Modalità e risultati dell’approccio dell’Alta Velocità con l’archeologia,
- dalla realizzazione delle infrastrutture sino alla valorizzazione dei reperti antichi - sono stati illustrati dai professori Andrea Carandini, ordinario di Archeologia e Storia dell'arte greca e romana all'Università "La Sapienza",
da Anna Maria Reggiani, Direttore Generale per i Beni Archeologici del Ministero dei Beni e Attività Culturali,
da Anna Maria Moretti, Soprintendente per i Beni Archeologici del Lazio e da Antonio Savini Nicci, Amministratore Delegato di TAV, la società di RFI
per la realizzazione delle linee Alta Velocità/Alta Capacità.
La collana "Archeologia TAV in 3D" avvalendosi dell'ausilio di ricostruzioni virtuali e tridimensionali, di testi e immagini, rende fruibile a tutti, con diversi gradi di approfondimento, il percorso di conoscenza sull'uso antico del territorio che, regione per regione, si è intrecciato con l'attività dei tecnici e degli ingegneri al lavoro per costruire la nuova ferrovia. Il primo DVD, realizzato insieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, ha suggellato questa doppia opera a pochi mesi dall'avvio della nuova Roma-Napoli.
Antonio Savini Nicci, ha illustrato il rapporto di queste linee con l'archeologia in relazione a un nuovo modello di infrastrutturazione del territorio. “Per raccontare e diffondere al vasto pubblico le nuove conoscenze archeologiche del territorio rese possibili dai lavori per la realizzazione delle nuove linee ferroviarie - ha detto Savini Nicci - abbiamo scelto insieme alle Soprintendenze per i Beni Archeologici, di utilizzare le nuove opportunità offerte dalle tecnologie multimediali per trasmettere con linguaggi e codici divulgativi i rigorosi contenuti tecnico-scientifici elaborati sulla base degli studi archeologici. E' nato così il progetto di una collana multimediale per l'ampia diffusione Ma per noi è molto di più: rappresenta un modo per condividere con la collettività i risultati di un processo di infrastrutturazione compiuto insieme alle istituzioni che ha segnato profondamente la storia e le scelte dell'Alta Velocità italiana e, crediamo, di tutte le grandi opere entrate in cantiere successivamente”.
“Quando più di dieci anni fa il progetto Alta Velocità delle Ferrovie dello Stato ha iniziato in Italia il suo percorso, con l'istituzione di TAV, la società di RFI per la realizzazione delle nuove linee tra Torino, Milano e Napoli, tra Milano e Genova e tra Milano e Venezia, pensavamo di dover realizzare solo una nuova ferrovia. Non era un compito da poco: quasi mille chilometri di binari per raddoppiare la capacità di trasporto, rilanciare il ruolo del treno e contribuire a superare sia lo squilibrio del sistema dei trasporti italiano su strada, sia il gap che già allora ci divideva da altri Paesi europei dotati di nuove linee Alta Velocità. Già quella appariva come una grande sfida: la nuova infrastruttura per estensione e complessità era una delle più importanti dal dopoguerra, e non solo su scala italiana. Molte le problematiche tecnico-progettuali legate alle caratteristiche fisiche e antropiche delle aree attraversate, molte le risorse economiche necessarie, molte le risorse professionali e organizzative da mettere in gioco. Subito però si è fatto avanti quello che sarebbe diventato uno dei protagonisti principali dell'AV, forse il più impegnativo: il territorio. Oggi il termine è entrato nell'uso comune con tutte le sue molteplici valenze, strettamente intrecciate tra loro: ambientali, sociali, istituzionali, economiche, storico-archeologiche, culturali, oltre che fisiche e geografiche, per citarne le principali . E oggi è chiaro che un processo di infrastrutturazione per essere efficace e sostenibile deve prima di tutto confrontarsi con la complessità e la ricchezza del territorio. Deve farlo con strumenti e professionalità in grado di portare avanti insieme le funzionalità dell'opera a diverse scale (nel nostro caso sovranazionale, nazionale e locale) le esigenze pubbliche e le esigenze industriali così come quelle dei tenitori attraversati”.
