciando o toccando delicatamente con il palmo della mano chi ne è l’oggetto».
n genere si fa al bambino e alla persona amata. Sembrerebbe una parola innocente, che riguarda solo affetti e sentimenti nobili. Ma non è così. Il «Tommaseo», il più importante dizionario della lingua italiana prodotto durante il Risorgimento italiano, alla fine dell’800 distingueva le «carezzine» dalle «carezzocce». Le carezzine sono quelle buone e innocenti che si fanno ai bambini, le carezzocce sono quelle badiali, grasse, forse più volgari e carnali. Già questo dimostra che una stessa parola a seconda di come la si usi può significare una cosa o un’altra molto diversa.
8 - Complicità
«Partecipazione a un’azione criminosa o moralmente riprovevole»; «Aiuto, favore, protezione».
La parola, nata inizialmente con una connotazione negativa, ha assunto nel tempo anche un’accezione positiva (quando per esempio parliamo di complicità in una coppia o tra colleghi). A proposito della violenza sessuale e delle molestie, troviamo la parola «complicità» riferita alla rete che ha avvolto nel silenzio i fatti raccontati; o anche all’intesa tra la vittima e il carnefice, quando finiscono con l’essere solidali in un gioco di potere.
9 - Complimento
«Espressione di ammirazione o di affetto»; «Atti e parole di formale cortesia».
Anche questa parola ha tutta una sua ambiguità. È in genere una dichiarazione di gentilezza nei confronti di qualcuno. Questa, però, è una definizione molto generica. Perché i complimenti possono essere fatti apposta per ottenere qualcosa, e passiamo in un attimo alla sfera sessuale. Il complimento, poi, può essere pesante: quello fatto per strada, oppure rivolto a una persona sconosciuta, da cui si vogliono ottenere dei favori. In un attimo, dalla sua accezione di rispetto siamo passati a qualcosa di molto diverso.
10 - Corteggiare
«Rivolgere a qualcuno gentilezze, complimenti, galanterie per cercare di conquistarne l’amore». Corteggiamento: «Assiduo susseguirsi di attenzioni o di complimenti».
Il corteggiamento e il corteggiare (parole che hanno ormai una patina un po’ antiquata e d’altri tempi) rientrano tra i comportamenti galanti, tradizionalmente a base di fiori, inviti, lettere, dichiarazioni d’amore. Ma se i regali, gli inviti e le dichiarazioni sono sempre rifiutati, la persona corteggiata li vive come atti di sopraffazione: il corteggiamento ossessivo si trasforma così in molestia, o addirittura in stalking.
11 - Lusinga
«Motivo di allettamento, costituito o sottolineato da espressioni carezzevoli o adulatorie».
Oggi non si usa quasi più, ma un tempo rappresentava un atteggiamento che mediante parole e atti benevoli cercava di attirare la simpatia di qualcuno per indurlo a un certo comportamento. È una parola antichissima, del Duecento, di origine provenzale: servirsi delle lusinghe, attirare qualcuno con le lusinghe, cedere alle lusinghe può voler dire accettare qualcosa oppure cedere alle proposte di un certo tipo. Oggi usiamo l’espressione scherzosamente, per far riferimento a una parola di vecchio stampo. Ma se vogliamo inserirla all’interno del quadro post Weinstein, anche le lusinghe finiscono per alludere a un qualche compromesso: cedere alle lusinghe significa cedere all’adulazione, concedere qualcosa in cambio di qualcos’altro.
12 - Molestia
«Acuta sensazione di disagio provocata da fattori che disturbano, irritano, infastidiscono». Molestia sessuale: «Atto o discorso lesivo della dignità di una persona dal punto di vista sessuale, perseguito come reato».
Molestia è una delle più usate da quando è partito lo scandalo Weinstein. L’ha adoperata anche Gina Lollobrigida, a Porta a Porta («Anche io ho subite molestie, anzi di più, e non ho denunciato»). In tutti i dizionari si specifica poi «molestia sessuale», che offende la dignità di una persona sotto il profilo sessuale. Ma anche qui, c’è una copertura eufemistica. Perché si può chiamare molestia sessuale anche uno stupro.
13 - Palpeggiare
«Palpare insistentemente; accarezzare, toccare ripetutamente a scopo erotico».
Di palpeggiamenti ha parlato Miriana Trevisan a proposito di un lontano incontro con il regista Giuseppe Tornatore. Sono vari i verbi che si possono utilizzare per indicare l’azione del toccare unita a una finalità erotica. Palpeggiare più di tutti dà l’idea di una mano che si insinua in un corpo e lo tocca anche quando non vorrebbe essere toccato.
Tra gli altri verbi che possono alludere a un tipo di contatto con sfondo erotico ci sono strusciare, toccare, sfiorare. Indicano varie sfumature che si riferiscono a questa finalità di raggiungere il piacere erotico anche indipendente dalla volontà della persona che viene palpeggiata e che quindi diventano atti di molestia.
