Amnesty International, Unicef, Save the Children, ma anche tantissime realtà minori si avvalgono di un lavoro preziosissimo e cioè quello del volontariato. Una risorsa importante anche per molte istituzioni sanitarie oltre che per svariate Onlus, ma anche, e sempre più spesso, nella gestione delle emergenze, dove il ruolo riveste particolare importanza perché concorre al pari delle altre strutture operative alla coordinazione dell’emergenza.
Le radici socio culturali del volontariato traggono le origini dal ruolo dei cattolici nella formazione dello stato liberale e dall’impegno che la Chiesa si aspettava dai suoi credenti. Era ispirato al modello del Buon Samaritano del Vangelo.
L’immagine più diffusa del volontario è quella di una persona positiva, è colui che aiuta indistintamente senza pretendere nulla in cambio interrompendo in questo modo la catena del do ut des.
È accogliente, dedica parte del suo tempo al servizio degli e per gli altri, quindi in totale controtendenza rispetto ad una società che mette tra i primi posti la soddisfazione personale del proprio benessere e il proprio tornaconto, aspetti che sembrano essere, oggi, le uniche motivazioni che spingono ad agire in ogni ambito.
Il volontario invece è impegnato ad ottenere, o contribuire, al benessere altrui, affinché una situazione di difficoltà possa avere qualche risvolto, se non completamente risolutivo, almeno di conforto.
Chiunque può essere un volontario ma se è possibile delineare quali caratteristiche si rendono utili al volontariato, non lo è altrettanto ricercare quali motivazioni sono in grado di far nascere un sentimento ed uno spirito così altruistico.
Le motivazioni infatti possono essere consce piuttosto che inconsce, semplici o meno semplici, di natura personale o religiosa, e possono essere differenti anche tra i volontari di una stessa associazione.
Ogni individuo porta con sé un bagaglio di bisogni, scopi e aspettative personali che ne orientano l’azione.
È altrettanto vero però che se il volontario sceglie, in base al suo bagaglio, l’organizzazione, questa a sua volta sceglie il volontario in base a diverse caratteristiche quali coerenza, serietà e competenze, nonché in base alle motivazioni del candidato affinché l’opera da svolgere sia per entrambi consona.
Alle capacità, per esempio, di lavorare in gruppo o individualmente, di elaborare un progetto di accoglienza.
Prima di iniziare un volontariato è necessario un percorso e dei corsi di formazione che hanno proprio lo scopo di individuare e indirizzare le proprie risorse ma anche, e soprattutto, di mettere in luce in tale ambito, per quanto possibile, le risorse psicologiche dell’aspirante volontario e le motivazioni che lo spingono in tale direzione poiché molto spesso le prestazioni richieste diventano onerose dal punto di vista emotivo, specie se è necessaria una familiarizzazione continua con i problemi e le angosce altrui.
Talvolta tra le varie motivazioni ci sono esperienze personali di sofferenza, propria o di persone vicine, motivazioni religiose, politiche ma anche motivazioni che potrebbero non essere totalmente prosociali ma nascondere al loro interno una vena egoistica che può rimanere inconscia.
Fare del volontariato in qualche occasione è un mezzo per accrescere la stima in se stessi perché fa sentire utili, indispensabili per qualcuno, oppure per occupare del tempo altrimenti noioso o per conoscere altre persone.
Qualche altra volta può essere una ricerca di ricompense, che in questo caso non sono di natura economica ma prettamente morale, ad esempio per ricevere approvazione sociale per il ruolo che si ricopre, oppure per attenuare il senso di colpa che può nascere dal fatto di sentirsi più fortunati di altri, ancora per acquisire competenze da spendere in altri settori, ma anche la sola approvazione degli altri a seguito del lavoro svolto funziona da rinforzo positivo e incrementa il senso di autoefficacia e la conseguente autostima, insomma una sensazione di benessere derivante dal fare volontariato.
L’impegno fondato oltre che sull’abnegazione anche su qualche riscontro personale di appagamento di bisogni non è però da considerare meno impegnativo di un volontariato che si basa solo ed esclusivamente sull’altruismo. Al contrario, denota il volontario come una persona in grado di coniugare con equilibrio le richieste del mondo esterno con le esigenze personali, evidenziando come il volontariato possa essere una risorsa per il volontario stesso.
Dal punto di vista psicologico, per intraprendere questo tipo di attività sono necessari alcuni fattori quali il coraggio, cioè la capacità di stare di fronte alla sofferenza accogliendone il sentimento di sgomento e di impotenza, riuscendo a far fronte al contagio emotivo ben diverso dall’empatia.
L’umiltà, per rimanere nella posizione di ascolto interessato senza dispensare giudizi o erigersi a risolutore.
La costanza, perché gli impegni, per quanto emotivamente coinvolgenti vanno sempre mantenuti, ma anche pazienza, fantasia, disponibilità la comprensione e l’empatia per i problemi dell’altro senza scadere nel pietismo.
La capacità di ascolto: una delle qualità più importanti e delicate, la capacità di identificazione senza stare troppo vicini ma neanche troppo lontani, e ultimo, ma solo in ordine di citazione, l’ottimismo. Tutte caratteristiche racchiuse in un unico contenitore, quello della sensibilità.
Affinché queste caratteristiche facciano parte della nostra personalità è necessario che a monte ci sia stata una interiorizzazione di alcuni valori come la solidarietà, la legalità, la giustizia sociale, la non violenza, perché è sulla base di questi valori che le caratteristiche precedenti trovano le loro fondamenta e il volontario diventa tale.
In un mondo dove in molti parlano e troppo pochi agiscono, i volontari e il volontariato con i servizi e le prestazioni, così come le risorse e il tempo messo a disposizione nelle varie situazioni di bisogno, oltre ad essere un valore aggiunto alla solidarietà e allo sviluppo culturale, va anche visto come una importante risorsa che, attraverso una libera iniziativa, diventa un indice di responsabilità volto allo sviluppo e alla crescita della qualità della vita ma soprattutto diventa un messaggio e cioè che il nostro benessere psicologico non deriva solo da quanto possediamo ma anche da quanto riusciamo a dare e che a volte, ricevere un sorriso di gratitudine ci fa sentire le persone più speciali.
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