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Del seguente articolo:

Settembre-Ottobre/2004 -
Architettura
"Frate Sole" a Meier per Tor Tre Teste - Il prestigioso Premio internazionale di architettura sacra per un tempio avveniristico in un quartiere sub urbano a Roma
Consuelo Ciabattini

“Qualità espressive di valori mistici, armonia e bellezza delle forme, originalità e forza creativa nella concezione architettonica conferiscono all’edificio di Richard Meier un’alta atmosfera di spiritualità”.


Con questa motivazione la Fondazione Frate Sole a Pavia, animata da padre Costantino Ruggieri, pittore e scultore di prestigio con una vita trascorsa nella progettazione di chiese e santuari (recentemente anche il Santuario del Divino Amore a Roma, ha conferito all’architetto Richard Meier il Premio Internazionale di Architettura Sacra. Il prestigioso riconoscimento - spiega Armida Batori dei Beni Culturali, nel Comitato scientifico della Fondazione - è nato nel 1995, finalizzato a riconoscimenti quadriennali per opere di architettura sacra: nelle prime due edizioni è andato al giapponese Tadao Ando (1996), e al portoghese Alvaro Siza (2000) e quest’anno “Frate Sole” è per lo statunitense Richard Meyer per la chiesa a “Dio Padre Misericordioso” realizzata nel quartiere popolare di Tor Tre Teste a Roma.
Un tempio modernissimo incastonato in un quartiere suburbano che reca in sé il vestigio dell’antichità di Roma, scrive Luigi Leoni della giuria ricordando che il nome del quartiere nasce da tre teste di un bassorilievo di una torre di guardia medievale. Ora saranno anche i tre archi, o conchiglie ‘oranti’ di Meier a denominare idealmente questo luogo a livello spirituale - prosegue Leoni - e sarà come un sigillo impresso dalla fede, dalla mistica e dalla trascendenza nella storia e nello spazio di uomini e donne, sarà un seme destinato a fecondare di luce e speranza il terreno della vita.
La chiesa, che si incastona in uno dei quartieri non certo esaltanti, che fungono da satelliti della metropoli romana, dà una presenza di bellezza nella trama della quotidianità, un’incisione di spiriualità nel terreno opaco delle opere e dei giorni - aggiunge Gianfranco Ravasi, altro membro della giuria - e le sue tre conchiglie o archi, nel loro candore e slancio proiettano la pesantezza dell’esistenza umana e delle realtà concrete e spaziali verso la verticalità del cielo. Questo edificio unisce storia e presente: da un lato c’è la città di Roma che, nel suo cuore, è non solo un trionfo di memoria storica e di genialità artistica, ma è anche un’esposizione straordinaria di architettura.
Piero Sartogo, citando Frank Lloyd Wright per il quale un’opera di architettura per assurge alla magnificenza ha bisogno di un committente illuminato, di un progettista creativo e di un realizzatore capace, ha ricordato che Meier ha avuto sostegni fondamentali da Antonio Michetti per l’invenzione della struttura a conci collegati con cavi di precompressione post-tesi da 12 tonnellate cadauno e ancorati alle fondazioni, da Gennaro Guala della Italcementi per la tecnologia del cemento armato bianco reso autopulente con biossido di titanio, e infine la complessa direzione dei lavori di Ignazio Breccia Fratadocchi che ha curato la messa in opera delle tre vele (alte 26 metri) con tolleranze di circa 4 mm facendole scorrere su propri binari appositamente progettati.


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