14 - Potere
«Influenza esercitata su qualcuno o su qualcosa; autorità, ascendente, influsso».
Tutte le parole e gli atti legati alla sopraffazione sessuale spesso hanno a che fare con il potere. E se tutti oggi stiamo parlando di abuso di potere è perché le due cose sono strettamente connesse. Il potere in campo intellettuale è un elemento che si gioca per ottenere favori da qualcuno in cambio di qualcosa. All’interno del rapporto di potere, subentra spesso la sfera sessuale che fa parte dei favori concessi in cambio di qualcosa o pretesi per un’altra.
L’«abuso di potere» tiene insieme le parole usate finora, dalle più innocenti alle più esplicite.
15 - Proposta
«Quanto viene presentato all’altrui attenzione nei termini del suggerimento, del consiglio, dell’offerta».
In sé e per sé è una parola che allude all’atto del proporre, del presentare qualcosa o qualcuno perché diventi oggetto di una valutazione. Il termine «proposta» sembrerebbe non implicare qualcosa di erotico o che faccia riferimento alla sopraffazione. Ma su questa parola pesa il titolo del film Proposta indecente, del 1993. Molto spesso i titoli che fanno presa sul pubblico entrano nel linguaggio comune. Se prima il termine «proposta» non alludeva a implicazioni erotiche, da quando è stato associato all’aggettivo «indecente» ha cominciato a essere contaminato.
16 - Seduzione
«Capacità di suscitare un’attrazione fisica forte o addirittura irresistibile».
Seduzione è collegata al verbo «sedurre», che implica il concetto di fascino e che quindi sembrerebbe portare verso una sfera dove non c’è sopraffazione. Però è vero che sedurre viene usato quasi come sinonimo di «insidiare», e allora ha già un significato più grave. Nel verbo insidiare c’è la connotazione del circuire, e quindi diventa molto sottile il confine tra un verbo come sedurre (con la parola seduzione) e il verbo insidiare (con la parola insidia). Si passa dall’idea di seduzione, che avviene sulla base del fascino personale, per affascinare e conquistare qualcuno, all’idea di insidiare qualcuno circuendone la buona fede.
17 - Sopraffazione
«Imposizione dura e prepotente della propria volontà».
Qui c’è un elemento in più, sempre riferito alla sfera sessuale: implica un imporsi su qualcuno in una situazione di maggiore debolezza. La sopraffazione ha un qualcosa di più grave perché è messa in atto dall’adulto rispetto al minore che non riesce a difendersi. Può essere una sopraffazione morale che diventa fisica, come è successo con le quattordicenni che hanno incontrato di persona l’uomo conosciuto via chat da cui sono state poi violentate.
18 - Stalking
«Insieme di comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi, come minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate, tenuti da una persona nei confronti della propria vittima».
La parola è entrata prepotentemente nel linguaggio comune nel 1996 per alludere a una serie di atti persecutori. A che cosa ci si riferisce quando si para di atti persecutori? Lo stalking va dalla telefonata continua all’appostamento sotto casa, fino alle vie di fatto che comprendono atti di persecuzione fisica. Con questo unico termine si indicano tante cose che il diritto inquadra. Rispetto a tutte le altre parole usate finora, c’è questa nuova idea di persecuzione. Lo stalking ha in più l’idea di continuazione nel tempo delle offese morali a una persona.
19 - Stupro
«Il reato di violenza carnale».
La parola risale al 1292. Compare per la prima volta nel Libro dei Vizi e delle virtù di Bono Giamboni. Significa atto sessuale imposto con la violenza. Qui non ci sono ambiguità, è il termine che più chiaramente di tutti allude a ciò che è successo. Non ha indeterminatezza semantica e va dritto allo scopo: c’è stato un atto sessuale imposto con la violenza, magari in seguito a un abuso di potere. È la parola più chiara, esplicita e corretta tra quelle utilizzate nei vari dibattiti post Weinstein, perché non lascia adito a nessuna ambiguità. Molte delle critiche anche violente che sono state rivolte contro Asia Argento nascevano probabilmente dal fatto che le parole da lei scelte non chiarivano mai completamente quello che le era successo.
20 - Violenza
«Azione volontaria, esercitata da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà».
Insieme con molestia, è una delle parole più nominate sul caso Weinstein. Ma la violenza raccontata a partire da quel giorno è stata spesso indeterminata. Noi non capivamo bene in che cosa consistesse la violenza esercitata dal produttore americano Harvey Weinstein, c’era implicita una forma di eufemismo.
21 - Violenza carnale
«Il reato di chi impone ad altri con la forza un rapporto sessuale».
Non si usa più tanto, mentre nel passato era molto frequente: decenni fa, con questi termini si qualificava lo stupro.
22 - Violenza sessuale
Implica la penetrazione. È una violenza di tipo sessuale rispetto a qualcuno che non è disposto a concederla.
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