“Dall'inizio il progetto parlava di 8 regioni e oltre 200 comuni da attraversare con le nuove linee. Nel tempo, durante gli iter progettuali e autorizzativi e poi durante le fasi di costruzione, questi numeri hanno assunto una consistenza sempre più concreta e articolata, fatta di persone e luoghi, bellezze paesaggistiche e strade, abitazioni e aziende agricole, industrie e scuole, diversi gradi di sviluppo e di infrastrutturazione, un tessuto sociale sempre più attento alla qualità del proprio territorio e un inestimabile patrimonio storico-archeologico che ci mette ai primi posti nel mondo”.
“Attraverso un percorso a tratti anche difficile e faticoso, il progetto AV, in stretta collaborazione con le istituzioni centrali e locali, ha trovato modi e strumenti per gestire questa complessità dando attenzione a tutte le componenti in un'ottica di sistema. E se ha in molti momenti scontato il suo ruolo di pioniere di un nuovo modo di fare grandi opere, è riuscito nel tempo a creare un insieme di best practìces consolidate al punto da potersi proporre come modello di infrastrutturazione che vede l'opera come un tutt'uno con gli interventi di inserimento socio-ambientale”.
“Non è un caso che oggi, mentre le nuove linee lungo Torino- Milano-Napoli sono tutte in avanzata costruzione e siamo a pochi mesi dall'entrata in attività della Roma-Napoli, seguita subito dopo dalla Torino-Novara, recenti strumenti regolamentari già operativi così come altri in fieri danno sostanza normativa a più di una innovazione sperimentata per la prima volta nella ricerca di un rapporto sempre più efficace tra Alta Velocità e territorio”.
È proprio intorno alle presenze archeologiche che si è costituita una delle punte più avanzate e strutturate dei processi di gestione degli impatti delle linee veloci. Nel tempo e nella collaborazione con le Soprintendenze competenti TAV è arrivata ad una vera e propria internalizzazione della variabile archeologica nel progetto. Senza tacere le problematiche archeologiche e l'impatto su tempi e costi che il progetto AV ha dovuto affrontare, anzi forse proprio passando anche attraverso le difficoltà, il progetto AV ha dato un notevole contributo alla nuova coscienza che anche nei processi di infrastrutturazione l'archeologia può mantenere intatto il suo valore intrinseco di preziosa testimonianza e memoria della storia antica del nostro territorio. I ritrovamenti archeologici sono da considerare quindi non già come ostacolo, ma come elemento in grado di conferire valore aggiunto all'opera stessa”.
“La peculiare metodologia è stata messa a punto con le Soprintendenze Archeologiche, prime tra tutte quella del Lazio coinvolta nella realizzazione della Roma-Napoli, la prima linea entrata in cantiere è la più ricca di testimonianze antiche. Dalla definizione in fase di progettazione preliminare del tracciato di minore impatto sul patrimonio antico si passa al monitoraggio preventivo delle aree su cui eseguire i lavori per poter ridurre il rischio archeologico - mai del tutto eliminabile - e determinare le azioni successive: dalla programmazione progettuale di interventi sulle presenze archeologiche monitorate, all'immediato avvio dei lavori, sempre condotti con l'assistenza di archeologi, sulle aree prive di testimonianze antiche. Il processo di gestione dei ritrovamenti continua nelle fasi successive sulla base dei risultati delle indagini preliminari vengono programmati gli interventi sulle ulteriori emergenze antiche. Per tutti i ritrovamenti sono previsti scavi, acquisizioni documentali e pubblicazione dei risultati degli studi. A seconda della rilevanza dei beni sono definite le diverse attività per la salvaguardia e la valorizzazione: dallo scavo integrale, agli interventi per consentire la fruizione del bene e la sua conservazione- compresi il restauro e l'allestimento di aree museali - fino a soluzioni infrastrutturali alternative di minore impatto in caso di ritrovamenti di estrema importanza”.
