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Del seguente articolo:

nov. 2019 - mar. 2020/2019 -
Sicurezza aerea
Ucraine 752: giustiziato.
C.te Antonio Seraglia

Teheran (Iran) 8 gennaio 2020 ore 06.12 LT (Local Time): il volo Ucraine 752 decolla dall’ aeroporto internazionale “Imam Khomeini”, con destinazione Kiev, Ucraina. Il volo, di circa 2950 km, dovrebbe durare circa 3 ore e 30 minuti. L’aereo è quasi pieno, 176 passeggeri su 186 posti disponibili, più numerosi bagagli.
Alle 06.12 a Teheran fa freddo, sull’altopiano a 1138 mt di altitudine, la temperatura può oscillare tra -2°C e + 2°C, a quell’ora del mattino. È notte, il sole sorgerà alle 06.40.
I 176 passeggeri e l’equipaggio, donne uomini bambini, sono sicuramente infreddoliti e assonnati al momento dell’imbarco, almeno mezz’ora prima del decollo. Per raggiungere l’aeroporto le sveglie saranno state quasi traumatiche, sicuramente l’equipaggio, che arriva prima, si sarà svegliato almeno alle 03.30.
L’aereo si riempie, i passeggeri finalmente possono allentarsi con sollievo sui sedili, accomodando bambini e bagagli, l’aereo dentro è già caldo, sotto stanno caricando i bagagli, l’equipaggio è già pronto a risolvere le piccole problematiche dell’accomodamento. L’aereo, un Boeing 737/800, entra in pista e parte subito alle 06.12. Decolla sicuramente a velocità elevata, 150/155 nodi, 280/290 km/h, è a pieno carico e si arrampica in salita fino a raggiungere 250 nodi.
Dopo due minuti l’ATC (il controllo del traffico aereo), constata l’interruzione del contatto radio e il trasponder del velivolo non manda più il segnale di identificazione.
Dopo altri 5 minuti, 7 in totale dal decollo, l’aereo si abbatte al suolo a una dozzina di km dall’aeroporto, presso il piccolo villaggio di Khalaj Abad.
Inizialmente viene annunciato ufficialmente che l’incidente è avvenuto per “cause tecniche”, ma dopo qualche giorno l’alibi non regge più.
Mentre si recuperano le vittime e le scatole nere dell’aereo, il quartier generale delle forze armate iraniane afferma che l’Ucraine 752 è stato “erroneamente” e “involontariamente” preso di mira dalle forze di difesa aerea iraniane che lo hanno scambiato per un “aereo nemico”. Si scusano per l’errore e porgono le condoglianze alle famiglie delle vittime. Aggiungeranno che, le forze armate, metteranno in atto “riforme essenziali nei processi operativi per evitare simili errori in futuro” e che verranno perseguiti “coloro che hanno commesso l’errore”.
Il ministro degli Affari esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha anche dichiarato che “l’errore umano”, l’abbattimento dell’aereo di linea ucraino, è accaduto nel “momento di crisi causato dall’avventurismo degli Usa”. Infatti, nella notte dell’8 gennaio (l’aereo verrà abbattuto 5 ore dopo) era stato sferrato un attacco missilistico iraniano contro 2 basi USA in Iraq, con risultato millantato di 80 vittime USA (e alleati), poi derubricato a 0 vittime. L’attacco era la risposta all’uccisione del comandante delle forze “al-Quds” (Gerusalemme) dei guardiani della rivoluzione (unità d’eccellenza dell’esercito): Qassem Suleimani.
È evidente che, in un momento tanto critico, dopo il loro contrattacco, gli iraniani erano presumibilmente in stato di massima e isterica allerta, per una possibile risposta americana.
Elementare e minima prudenza avrebbe suggerito di sospendere i voli civili in quella notte, con una no-fly zone ma, probabilmente, il regime “religioso” di Teheran voleva affermare il proprio totale controllo sul territorio nazionale, in spregio alla possibilità di offesa da parte dell’odiato nemico e in questa temeraria ossessione, riesce ad abbattere un innocente aeroplano civile.
L’olocausto sacrificale dei civili premia “la vendetta promessa” del regime iraniano.
È davvero arduo associare il disastro ad un “errore umano” dei militari: il comandante Amirali Hajizadeh, capo della divisione aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, ha spiegato, sabato 11 gennaio, che “la forza aerospaziale iraniana aveva chiesto l’imposizione di una no-fly zone la notte del lancio di missili verso le basi USA in Iraq”. La no-fly zone però non era stata autorizzata, per motivi non ancora chiari.
Secondo Hajizadeh, l’operatore incaricato del sistema antiaereo ha scambiato il volo 752 per un missile lanciato dagli Stati Uniti. Prima di sparare aveva provato ad avvisare i suoi superiori (ma non le autorità dell’aviazione civile), ma per un problema delle linee di comunicazione non aveva ricevuto risposta, decidendo così, nell’arco di dieci secondi, di far partire un missile, che aveva poi colpito l’aereo ucraino.
