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Del seguente articolo:

Marzo/Aprile/2005 -
Editoriale
Roba da non crederci...
Andrea Nemiz

Nel Governo nessun potere sui prezzi che sono incontrollabili: se i cittadini vogliono delle misure di contenimento, comincino loro stessi isolando chi li alza. Questi, più o meno, i concetti espressi dal capo dell’Esecutivo. Roba da non crederci...
Quando, nei passati editoriali, abbiamo avviato qualche commento sulle vicende italiane che più o meno direttamente ci interessano come cittadini, ci eravamo ripromessi di non farci coinvolgere da sentimenti o, meglio, risentimenti legati alla politica, anche perché vorremmo tenerci sempre a una giusta distanza dalle vicende del Palazzo.
Fino ad ora ci siamo riusciti anche se, osservando da vicino come vanno le cose nel Paese, anche nel nostro piccolo qualche segnale di risentimento è forse necessario diffonderlo senza tema di addentrarci in un campo sempre più ostico.
La scintilla che innesca oggi la voglia di rispondere con decisione all’affermazione che “l’Italia è un paese che va...”, non è necessario cercarla con acutezza, anzi se ne potrebbe davvero trovare una al giorno: il costo della vita, tanto per toccare uno dei tasti più dolenti, si inerpica maramaldeggiando in ogni settore, tutti ne siamo colpiti e segnali in questo senso vengono più o meno da ogni parte politica. I prezzi sono ormai piroettanti, fuori da ogni controllo anche se non pochi si erano solennemente impegnati a perseguire una politica di contenimento per un loro sviluppo equilibrato con la situazione in generale.
Ora è proprio il Presidente del Consiglio che, a chiare note, ci spiega il contrario suggerendo magari che ciascun cittadino dovrebbe farsi parte dirigente. Magari, diciamo noi, isolando quei terribili commercianti che li portano in alto! Evviva le buone massaie!
Si stenta davvero a credere di aver udito, o letto, queste parole.
L’Italia sta bene - dicono a Palazzo, perché da noi c’è il maggior numero di telefonini nel rapporto con la popolazione di quanti ce ne siano in altri paesi europei! Ma che paragone è mai questo? Può davvero il costo d’acquisto di un cellulare essere un indice di benessere economico?
L’Italia sta bene perché, per le statistiche, risulterebbe che gli italiani per il 70-80 per cento possiedono una casa propria: incredibile il semplicismo di questa affermazione! Basterebbe contare quante sono realmente le famiglie italiane che vivono in una casa propria, a quali mutui si sono sottoposte per non cadere nella morsa del caro affitti e si dovrebbe anche tentare di capire quante di queste famiglie vivono ammassate in più nuclei sotto uno stesso tetto. E in quali spazi poi?
L’Italia sta bene perché ha il più alto parco di automobili in rapporto al numero degli abitanti. Ma vogliamo vedere quante sono in percentuale le auto che si muovono solo nei festivi, bloccate per l’intera settimana lavorativa dall’alto costo dei carburanti, dall’alto costo dei parcheggi nelle metropoli e, al converso, di quali pesanti ed estenuanti difficoltà ricadono su chi è costretto a servirsi dei mezzi pubblici? Si studia l’alta tecnologia per un ponte faraonico sullo Stretto ma nessuno, al di là della certa emozione nel momento di certi disastri ferroviari , riflette su quante ore di treno siano necessarie per andare da Palermo a Milano.
L’Italia sta bene, soprattutto nel Mezzogiorno si sostiene, perché l’indice di disoccupazione (quello calcolato sugli iscritti alle liste di collocamento) è in diminuzione! Ma vogliamo tentare di capire per quale motivo questo indice sia in flessione, capire quanti non vi si iscrivono più perché defatigati dalle incolmabili attese o perché emigrano al nord in cerca dei miraggi che ci appaiono in tv?
L’Italia sta bene dunque? E il problema degli sfratti dove lo mettiamo? La perdita continua di posti di lavoro? L’aumento del costo dei servizi? Il pesante divario tra inflazione ‘reale’ e quella ‘percepita’? E che dire degli scandali della sanità (di questi giorni le liste di attesa nel ‘pubblico’ gonfiate per dirottare sul privato) non sta ormai diventando un valore aggiunto solo per le classi abbienti? Guai ad ammalarsi se non si hanno i soldi per curarsi.
Vogliamo ridere? E allora consoliamoci con il fatto che ci sono state ridotte le tasse, che i nostri beni immobili li potremo trasferire ai figli senza sborsare un soldo e consoliamoci pure che, finalmente, sono state bloccate quelle micidiali e venefiche sigarette che, in ufficio e nel pubblico, ci ammorbavano i polmoni. Certo, qualche zaffatina di smog da idrocarburi, o da polveri sottili, o le micidiali esalazioni cancerogene dalle tanto probe marmitte catalitiche (leggi titanio), tanto care all’industria automobilistica, ce le portiamo sempre in gola ma, questo, è un male ...necessario perché gli operai debbono pur lavorare, e ci ringraziano.
Quelli cinesi, però.


La foto di copertina è di Massimo Sestini ed è stata scattata da
un elicottero del 18° Reparto Volo della Polizia di Stato
che ne ha gentilmente consesso il permesso di pubblicazione


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