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Del seguente articolo:

mag/lug/2005 -
Scienza e conoscienza
I genitori chiedevano di staccare il sondino
Luca Priolo

Beppino Englaro, padre di Eluana, deve adeguarsi alle disposizioni della Cassazione: Eluana da quasi quattordici annu è ricoverata a Lecco, in stato vegetativo permanente. La Corte Suprema ha respinto, perché inammissibile, il ricorso con il quale madre e padre della ragzza chiedevano di sospendere l'alimentazione della figlia, che può avvenire soltanto attraverso il sondino. Il “no alla sospensione delle cure” era, in qualche modo, nell'aria ma nella famiglia Englaro è arrivato come un fulmine. Papà Englaro, tutore della figlia ormai incapace di intendere e volere, per la Corte si trova in una posizione di “conflitto d'interessi” con lei. E inoltre, nel futuro, non dovrebbe essere più lui a proporre, chiedere o decidere. Bisognerà nominare (e la nomina spetta ai tribunali ordinari) un “curatore speciale” per Eluana.
Il “curatore speciale” è previsto dal codice per aiutare il rappresentato quando “vi sia conflitto di interessi con il rappresentante”. La corte non ha neanche tenuto conto del fatto che Eluana, poco prima di subire il suo gravissimo incidente, aveva pregato perché un suo amico motociclista, gravissimo, potesse morire anziche rimanere immobilizzato per sempre. E aveva detto (non mancano testimoni) che, al posto dell'amico, avrebbe preferito la sua morte. “Eluana conosceva lo stato vegetativo, e lo riteneva una condizione priva di dignità - afferma il padre - e secondo me, i giudici hanno paura di creare un precedente; l'assurdità è che io, a questo punto, non ho la possibilità di ricorrere direttamente alla Corte Costi-tuzionale, Siamo dentro le spire della burocrazia, ci scoraggiano, mentre subiamo una discriminazione sul piano dei diritti costituzionali. Ma io darò sempre voce a mia figlia”.
“Sono stati medici e giudici a creare lo stato vegetativo di Eluana. Ed ora — spiega Beppino Englaro - 64 anni - non sono in grado di uscirne. Se Eluana fosse stata in grado di parlare, avrebbe spiegato direttamente che non avrebbe voluto questo tipo di esistenza. Avrebbe avuto la libertà di decidere. Siccome non può farlo lei, ho cercato di farlo io. Mi pare di capire he si voglia tenere apposta questo caso, limpido e chiaro, lontano dalla Corte Costituzionale” Secondo i giudici, la sospensione dell'alimentazione, chiesta dal papà in quanto tutore, sarebbe più che dubbia: anzi sarebbe di immediata evidenza che il provvedimento di autorizzazione richiesto dal tutore potrebbe non corrispondere all'interesse dell'interdetto.
Eluana Englaro è entrata in coma il 18 gennaio del 1992, in seguito alle ferite riportate in un incidente stradale accaduto alle porte di Lecco. Aveva 20 anni quando la sua auti si è schiantata contro un muro. Da allora la ragazza si trova in condizioni di ‘stato vegetativo permanente’ e da allora giace, immobile, in un letto di una clinica di Lecco, ed è alimentata con un sondino nasogastrico. Oggi Eluana ha 33 anni e per lei, secondo i medici, non ci sono speranze di miglioramento
Le suore della Casa di Cura Lecco continueranno a idratare Eluana, andranno avanti a nutrirla, la rigireranno nel letto per non farle venire le piaghe da decubito e inizieranno ogni giornata prendendosi cura di lei. Eluana non sarà lasciata morire dì fame come Terri Schiavo. Il suo papà, ha perso la battaglia.
“Non staccherò mai quella spina Noi medici non portiamo la morte”. Lo afferma il professor Riccardo Massei, primario di rianimazione dell'Ospedale di Lecco: “Soffro molto ma sono convinto che stiamo facendola cosa giusta. Noi medici ci rifiutiamo di agire in maniera illegale, ma anche se una legge ci fosse, ci rifiuteremmo lo stesso di far morire una malata che non da fastidio a nessuno”. “I giudici non avevano altra scelta, non potevano esprimersi in maniera diversa. Hanno evitato che si creassero precedenti pericolosi: la volontà di Eluana non la conosce nessuno nonostante quanto dichiarato dal padre. Forse per non creare dei precedenti. Forse la sentenza sarebbe stata diversa se ci fosse stato il famoso testamento biologico”.
Per Massei comunque “rimane il dilemma vita-morte. Siamo di fronte a due situazioni assolutamente inoppugnabili: da una parte la morte e dall'altra la vita. Poi c'è la terza variabile, la non-vita. Ma non è una definizione chiara. E nel caso di Eluana non si tratta di morte. Quindi se non è morta è viva”. Massei è irremovibile. “Sono pronto ad aprire un dibattito infinito, come quello che per dodici anni ho sostenuto con il padre di Eluana. Ma per me quella ragazza, respira, ha il cuore che batte anche se non ha contenuto di coscienza. È vero, ha zero speranza di migliorare. Ma l'alternativa è quella di farla morire. E io qui non ci sto”. “Mi rendo conto che siamo davanti a una situazione particolarissima. Se io dessi ordine di bloccare il sostegno terapeutico, eliminerei il problema della famiglia, si creerebbe un precedente che farebbe comodo ad altri. Ma sono per la vita. E soffro molto. Mi macero. Ma rutengo sia giusto agire così”:
Il dottor Silvio Viale, del consiglio direttivo di “Exit” l’associazione che si batte per legalizzazione dell'eutanasia in Italia, sta invece dalla parte di Beppino Englaro e critica invece la sentenza: “mi sembra una grande ingiustizia. Che senso ha che la Corte di Cassazione dica che può continuare a vivere? È vita questa? Non sentire, non vedere, respirare e basta. Non è vita questa”. “Noi abbiamo presentato più di una domanda in Parlamento perché l'eutanasia sia concessa per legge - spiega il dr. Viale - e del resto se uno decide di morire chi lo può fermare? Può andare in qualsiasi supermercato e prendere dei detersivi. Con alcuni si passano sofferenze atroci, con altri si muore nel giro di pochi secondi. C'è gente che voleva morire e si è buttata dalle scale. Ci sono medici preparati che, scoperto di essere ammalati e in fin di vita, si sono chiusi in albergo e hanno ingerito cocktail di farmaci. Questa non è eutanasia?”.


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