“Tutto questo per noi c'è dietro le immagini di ‘Ar-cheologia TAV in 3D’- ha concluso l’Amministratore Delegato TAV - e c'è anche l'impegno e la passione dell'archeologo, prematuramente scomparso, che in TAV ha posto le basi pratiche e teoriche dell'innovativo approccio all'archeologia: Adolfo Gianni, cui questo lavoro è dedicato”.
La professoressa Anna Maria Reggiani, Direttore Generale per i Beni Archeologici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha sottolineato quanto il patrimonio antico con l’avvento delle grandi opere si sia trasformato da un fattore di rischio a un valore aggiunto.
“L'esigenza di riproporre in termini positivi il dibattito fra interesse pubblico e privato - ha detto il Direttore - è ormai diffusamente sentita non solo dagli Enti preposti alla tutela, ma anche dai settori più avanzati di quanti operano nell'ambito dei grandi lavori pubblici e che tentano di invertire una tendenza che ha fatto in passato di esigenze di sviluppo specifico il perno della programmazione degli interventi sul territorio”.
“Di grande significato il fattivo esempio di collaborazione fra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e TAV nella realizzazione della tratta laziale della linea Alta Velocità Roma-Napoli, la cui fattibilità è stata resa possibile fin dall'inizio da un ampio progetto di monitoraggio archeologico territoriale, effettuato prima dell'avvio dei lavori.
“Il monitoraggio archeologico infatti, inteso come strumento di pianificazione per la tutela territoriale, è la fotografia del territorio al momento dell'acquisizione dei dati provenienti dalla ricognizione di campo, dalla ricerca bibliografica e archivistica, dall'analisi della fotointerpretazione aerea. La somma di questo complesso di informazioni a diverse scale e di differente natura contribuisce alla realizzazione di un articolato strumento di consultazione e pianificazione territoriale funzionale alla programmazione degli interventi infrastrutturali”.
“Veniva già svolta infatti da anni sul territorio un'attività di programmazione e di prevenzione per una corretta pianificazione territoriale, alla luce sia della legislazione di tutela sia della normativa in materia urbanistica. La motivazione degli studi preliminari era nella necessità di limitare per quanto possibile rinvenimenti cosiddetti "fortuiti" con conseguenti imprevisti nella realizzazione delle opere pubbliche relative. Un esame del territorio interessato dall'opera, corredato da specifiche ricerche, porta invece alla conoscenza preliminare delle presenze archeologiche oggetto di interferenza da parte del progetto, in modo da ridurre i rinvenimenti assolutamente non prevedibili”.
“La metodica tradizionale non consente di programmare né il numero, né i tempi, né i costi dei fermi in corso d'opera. La nuova metodologia programmatica consente invece di conoscere a monte il numero e le caratteristiche degli interventi archeologici, e, quindi, di pianificarne i tempi ed i costi, L'attività archeologica diviene così una realtà inserita su di un'ampia programmazione territoriale, e lo scavo archeologico viene affrontato come opera prioritaria”.
“Le attività preventive, che si concludono con gli scavi archeologici, hanno la loro naturale prosecuzione nelle attività di valorizzazione, mediante mostre, convegni, pubblicazioni, musealizzazioni. Un esempio per tutti sono, sempre sulla tratta dell'alta velocità Roma-Napoli, le pubblicazioni e i convegni sullo scavo archeologico di Casale del Dolce, importante insediamento con strutture abitative, produttive e di immagazzinamento con relativa necropoli, in uso dal Neolitico fino ad epoca romana, esteso su di una superficie di circa 10 ettari. L'intervento costituisce un esempio "moderno"di valorizzazione non solo per il sito ma per le aree limitrofe, di cerniera fra la Campania, il Lazio e le zone interne, testimonianza di una continuità di occupazione del territorio che i vari contributi presenti in Archeologia TAV 3D lo evidenziano. La collana Archeologia TAV in 3D si propone come sintesi delle attività di tutela, di ricerca scientifica e quindi di valorizzazione, obiettivi costantemente perseguiti e realizzati”.
