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Del seguente articolo:

Marzo/Aprile/2005 -
Lotta alla criminalità
Le funzioni di competenza della nuova Direzione
Antonella Mastrosanti

Con un Decreto Legge, su proposta del Ministro dell’Interno Pisanu, il Consiglio dei Ministri ha approvato la creazione di una nuova Direzione investigativa, la Direzione Anticrimine Centrale (DAC), che accorperà il Servizio Centrale Operativo (SCO), il Servizio di Polizia Scientifica e il Servizio di Controllo del Territorio. La DAC è stata affidata al Prefetto Nicola Cavaliere, già questore di Roma sino a pochi mesi fa, e vede già operativi alcuni servizi e con essa sarà possibile potenziare l’attività anticrimine a livello centrale e periferico.
La DAC si occuperà del controllo del territorio, ma farà anche lavoro di intelligence. Una sua equipe sarà dedicata all’analisi dei crimini violenti, un nucleo in particolare investigherà nell’ambito dei serial killer, con l’ausilio di un attrezzato laboratorio dell’unità scientifica. Nella nuova struttura personale della Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato. Le misure adottate mirano a ottimizzare l’impiego delle risorse destinate al contrasto all’immigrazione clandestina, all’ammodernamento ed al potenziamento dei mezzi delle Forze di Polizia, all’operatività del soccorso aereo e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
“Nata da appena un mese la DAC è già perfettamente operativa, con risultati apprezzabili tanto a livello centrale che periferico”. Questo è stato il commento della delegazione della Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia al termine dell’incontro con il Direttore della DAC, il prefetto Cavaliere. “La DAC è una struttura snella che in poco tempo è riuscita a rivisitare i servizi preesistenti, ottimizzando al meglio - ha detto il Segretario Generale della Consap Giorgio Innocenzi - l’impiego di tutte le risorse”. “In particolare la DAC, che mira al rilancio delle attività investigativa, si pone al servizio delle strutture periferiche che, nell’attività di contrasto della criminalità, potranno avvalersi da ora in poi su una struttura altamente specializzata nell’analisi e nell’elaborazione dei dati. La struttura - prosegue il Segretario - si propone altresì di utilizzare al meglio le elevate professionalità dei circa 400 operatori del Servizio di Polizia Scientifica e degli oltre 1.200 operatori preposti al controllo del territorio, L’istituzione della DAC -- va nel segno auspicato dalla nostra organizzazione in quanto garantisce più elevati standard alle strutture operative, introducendo un modello decisionale fondato sulla condivisione degli obiettivi e dei risultati che non potrà che portare giovamento ai cittadini che aspirano a livelli sempre più alti di efficienza dei servizi di sicurezza nazionale”.
La DAC è una struttura nuova che porta sulle spalle una lunghissima e profonda esperienza e in essa sono stati riuniti tre servizi già esistenti: la polizia scientifica, appunto, quella del controllo del territorio, e lo Sco, il Servizio Centrale Operativo. Tutti in un polo operativo unico. Il fine ultimo è la creazione di una macchina snella in grado di supportare la periferia. Gli uomini che si occupano del controllo del territorio sono divisi in sette sedi nelle principali città italiane e partecipano a operazioni contro la criminalità organizzata.
Nel lavoro di intelligence volto al controllo del territorio una equipe si dedicherà all’analisi dei crimini violenti, una squadra speciale con i massimi esperti di delitti seriali, quelli che vengono definiti i ‘cacciatori di mostri’; in particolare un nucleo investigherà nell’ambito dei serial killer con l’ausilio di un attrezzato laboratorio della scientifica. Quest’ultima squadra è diretta da Carlo Bui che proprio in questo periodo è particolarmente impegnato nelle indagini su Una bomber. Ma dal ‘95 a oggi, non c’è stato un caso di serial killer che non abbia visto impegnata la UACV. Il Servizio Centrale Operativo, infine, può contare su 200 uomini. .
Grossi reati, criminalità organizzata, serial killer. Gli obiettivi della DAC sono molteplici e tutti concreti. Insomma, non si fa ‘filosofia della sicurezza’, si fa sicurezza; in più, il varo della nuova struttura favorirà il coordinamento tra le forze dell’ordine. Polizia, carabinieri e guardia di finanza studieranno insieme le strategie sia per combattere le nuove forme di criminalità sia per incidere sempre di più su quelle che da anni abbiamo in Italia - ha spiegato il Direttore sottolineando che è inutile cercare un esempio analogo in altre polizie straniere, un esempio che possa rendere l’idea di quello che questa struttura vuole diventare: sarà un gruppo di intelligence centrale come hanno tutte le forze dell’ordine, e un braccio affidato ai gruppi che si occupano di controllo del territorio. Uomini sia in divisa che non, specializzati in operazioni di setacciamento e che potranno essere impiegati in perquisizioni a tappeto per isolare quartieri, per controlli che prevedono l’impiego di ingenti forze. Come già avviene a Napoli o in Sicilia.
Formalmente la DAC si dovrebbe occupare della grande criminalità organizzata, grandi reati, serial killer, ecc. Ma c’è già chi individua il modello ispiratore di questa superpolizia nell’Fbi americana, il potentissimo servizio segreto federale i cui superpoteri, che spaziano in tutti i campi, dai crimini comuni ai reati finanziari, fino all’immigrazione e ai reati politici, ne fanno quasi uno Stato nello Stato. Si parla anche di un corpo di uomini all’interno della struttura specializzati in operazioni di “setacciamento”, che potranno essere impiegati per perquisizioni a tappeto, per isolare interi quartieri, per operazioni che in generale richiedono l’impiego di ingenti forze. Sicilia. In altre parole in vere e proprie operazioni paramilitari di “controguerriglia” urbana.