L’operatore del sistema di difesa, avrebbe perciò scambiato il jet passeggeri per un missile da crociera.
Questa giustificazione pone una serie di dubbi:
Un missile Cruise (o anche un caccia-bombardiere tattico), può presentarsi, o altissimo/supersonico, o raso terra a una velocità quasi transonica sui 500 nodi (circa 950 km/h), mentre il B737, in quella fase, è appena decollato, sta salendo ed è a circa 4000 ft (piedi) dal suolo, una velocità di 250 nodi (circa 460 km/h). Difficile confondere le due cose.
Il Boeing 737 ha un trasponder e un codice rilasciato dal Controllo del traffico aereo, tale codice può e deve essere letto da tutti gli enti (civili e militari) per consentirne il passaggio e non solo, con quel codice possono essere lette velocità e quota del velivolo.
Non solo, da almeno 2 video amatoriali, poi diffusi, si vede nel buio una traccia blandamente luminosa da terra verso l’alto (il primo missile) e poi l’accensione di un punto luminoso indicante una palla di fuoco dopo lo scoppio (l’aereo che nonostante colpito e continua a mantenersi in volo). Nel secondo video si nota che verso aereo in fiamme colpito da un missile, dopo 23 secondi, un secondo missile lo raggiunge e lo manda in pezzi, che cadono con grandi vampate di fuoco (a causa dei serbatoi pieni).
Quando viene colpito la prima volta, l’aereo è danneggiato gravemente ed a circa 1200 mt dal suolo. In queste condizioni, i piloti provano a tornare indietro, la situazione è talmente grave che non riescono neppure a comunicare con il controllo del traffico aereo. Però provano ad atterrare e a salvarsi, per 23 lunghi secondi. Poi il secondo impatto e il definitivo abbattimento.
L’antiaerea iraniana è dotata del sistema missilistico antiaereo TOR-M1 9A331-1, di fabbricazione russa, 4 missili terra-aria subsonici a ricerca del calore, montati su carri semoventi cingolati, con sofisticato sistema elettronico di rilevamento bersagli e ingaggio automatico, in un tempo che va da 3-4 a 10 secondi (a seconda se il carro è fermo o in movimento). Il lancio dei missili è controllato manualmente. Il semovente ha un equipaggio (un pilota, tre operatori), quindi c’è un responsabile delle decisioni, superiore in grado. Difficile immaginare che i componenti dell’unità antiaerea, facente parte dell’èlite dell’esercito iraniano, non fossero in grado di leggere su uno schermo, velocità, quota e direzione di un aeromobile, senza capire che non poteva trattarsi di una minaccia.
In quei 5 minuti tra decollo (06.12) e schianto (06.19), risulta evidente che l’Ucraine 752 ha volato per 5 minuti ed è stato finito da un secondo missile, senza il quale avrebbe avuto la possibilità di atterrare con successo (come avvenuto nel 2003 ad un Airbus 300 della DHL colpito da un missile portatile), salvando i passeggeri.
Il secondo missile è il colpo di grazia di un’esecuzione. Rimane da capire solo se l’ordine di sparare il secondo missile sia l’ennesimo errore di un o più militari incapaci e terrorizzati, pronti a sparare a chiunque, o sia venuto “dall’alto”.
Quel che è certo è che, dopo aver fallito miseramente il contrattacco, contro gli odiati statunitensi ed avere negato ogni responsabilità nel giorno del disastro, incredibilmente convinti di poter camuffare, nel 2020, con un incidente tecnico, l’abbattimento, gli Ayatollah hanno capito che era impossibile negare e con cinismo, sono transitati disinvoltamente a dichiarare la responsabilità iraniana, attribuendola ai propri militari e mostrando al mondo la loro “santa punizione”. Condanneranno gli “expendables”, i sacrificabili, quei due che hanno materialmente premuto un pulsante.
Sono morte 185 persone: 63 canadesi, 11 ucraini, 10 svedesi, 9 ucraini (i membri dell’equipaggio), 4 afgani, 3 britannici, 3 tedeschi e 82 iraniani. Gli iraniani erano emigrati per cercare un’opportunità all’estero, talenti accademici, coppie appena sposate, ingegneri. Molti dei non iraniani erano in realtà cittadini provenienti dal paese persiano ma con passaporto straniero. Sono morti gli iraniani che hanno lasciato la teocrazia iraniana per fuggire nei paesi occidentali.
Nel caso in cui non fosse stato un errore e l’ordine di abbattimento dell’aereo fosse arrivato dall’alto, il messaggio sarebbe duplice: agli iraniani che non esiste salvezza fuori dall’Iran e dalla teocrazia; all’Occidente che, se si è in grado di uccidere i propri connazionali, immaginate cosa potremmo fare agli stranieri.
Dopo questo abbattimento, gli americani non hanno provato a fare nessun atto di ritorsione per l’attacco alle loro basi in Iraq.


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