Il termine “spazzacamino” porta alla mente l'immagine di Bert, l'amico di Mary Poppins, che cantava sui tetti della città magnificando l'importanza di avere buoni rapporti con la sua categoria per potersi garantire un futuro felice. L'immagine, con centinaia di spazzacamini nella tradizionale divisa, è poetica e dà allegria, ma non manca di senso pratico e attinenza alla realtà: ogni inverno sono centinaia le vittime delle intossicazioni da monossido di carbonio, e scoppiano in media 4000 incendi, solo in Italia, causati dal cattivo funzionamento di caminetti e stufe. Per questo l'Anfus, Associazione Nazionale Fumisti e Spazzacamini, da anni s'impegna affinché i tutti comuni rendano obbligatoria la manutenzione e la pulizia dei focolari, come già avviene a Bolzano, Trento e Udine. I vigili del fumo, questo il nome moderno dei compagni di Bert, possono davvero garantire un futuro felice, con la professionalità e l'ausilio dei più moderni mezzi. Il mestiere nei secoli scorsi è stato motivo di uno sfruttamento infantile senza precedenti: le povere famiglie del Nord Italia non avendo di che sostentarsi, in zone coperte per mesi e mesi dalla neve, cedevano i bambini ai “padroni”, che li portavano nella Bassa, e li iniziavano al mestiere dello spazzacamino. Così piccoli, con la forza e la resistenza tipiche della loro età, in grado di lavorare molto pur mangiando poco, i bambini si avvitavano facilmente nelle gole strette delle canne fumarie: per la stagione in corso diventavano letteralmente gli schiavi di chi li aveva “affittati”. Malgrado le molte terribili storie, l'iconografia tradizionale resta quella dell'uomo col cilindro,e la simpatia suscitatata da questa categoria fortunatamente resta invariata. Oggi agli spazzacamini si possono ascrivere soltanto meriti: il loro intervento, può scongiurare il rischio di incendio e il ritorno di monossido di carbonio. Pericolosissimo è il pressapochismo di chi s'ingegna da solo credendo di potere occuparsi della manutenzione senza averne alcuna competenza. Per molti poi, il “camino” è semplicemente la cavità, più o meno decorata, rustica , moderna, che accoglie le fiamme crepitanti di fronte alle quali ci si scalda. In realtà si tratta di strutture complesse, che dovrebbero seguire regole di costruzione rigidissime e di manutenzione ancora più rigorose. Il cosiddetto “caminetto” si compone di più parti essenziali; il “raccordo” o “canale del fumo”: ha la funzione di collegare l'apparecchio di combustione al camino. E' importante che non opponga alcun ostacolo al passaggio dei fumi. Essendo vicino alla camera di combustione, è soggetto a dilatazioni dovute al calore. Il “camino”, o canna fumaria: è la parte verticale dei condotti del fumo, è il motore del sistema, è fondamentale che non presenti curve troppo brusche nè tratti orizzontali, onde evitare perdite di tiraggio. La “torre del fumo” o torrino: è il tratto terminale del camino, fuoriesce dal tetto e deve avere tutti i lati a contatto con l'atmosfera. Fondamentale è che sia sufficientemente alto da consentire il posizionamento della bocca del camino al di sopra della zona di reflusso. Il “comignolo” o mitria: deve proiettare i fumi più in alto possibile, e deve avere caratteristiche precise:antivento, resistente alla corrosione, resistente ai colpi accidentali, impermeabile e antigelivo, smontabile. È auspicabile che la pulizia venga effettuata ogni due anni, calcolando un’accensione quotidiana di circa sei ore al giorno nella stagione invernale (corrispondente a 50-60 quintali di legna), a meno che la canna non abbia un diametro di 15 per 15, nel qual caso è necessario un intervento annuale. Un impianto ben pulito non è soggetto a incendio o a crollo di fuliggine, inquina meno e consente un notevole risparmio di combustibile perché il generatore di calore funziona meglio. Soltanto congedando il personale qualificato dopo un'attenta manutenzione del caminetto di casa, si potrà essere certi che una stretta di mano dello spazzacamino porti davvero fortuna.
J. D. D.
|