Il professor Andrea Carandini, ordinario di Arche- ologia e Storia dell'Arte greca e romana - Università La Sapienza di Roma ha trattato il tema dei lavori per l'alta velocità come occasione di conoscenza estesa del territorio e di valorizzazione del patrimonio antico.
“Attraversare nel tempo e nello spazio un territorio, un edificio, un nucleo di oggetti. Tale è l'ambizioso obiettivo - ha detto Carandini - di una ricerca archeologica che si ponga nella prospettiva della ricostruzione storica e culturale. Dopo il minuzioso lavoro di analisi svolto sul campo, bisogna ricomporre e svolgere un racconto che conduca in questo itinerario di conoscenza lo specialista, il tecnico, l'amministratore, l'appassionato, il curioso ... qualsiasi persona. La diffusione corretta e capillare dei dati rappresenta così uno degli strumenti più efficaci per la valorizzazione dei nostri Beni Culturali. Infatti, non assicura soltanto la conservazione e la possibilità di fruizione - diretta o indiretta - del dato materiale ma consente allo stesso tempo di comprenderlo. La collana ‘Archeologia TAV in 3D’ aspira a tutto questo”.
“I lavori per la costruzione delle nuove linee ferroviarie ad Alta Velocità hanno attraversato, stanno attraversando o stanno per attraversare varie e vaste aree dell'Italia: regioni nel cuore dell'impero di Roma e ricche dal punto di vista archeologico come nessuna altra al mondo (Lazio e Campania); aree di antica cultura etrusca (Toscana ed Emilia Romagna), aree trans-padane e sub-alpine dove Roma si affacciò in fasi più recenti rispetto al resto della penisola (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto). Non si tratta dell'ennesima ferita inferta ad un territorio già segnato da espansioni edilizie e attività costruttive o di altro genere non sempre "razionali" o sufficientemente adeguate al contesto paesaggistico e culturale circostante. Data la scala dell'intervento e la disponibilità delle risorse investite in tale impresa, questi lavori costituiscono piuttosto un'occasione irripetibile per la conoscenza estesa di alcuni settori del territorio nazionale. E il territorio nasconde e contiene il mondo antico, nei suoi molteplici paesaggi che le diverse forme di insediamento hanno modellato e mutato nel corso del tempo”.
“Un'occasione non si tramuta però automaticamente in un successo. Più complessa è la sfida da affrontare, sempre più adeguati ed efficaci devono apparire gli strumenti di cui intendiamo dotarci per affrontare il compito che ci è stato assegnato. Ogni reperto è un dato scientifico e la ricerca archeologica, a partire dallo scavo stratigrafico, deve essere attuata non come un processo di acquisizione della conoscenza a sé stante o, al massimo, finalizzata alla conservazione in archivi delle informazioni raccolte. La ricerca deve essere intesa anche come uno strumento per la comunicazione di questa conoscenza alla collettività e per la valorizzazione e la tutela del patrimonio culturale. Ciò comporta massimo rigore scientifico, alte capacità professionali e strategiche da parte degli operatori, disponibilità alla discussione dei dati, apertura alla ricostruzione storico-archeologica e alla edizione in tempi ragionevolmente brevi”
“La scelta di inaugurare la divulgazione sistematica delle conoscenze acquisite in formato multimediale e non, più tradizionalmente, cartaceo non è stata una scelta casuale. Nel nostro Paese mancano strutture espositive che illustrino adeguatamente la storia delle cento città e dei loro territori. Le straordinarie possibilità offerte dagli strumenti tecnici a nostra disposizione ci permettono di realizzare spazi virtuali di offerta e acquisizione della conoscenza (CD-Rom, siti/portali Internet), embrioni di futuri possibili musei, non importa se reali o virtuali anch'essi. Solo sostenendo con una ricerca scientifica rigorosa la realizzazione di tali strumenti di divulgazione, infinitamente potenti dal punto di vista tecnologico, potremo vincere la sfida e trasformare le nostre infrastrutture in assi attrezzati della conoscenza del patrimonio culturale.
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