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Del seguente articolo:

nov. 2019 - mar. 2020/2019 -
Mondo GPG
Il futuro delle guardie giurate
Michela Di Gaspare

Intervista a Salvatore Fiorentino

Status giuridico, formazione, competenze e differenze con gli operatori fiduciari. Qual è oggi la situazione professionale delle GPG, anche considerando le recenti disposizioni governative che ne prevedono l’autonomia professionale? Lo abbiamo chiesto a Salvatore Fiorentino, Direttore della Linea Security Solutions di Coopservice, cercando di fare chiarezza su un settore che conta più di 60mila lavoratori e che gioca, ormai, un ruolo cruciale anche per la sicurezza pubblica.

Qual è la qualifica giuridica attribuita alle Guardie Particolari Giurate?
Circa la qualifica giuridica delle Guardie Particolari Giurate, negli anni passati la Giurisprudenza e gli studiosi del Diritto non hanno mai avuto orientamenti uniformi. Il Legislatore è finalmente intervenuto a chiarire tale questione tramite il Decreto Legge 8 Aprile 2008 nr. 59, che ha modificato l’art. 138 T.U.L.P.S., aggiungendo alla lettera d) la norma secondo cui: «salvo quanto diversamente previsto, le Guardie Particolari Giurate nell’esercizio delle funzioni di custodia e vigilanza dei beni mobili ed immobili cui sono destinate rivestono la qualità di incaricati di un pubblico servizio». In primo luogo occorre precisare, come richiamato dalla norma sopra riportata, che la legge limita i compiti di vigilanza delle Guardie Giurate ai soli beni patrimoniali mobili ed immobili, mentre vieta loro di vigilare sulla sicurezza delle persone fisiche, in quanto considerata attività di esclusiva competenza dello Stato. È tuttavia da specificare che, nell’ambito delle sue funzioni e nell’orario di servizio, la Guardia Giurata ha un’investitura amministrativa (il decreto prefettizio), che le riconosce una qualifica giuridica superiore a quella del privato cittadino e che può appunto identificarsi nella qualità di incaricato di pubblico servizio. È in base a tale qualifica che la Guardia Giurata esercita poteri che attengono alla potestà statuale (tutela dei beni patrimoniali dei singoli e della collettività), e che pone in essere atti certificativi (redazione dei verbali di servizio facenti fede fino a prova contraria).

Che differenza intercorre tra GPG e operatori fiduciari?
Per rispondere a questa domanda, occorre evidenziare una serie di aspetti, relativi ai diversi profili e competenze che ricoprono i portieri e le Guardie Particolari Giurate: tutte le volte in cui è richiesta dal committente una “difesa attiva” (es. evento criminoso in atto) dei beni sottoposti a vigilanza e custodia e, dunque, è demandato all’operatore quale contenuto obbligatorio del contratto, di opporsi ad iniziative illecite poste in essere nei confronti dei beni oggetto di tutela, sarà necessario utilizzare Guardie Particolari Giurate e non portieri. Specialmente, le modalità di conduzione del servizio da parte dei portieri non dovranno prevedere modalità operative di contrasto attivo degli illeciti, ma funzioni di mera “custodia passiva”. Il concetto, da un punto di vista teorico, è sufficientemente limpido, ma i suoi risvolti dal punto di vista operativo possono non essere così lineari, tenuto anche conto del fatto che, laddove si verifichi una situazione di effettiva aggressione al bene tutelato da un portiere, questi, privo di adeguato equipaggiamento e preparazione sarà sottoposto a rischi proporzionali più elevati rispetto ad una guardia giurata. Una adeguata sensibilizzazione sotto questo profilo può indurre (in considerazione degli elevati rischi economici che comporta l’eventualità di un infortunio) ad una più attenta opera di individuazione dei servizi che si prestano effettivamente ad essere svolti da operatori privi della qualifica di Guardia Particolare Giurata.

Gli operatori fiduciari, oggi, costituiscono una minaccia per le GPG?
Se le norme che regolano il settore vengono rispettate da tutti no, in quanto sono due ambiti nettamente distinti, anche se complementari tra di loro. Occorre tuttavia precisare che negli ultimi anni abbiamo assistito a un progressivo spostamento della domanda di sicurezza a favore di servizi non armati e a discapito di servizi di presidio fisso con Guardia Giurata, per una serie di fattori, tra i quali la necessità di contenere i costi da parte delle aziende e la rapida evoluzione tecnologica che nel nostro settore consente oggi perfomance del tutto inimmaginabili fino a 10 anni fa. Questi fatti però, non devono fuorviarci perché è innegabile che di fronte a una reale minaccia, l’intervento della Guardia Giurata costituisce e costituirà sempre un elemento essenziale ed irrinunciabile per completare le diverse contromisure finalizzate a contenere e/o interrompere l’azione criminosa in atto.

