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Del seguente articolo:

mag/lug/2005 -
Scienza e conoscienza
In attesa di una fine naturale
Carlo Rodorigo

Angoscia nell’atroce
dibattito sulla eutanasia



Fino ad alcuni anni fa, l’eutanasia era proibita soprattutto per la considerazione morale e religiosa per cui non è lecito spegnere la vita del proprio simile, anche quando appare già destinato ad una fine dolorosa. Ora, in alcuni paesi, casi di eutanasia si verificano di frequente aprendo perplessi dibattiti.
“Eutanasia” è il termine oggi usato per indicare l’uccisione deliberata (ma decisa da chi?) per persone afflitte da malattie fisiche o psichiche con il pietoso fine di risparmiare inutili sofferenze, si sostiene.
Nel senso stretto del termine, l’eutanasia è morte indolore. Per trasposizione, però, sta a indicare la morte come mezzo di liberazione da una situazione patologica gravissima e irreversibile che porterebbe comunque alla fine. E tra indicibili sofferenze.
Siamo arrivati a considerare l’applicazione dell’eutanasia come un atto di compassione, senza la richiesta o l’approvazione del diretto interessato. Quella vita che difendiamo con sforzi sovrumani, anche se in fondo sappiamo di dover morire, ma che ci fa sentire di essere coscenti, attivi, pensanti, ci accompagna e ci sostiene fino alla fine.
Nell’antichità l’eutanasia era praticata dagli Spartani, i quali eliminavano neonati deboli o malati, in quanto non potevano essere buoni soldati. L’idea venne ripresa nella Germania nazista, dove tra il 1938 e il 1945 numerosi bambini deformi o mentalmente tarati furono soppressi.
Oggi, da quanto si evince da alcune anticipazioni su una pubblicazione del Consiglio d’Europa si rileva che già da qualche anno in alcuni paesi (Belgio e Olanda) la “dolce morte” sarebbe ammessa per legge. Ad Amesterdam, nella comunità scientifica, è aperto il dibattito quanto e se sia lecito il diritto di terzi a interrompere la vita di anziani, con la cosiddetta “eutanasia geriatrica”.
Nel passato la percentuale dei decessi in Belgio senza il consenso dell’interessato era molto bassa e l’iniziativa veniva presa da medici e familiari. Oggi si conoscono casi di ‘dolci trapassi’ senza consenso, senza l’intervento della magistratura che dovrebbe chiedere il rispetto della legge approvata. Perché tutta questa tolleranza?
In Italia, il Comitato nazionale di bioetica, presieduto da Francesco D’Agostino, ha di recente sollecitato una mozione di condanna mettendo in evidenza il vero obiettivo che dovrebbe provocare l’eutanasia.
Di pareri opposti sono stati i sostenitori di Emilio Coveri, presidente di Exit (l’Associazione per il diritto di scegliere la propria morte), che sostengono una loro proposta di legge, seguendo le segnalazioni di associazioni straniere favorevoli all’eutanasia, portando ad esempio il Belgio e l’Olanda che con le leggi sono diminuite le richieste di eutanasia.
Negli Stati Uniti esiste un movimento organizzato per la legalizzazione dell’eutanasia. Infatti l’Eutanasia Society si batte attraverso una vasta propaganda e un proprio American Advisory Council perché venga approvata per legge “la morte pietosa”.
Il problema dell’eutanasia interessa molte nazioni e ognuna pensa di risolverla in modo diverso, senza pensare che stiamo parlando di sopprimere esseri umani che hanno fatto parte dell’umanità attiva, con i loro pregi, i loro difetti, con la loro cultura, con le loro idee, con i loro affetti, con la loro partecipazione alla riproduzione della specie umana che cerca il metodo migliore di sbarazzarsi di loro.
In Spagna sin dal 1995 è praticato uno stop al cosiddetto ‘accanimento terapeutico’. In Francia e in Inghilterra l’eutanasia non esiste salvo sospendere le cure ed evitare l’accanimento terapeutico o porre fine alla vita nei pazienti terminali. In Danimarca con una legge del ‘92 è stato consentito ai pazienti di chiedere la sospensione delle terapie con un testamento biologico, nei casi di situazioni senza speranza. In Spagna, che dal 1995 non punisce più il suicidio assistito e l’eutanasia, prevede anche qui lo stop all’accanimento terapeutico.
In Italia l’eutanasia è vietata e considerata omicidio, anche se richiesta dal malato, il quale può però chiedere la sospensione delle cure sostituibili con terapie del dolore mirate ad alleviare i dolori fino alla fine della vita terrena.


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