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Del seguente articolo:

Novembre-Dicembre/2004 -
Osservatorio sulla salute
Aids un flagello mondiale - Oltre 40 milioni le persone infettate
Carlo Rodorigo

Mai così alto il numero di persone colpite dal virus Hiv e dall’Aids. Secondo le stime dell’Orni, nel mondo si sta raggiungendo la cifra di 40 milioni di infettati. Il numero di persone colpite dal virus dell’Aids è cresciuto nel 2004 e ha raggiunto quota 39,4 milioni - il livello più alto di sempre - secondo le ultime stime dell’Organizzazione rese note nel mese di novembre a Ginevra.
Le donne ricoprono una percentuale pari alla metà dei colpiti e il fenomeno, che ha avuto un incremento notevole negli ultimi due anni, tocca soprattutto Africa e Europa dell’Est. La maggior parte delle donne ha contratto l’infezione perché costretta a rapporti sessuali non ‘ protetti’. Secondo Peter Piot, direttore del programma Onu sull’Aids, è necessaria l’equiparazione dei diritti tra i due sessi per aiutarle a sfuggire all’epidemia.
Sempre più numerose le donne che contraggono il virus: attualmente circa la metà dei 37,2 milioni di adulti che vivono con l’Hiv sono di sesso femminile. Nell’Africa subsahariana, la regione più colpita dalla malattia, la percentuale sfiora il 60% e raggiunge il 76 % tra le più giovani (15-24 anni).
Secondo il rapporto dell’Unaids (Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Aids) e dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità, che fa capo sempre all’Onu), l’aumento dei casi tra le donne non è confinato al continente africano ed è stato osservato in tutte le regioni del mondo negli ultimi due anni, con incrementi particolarmente importanti in Asia orientale, Europa centro-orientale e Asia centrale. “Nel mondo - sottolinea l’Onu - la maggioranza delle donne contrae l’infezione a causa di comportamenti ad alto rischio dei partner, sui quali non hanno praticamente alcun controllo”. “Se si vuole davvero far cambiare rotta alle tendenze epidemiche è necessario adottare con urgenza strategie per affrontare le disuguaglianze di genere”, ha affermato Peter Piot, direttore esecutivo dell’Unaids.
Per l’alto funzionario “servono azioni concrete per prevenire la violenza contro le donne e garantire loro l’accesso al diritto di proprietà privata e di eredità, all’istruzione di base e alle opportunità di impiego”. Le donne, ricorda infine l’Onu, sono biologicamente più esposte al virus (due volte più degli uomini nel corso di un rapporto sessuale) e molte, in Africa australe in particolare, si ritrovano a utilizzare i rapporti sessuali come merce in cambio di beni o servizi.
La Fondazione “Aids - Aiuto” della II Divisione Malattie Infettive della Azienda Ospedaliera “L. Sacco” di Milano attraverso il suo sito internet (www.aids.it) fornisce informazioni scientifiche sull’infezione da Hiv e la sieropositività. Consente anche di rivolgere domande ai medici dell’Ospedale Sacco di Milano. Tra l’altro, nel sito pone l’attenzione sul problema sottolineando i cosiddetti ‘comportamenti a rischio’: “I dati che abbiamo esaminato, sia nel mondo che in Italia, mostrano un continuo aumento della trasmissione del virus Hiv attraverso i rapporti eterosessuali. Tali dati impongono dunque una riflessione sul fatto che l’Aids non è una patologia legata solo a particolari “gruppi a rischio”, ma a comportamenti a rischio legati sia alla omosessualità ed alla tossicodipendenza che alla eterosessualità ed in particolare alla promiscuità sessuale, cioè alla numerosità di partners sessuali. È significativo riflettere, inoltre, sul fatto che l’Aids è divenuta la prima causa di morte negli Stati Uniti tra i maschi di età compresa tra i 25 e i 44 anni: considerando che l’intervallo stimato tra l’infezione da Hiv e l’insorgenza dell’Aids è almeno di circa 10 anni, e che queste persone si erano infettate dunque in età adolescenziale e giovanile, è logico indirizzare una informazione che sia anche formazione ai più giovani, affinché maturino una consapevolezza sul valore della vita, dei loro gesti, della loro sessualità.
Per quanto riguarda la campagna di sensibilizzazione in Italia riguardo alla lotta all’Aids, (da quando è stato diagnosticato il primo caso nel 1982 al dicembre 2003 i casi registrati dal Mini-stero della Salute sono stati complessivamente oltre 52.000 con più di 33.000 decessi e un indice di mortalità del 64% circa), con molto realismo il Ministro della Salute Girolamo Sirchia in una recente dichiarazione fatta a Bruxelles nel contesto di un dibattito sulla lotta all’Aids e all’Hiv, ha registrato che la campagna ‘obiettivo giovani’ non ha avuto il risultato sperato. Ha infatti detto: “se ragioniamo in termini di giovani, dobbiamo riconoscere che abbiamo finora fallito il compito di sensibilizzarli”. ‘I giovani - ha spiegato il ministro - non leggono i giornali e guardano poca tv, quindi i mezzi di comunicazione raramente li raggiungono, e quando questo accade i messaggi sono vissuti all’opposto come un momento di contrasto con la società”.
Dal canto suo, il prof. Fernando Aiuti, l’illustre immunologo che da sempre studia questa malattia sostenendo la necessità di “campagne di prevenzione contro l’Aids per tutte le età” è stato ancora più drastico formulando un invito molto preciso: “chiunque sia sessualmente attivo deve sottoporsi al test dell’Hiv”.


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