Quanto è importante una adeguata formazione delle GPG per una maggiore efficacia operativa?
È assolutamente fondamentale! Non solo per ottemperare ad un preciso obbligo normativo previsto dal DM 269/2010 emendato con il DM 56/2015, ma anche per garantire efficienza operativa ed efficacia degli interventi. In particolare, viene ribadito che fino all’emanazione del decreto del Ministero dell’Interno riguardante l’individuazione dei requisiti minimi professionali e di formazione previsto dall’art. 138, comma 2, del T.U.L.P.S. (di cui tutti stiamo aspettando l’emanazione, a seguito di diversi tavoli di confronto tra il Ministero dell’Interno e le Associazioni datoriali della vigilanza privata), da adottarsi con le modalità indicate dal Regolamento di esecuzione, l’Istituto di Vigilanza cura la preparazione teorica e l’addestramento dei dipendenti Guardie Giurate, prima della loro immissione in servizi operativi, organizzando corsi di formazione teorico-pratici della durata di almeno 48 ore. I corsi di formazione si articolano in lezioni teoriche e pratiche.

Con la controversa circolare del 17 ottobre scorso, il Consiglio di Stato inaugura l’era delle GPG autonome. Il nuovo inquadramento professionale toglierà lavoro (e clienti) agli istituti di vigilanza?
Penso di no, anche perché la tipologia di servizi è limitata al presidio fisso e al pattugliamento. Occorre considerare, inoltre, che esiste una sostanziale differenza come condizioni di lavoro tra le guardie giurate che operano alle dipendenze di un istituto di vigilanza che deve in ogni caso dotarsi di una serie di apprestamenti tecnologici, fisici e procedurali tali da garantire il controllo e la sicurezza del proprio personale che opera sul territorio e le guardie giurate che opereranno in totale autonomia e completamente prive degli apprestamenti tecnico organizzativi appena richiamati. Per cercare di chiarire meglio questo evidente contrasto tra gli aggiornamenti dell’ultimo decennio delle norme che regolano il settore della vigilanza privata e questa circolare, le associazioni datoriali di categoria, hanno richiesto un incontro con il Ministero dell’Interno.

Nella circolare è specificato che l’autonomia delle GPG «introdurrà significative novità nel complesso sistema di governance del settore della sicurezza privata». A suo parere, questa decisione rappresenta una conquista per tanti lavoratori o un fattore di rischio?
A mio giudizio rappresenta sicuramente un fattore di rischio, soprattutto perché lavorare all’interno di una organizzazione così articolata, come quella di un istituto di vigilanza, offre maggiori garanzie per operare in sicurezza. Penso inoltre che potrebbero esserci ricadute negative, sempre in termini rischio, anche nei confronti delle comunità, qualora venissero affidati servizi di sicurezza su vasta scala a lavoratori autonomi privi di una adeguata organizzazione aziendale come appunto quella degli istituti di vigilanza.

Quale sarà il futuro delle GPG?
Penso che il futuro delle GPG sarà sempre più al centro dell’attenzione delle comunità e che diventerà “strategico” per garantire la sicurezza del sistema Paese nel suo complesso. Tutto ciò per una serie di fattori quali: carenza di personale pubblico per controllare la sicurezza di obiettivi ad alto rischio come aeroporti, stazioni, porti, ecc., già oggi vigilati da guardie giurate in virtù di leggi speciali che prevedono una formazione aggiuntiva, rispetto a quella già prevista dal DM269/10; necessità di aumentare la sicurezza del territorio attraverso un più capillare presidio dello stesso, con la collaborazione tra Forze dell’Ordine e guardie giurate mediante l’ormai collaudato sistema dei protocolli Mille occhi sulle città, siglati tra le Prefetture delle varie province italiane e gli istituti di vigilanza presenti sui territori; rapida evoluzione tecnologica e disponibilità da parte degli istituti di vigilanza di apprestamenti di sicurezza sempre più sofisticati e performanti con soluzioni sempre più personalizzate per le diverse tipologie di clienti: questa disponibilità di tecnologie, impossibile per i vari organi dello Stato a tutti i livelli, porterà giocoforza ad una sempre più stretta collaborazione tra Pubblico e Privato per conseguire obiettivi comuni, legati da una parte alla sicurezza del territorio e delle persone (di competenza dello Stato) e dall’altra alla sicurezza dei beni mobili e immobili dei clienti degli istituti di vigilanza.


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