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Del seguente articolo:

mag/lug/2005 -
Scienza e conoscienza
Terri uccisa due volte
Mariapia Bonanate (condirettore di "Il nostro tempo"

Nei molteplici aspetti del dibattito contro, e pro, la cosiddetta ‘morte indolore’. Il caso della giovane Terri Schindler Schiavo spentasi in Florida, come scrive Maria Pia Bonanate, vice direttore del settimanale cattolico “Il nostro tempo” che ci ha gentilmente consentito di pubblicare un suo intervento nel quale spiega le ragioni contrarie al porre deliberatamente fine a una esistenza. Terri. che si è spenta dopo 14 anni di agonia indotta, è assurta a simbolo delle tante simili, nascosta in migliaia di case di tutto il mondo, dimenticate nelle corsie degli ospedali ha fatto esplodere tutte le contraddizioni della nostra civiltà.


Vi sono passaggi nella storia che ci impongono di fermarci. Ci chiedono di scendere dentro noi stessi, facendo quel silenzio che il mistero della vita e della morte esige. La recente scomparsa di Giovanni Paolo II per l'universalità della sua portata e la grandezza del personaggio, sia per i credenti che per i non credenti, è uno di questi passaggi. Ma nei giorni di lacrime e di infinita commozione per un Pontefice che, come nessun altro, è entrato nella vita dei popoli e delle singole persone, c'è un'altra vicenda che di riflesso ha posto alla nostra coscienza domande sulla morte con una ricaduta diretta sulla nostra vita. E' quella di Terri Schindler Schiavo, spentasi nella clinica di Pinellas Park, in Florida, dopo quattordici giorni di agonia indotta.
Una vicenda assurta a simbolo delle tante simili, nascoste in migliaia di case di tutto il mondo, dimenticate nelle stanze degli ospedali, che ha fatto esplodere le contraddizioni non solo di un Paese sempre più confuso come sono oggi gli Stati Uniti, ma anche le nostre contraddizioni.
Terri Schiavo, da quindici anni in stato vegetativo, ha cessato di vivere nella solitudine imposta da quel marito che da anni si batteva perché fosse lasciata morire e che ha allontano tutti i familiari, a cominciare da quei genitori che non erano riusciti ad ottenere che venisse riattivata l'alimentazione e l'idra-tazione che i giudici avevano deciso di interrompere. Anche il loro ultimo ricorso d'urgenza alla Corte Suprema era stato respinto. Una contesa giudiziaria e uno scontro familiare che hanno creato un dramma nel dramma, suscitando una sconfinata tristezza per la spettacolarità crudele che la vicenda ha assunto, dilatata ed esasperata dai media di tutto il mondo.
Terri, donna senza voce, ma con una vita vegetativa sulla quale la scienza stessa non è ancora riuscita a dire parole definitive, persona che, anche se menomata nelle sue facoltà, aveva diritto di vivere come tutti gli esseri umani presenti sulla Terra, anche se «diversi», è stata sacrificata a leggi inadeguate ad affrontare questi complessi casi clinici. E qui si apre la prima drammatica domanda: è più importante la legge o la persona? Ha scritto quel bravo corrispondente dagli Usa che è Vittorio Zucconi, a proposito della Terra, anche se «diversi», è stata sacrificata a leggi inadeguate ad affrontare questi complessi casi clinici. E qui si apre la prima drammatica domanda: è più importante la legge o la persona? Ha scritto quel bravo corrispondente dagli Usa che è Vittorio Zucconi, a proposito della battaglia legale svoltasi attorno al letto della donna morta in Florida: «La legge non è un optional da prendere o scartare o modificare ad arbitrio di chi controlla temporaneamente il governo, è la religione civile nazionale garantita dalla assoluta autonomia dei poteri esecutivi, legislativi e giudiziario. Questo principio fondante e unificante diventa tanto più doloroso, ma ferreo, proprio quando richiede il sacrificio, in pace e in guerra, al fronte con il fucile o in un letto d'ospedale, del singolo, per salvare la comunione dei cittadini».
Ma se la legge non riesce a proteggere i deboli, coloro che non possono difendersi, come è possibile che salvi la «comunione dei cittadini», discriminando chi può difendersi da chi non lo può fare, tradendo la ratto di ogni formulazione legislativa? Oggi Terri, domani altri, handicappati, anziani, bambini, inalati cronici e terminali, ritenuti un fardello troppo pesante e oneroso, un intralcio alla comunità per le loro condizioni difficili possono essere sacrificati a quello che viene da questa legge ritenuto un bene superiore. Ma in una legge che si arroga il diritto di eliminare un certo genere di persone c'è qualcosa che non torna, che va oltre l'eutanasia ed entra nell'ambito del rispetto dei diritti umani che devono essere uguali per tutti. Diritti invece oggi sempre più umiliati e dimenticati, soprattutto quando si riferiscono a coloro che non contano.
“Nel caso di Terri si è trattato di puro abbandono terapeutico, di una vera e propria omissione di soccorso. La morte di Terri è un ennesimo, allarmante segnale dell'indebolirsi dell'etica della cura, nel senso di prendersi cura dell'altro. Le ragioni di questo procedere vanno cercate nell'avanzare della cultura della morte che si muove nel vuoto etico e nel vuoto razionale, privilegiando gli interessi materiali, l'integrità e la bellezza fisica, i sani nei confronti dei malati e che porta a concludere che, a un certo punto, un certo malato deve morire. Per non turbare la quiete e i diversi intrecci dei sopravviventi, per non protrarre le immagini del dolore», ha detto con vigorosa chiarezza la pedagogista Paola Binetti, presidente del comitato «Scienza e vita».
Ma qualcosa che non torna c'è anche in quell’America che si professa cristiana e che ha chiesto di non staccare il tubo di alimentazione a Terri con manifestazioni a volte plateali, come quelle dei flagellanti di fronte alla clinica di Pinellas County. E' l'America che ha votato Bush e per la quale lui, riconoscente, è corso al Congresso per tentare di cambiare la legge che condannava a morte Terri. E' l'America che ha votato un Presidente il cui Congresso repubblicano sta tagliando le risorse mediche destinate a centinaia di migliaia di americani sofferenti, sta condannando a morte chi non ha i soldi per curarsi (gli Stati Uniti come l'Africa, dove soltanto chi ha il denaro per pagare viene curato).
La morte di Terri Schiavo riguarda la nostra stessa vita, le scelte che i suoi connazionali stanno facendo, che noi stiamo facendo. La sconosciuta ragazza, nata in Pennsylvania quarantuno anni fa, che ci sorride nelle foto giovanili e ha continuato a sorriderci in modo inquietante negli anni della malattia, non può rimanere un caso mediatico che si spegne con i riflettori delle tv. Sarebbe ucciderla una seconda volta. Il suo calvario, divenuto simbolo della sofferenza e del martirio di milioni di ‘diversi’, ci chiede di non più barare. Con le parole, le ipocrisie, il disimpegno e l'indifferenza.
Terri, cittadina del popolo delle beatitudini evangeliche, può aiutare, credenti e non credenti, a guardare, attraverso i suoi occhi che sono stati spenti arbitrariamente, «il problema reale della vita e della morte, nel tempo della tecnologia invadente, ma non ancora onnipotente», come ha concluso Zucconi. Ancora una volta, come spesso è capitato nella storia, sono gli ultimi a guidarci nella riscoperta del vero significato dell'esistere e del morire.


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