Da oltre due anni, alla guida del Dipartimento de Vigili del Fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa Civile è il Prefetto Mario Morcone. In questa intervista il direttore traccia un quadro della importante evoluzione nelle attività sostenute dal Corpo che toccano oggi settori fino a pochi anni fa impensabili, quali la difesa dal rischio nucleare, batteriologico, chimico e radioattivo (NBCR). Non è un caso che in questi ultimi mesi le verifiche per fronteggiare questi pericoli si susseguono intensamente su diverse ‘piazze’ del territorio. L’ultima è avvenuta a Roma la notte del 24 marzo scorso, nell’atrio della stazione, quando ha preso il via l’esercitazione denominata ‘Termini 2004’ dove è stato simulato un intervento di soccorso in seguito al rilascio di una sostanza chimica non convenzionale nel piano interrato adibito a centro commerciale. All’operazione ha preso parte il personale operativo dei Vigili del Fuoco specializzato NBCR ed è stato effettuato il recupero di circa 200 persone approntando linee di decontaminazione separate per i soccorritori e i civili coinvolti.
Prefetto Morcone, la sua posizione all’interno del Viminale, alla guida del Dipartimento, è fra quelle di notevole responsabilità ma, le chiediamo, oltre a essere una posizione che "brucia", le dà anche delle soddisfazioni?
Sicuramente è una gravosa responsabilità, ma che offre anche momenti impagabili di grande soddisfazione. I vigili del fuoco
ci hanno abituato a slanci umani difficilmente raccontabili che si inseriscono nel lavoro di tutti i giorni, lavoro che contribuisce ad un più ampio concetto di sicurezza che comprende oggi la tutela di tutti i diritti che l’ordinamento, e in primis la costituzione, riconosce al cittadino in riferimento alla vita, in senso fisico, sociale e politico, e ai beni. E proprio l’incolumità personale e l’integrità patrimoniale fanno sempre più parte della domanda di sicurezza del cittadino a cui lo Stato risponde, tra l’altro, attraverso il soccorso tecnico urgente.
Questo segmento di sicurezza civile vede attori protagonisti proprio i vigili del fuoco con i circa 750 mila interventi che ogni anno compiono in soccorso dei cittadini, che vanno dalla semplice apertura di una porta al salvataggio di persone nelle condizioni più critiche, pagando anche un prezzo di infortuni e di vite umane che, forse, è il più alto tra quelli che vengono pagati nel nostro Paese. Lo scorso anno abbiamo perso quattro vigili in quattro distinte operazioni di soccorso. E sono pronti a tutto, svolgendo con responsabilità, compiti tra i più vari, anche in chiave di supplenza, così come normalmente avviene per gli incendi di bosco, in via principale di competenza delle regioni, nella realtà impegno incessante ed oneroso del Corpo Nazionale.
L’obiettivo è continuare nella modernizzazione e nel rilancio forte ed adeguato di un Corpo Nazionale dei vigili del fuoco di grande storia e di grande professionalità che deve rinnovare la sua capacità di essere struttura tecnica di riferimento per i disastri naturali, come per quelli antropici.
Il suo Dipartimento ha già nel nome un altro aspetto peculiare dei Vigili del Fuoco: la difesa civile. Materia che solo pochi conoscevano e che ora, con l’emergenza terrorismo è stata riscoperta. Quale l’evoluzione in questo settore?
Effettivamente questo è sempre stato un ambito riservato a pochi, ma per il quale il Ministero dell’Interno non si è mai sottratto alle responsabilità, individuate per legge, di garantire una piattaforma di sicurezza allargata che investe strutture ed enti civili che va proprio sotto il nome di difesa civile.
Dopo l’11 settembre il concetto di difesa civile ha ritrovato una sua drammatica attualità. Un risveglio ed un rinnovato impulso in un quadro istituzionale profondamente mutato che vede nel nostro Paese un forte positivo protagonismo di istituzioni territoriali e di espressioni della società civile.
L’evoluzione normativa e culturale che vi è stata negli ultimi anni rilancia proprio la necessità della presenza di una rete sul territorio che garantisca l’uguaglianza dei cittadini
e nella quale possano integrarsi tutte le componenti e, questo, non può non far capo al Ministero dell’Interno.
A livello europeo, sulle basi dell’immenso patrimonio operativo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e delle analoghe esperienze maturate in ambito NATO, è stato offerto un ampio ed articolato contributo propositivo, in vista della definizione delle concrete modalità operative del "meccanismo comunitario di protezione civile", recentemente messo a punto dalla Commissione.
Il Dipartimento da me diretto, inoltre, ha partecipato attivamente a numerose esercitazioni internazionali sia dell’Unione Europea, sia NATO e sono allo studio forme di collaborazione in ambito U.E. per la formazione di operatori nel campo NBCR e della preparazione per le missioni di Peace Keeping e Peace Enforcing.
Il Dipartimento è poi attivo in un altro ambito internazionale particolarmente significativo rispetto ai problemi posti dalla minaccia terroristica. Condivide con le autorità militari, infatti, un ruolo primario nelle azioni di interdizione dei traffici illeciti di armi di distruzione di massa, missili e relative tecnologie, in cui si sostanzia
la recente Proliferation Security. Iniziative, cui l’Italia ha aderito con altre dieci nazioni e che
presto si arricchirà dei contributi di nuovi Stati.
E per quanto riguarda i vigili del fuoco in questo campo?
Per quanto concerne la capacità operativa garantita dai vigili del fuoco, è stata implementata la potenzialità di intervento delle strutture periferiche, sotto il profilo organizzativo, formativo e delle dotazioni tecniche.
In particolare sono stati istituiti nuclei regionali NBCR e nuclei regionali avanzati in comandi siti in aree a rischio elevato. Mentre particolare attenzione è stata prestata al potenziamento delle dotazioni e degli equipaggiamenti in ambito NBCR, ormai sufficientemente disponibili su tutto il territorio nazionale.
Tutto questo dovrà prevedere anche una notevole implementazione tecnologica, quale?
Certamente molto è stato fatto e molto è ancora da fare. Sono stati effettuati importanti interventi sotto il profilo tecnologico, informatico e delle comunicazioni, ricorrendo a tecnologie molto avanzate. Basti pensare alla nuova rete di comunicazione satellitare bidirezionale, tipo aria-aria, che ci permette di comunicare con le quindici direzioni regionali ed interregionali dei vigili del fuoco, con i comandi provinciali e con i recenti mezzi di comunicazione mobile.
Ma, soprattutto la rete automatica di rilevamento della radioattività, gestita dai vigili del fuoco, che conta 1.237 stazioni di telemisura dislocate su tutto il territorio nazionale, con una maglia di 15 km quadrati, che rappresenta l’unica risorsa protettiva in atto per gli ambiti di controllo del rischio radiologico sul territorio italiano.
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