Già oggi i primi successi

Lo scorso 22 aprile, infatti, è stata effettuata una delle prime operazioni sul campo. Un pericoloso trafficante di droga A.V., di 44 anni, latitante di origine greca, è stato catturato a Bologna nel corso di un’operazione di polizia effettuata anche con l’impiego degli uomini del Servizio Centrale Operativo della Direzione Anticrimine Centrale. Il narcotrafficante, ora temporaneamente rinchiuso nel carcere della Dozza in attesa dell’estradizione, deve scontare una condanna definitiva di sette anni di reclusione in Italia inflittagli nel ‘93 dal Tribunale di Venezia sempre per traffico di droga, nonché un ordine di cattura internazionale spiccatogli contro dalle autorità elleniche per traffico di armi e stupefacenti.

L’identikit di Andrea Ghira ricostruito ai computer della Polizia Scientifica
   
A distanza di trent’anni, la vicenda horror del massacro del Circeo, ritornata alla ribalta per le nuove drammatiche "gesta" di Angelo Izzo, ritenuto responsabile dei due recenti feroci omicidi in Molise, alle porte di Campobasso, l’unico dei tre artefici del massacro del 1075 (tutti condannati all’ergastolo) che sia riuscito a ‘farla franca’ è Andrea Ghira e oggi ritorna protagonista nelle pagine di cronaca nera. In questi giorni, infatti, nel corso della popolare trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” è stata mostrata al pubblico la ricostruzione con l’ “invecchiamento” del latitante. Ed stata proprio la nuova struttura investigativa dell’Anagnina a diffondere con vigore in quella trasmissione diversi photofit di Ghira realizzati dalla Scientifica con le nuove tecnologie per stringergli il cerchio intorno.
“L’uomo che state cercando somiglia molto al primo identikit che avete mostrato poco fa, solo che il volto è più magro e aveva la testa completamente rasata”. A dare questa informazione al telefono della trasmissione, aperto alle segnalazioni del pubblico, è stata una signora che è intervenuta telefonicamente. Dopo qualche minuto, una seconda conferma: anche un altro ascoltatore racconta di avere incontrato l’uomo della foto, ma dall’altra parte dell’oceano, in Costa Rica. Nel corso della trasmissione Andrea Ghira era stato mostrato com’era nel 1975, all’epoca dei fatti, e come potrebbe essere oggi, a 45 anni. Cinque foto ‘invecchiate’ e ‘ritoccate’ dagli esperti della Scientifica, cinque photofit esclusivi frutto di una rielaborazione computerizzata, basata solo sulle sue vecchie foto, perché, a differenza di quanto avvenuto con Bernardo Provenzano, l’altro latitante ricercato ovunque, non ci sono testimonianze dirette, successive alla scomparsa, con cui integrarla. Il photofit viene fatto sulla base di quelli che gli esperti chiamano punti fissi, perché restano immutati nel tempo, ed è soggetto a ritocchi perché gli investigatori sono pronti a sfruttare le eventuali segnalazioni dei cittadini. Cosa che è puntualmente avvenuta.
Questi, e altri identikit, portano dunque il marchio della Polizia di Stato - Direzione anticrimine centrale - la nuova Fbi italiana’ in cui è confluita tutta la polizia scientifica. Gli uomini e le donne della Scientifica sono quelli della scena del crimine: biologi, psicologi specializzati in profili criminali, esperti in balistica, esperti in medicina legale, fisici, ingegneri, esperti informatici, videofotosegnalatori. Alcuni sono reclutati in unità speciali, come l’Uacv per le indagini sui serial killer e per i casi di omicidio senza apparente movente, oggi punto di riferimento per Europol nel settore degli omicidi seriali e transnazionali. Ma i settori di intervento della Scientifica sono molti, moltissimi: si va dall’identificazione di persone e cose, attraverso la fotografia, la dattiloscopia, la genetica, la grafologia, le analisi chimiche, alle tecniche di sopralluogo, rappresentate dai rilievi planimetrici, le ricostruzioni virtuali, le simulazioni. Uomini e donne che rivestono nuove figure professionali, aiutati da tecnologia all’avanguardia. Una per tutte: il cosiddetto “Sasc”, un sistema intelligente, che si evolve e impara dalle informazioni che riceve, in grado di confrontare diversi casi. Non c’è stato nessun evento criminale di rilievo, dai grandi casi di terrorismo alle stragi di mafia e agli omicidi brutali, a cui gli esperti della Scientifica non abbiano lavorato, dando supporto specialistico alle indagini.

Il photo fit di Andrea Ghira realizzato dalla Polizia e diffuso dalla Dac. L'unica foto del latitante è del 1975 (al centro fila superiore)


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