Il kit per la ‘dolce morte’
in Belgio lo si acquista in farmacia
Può davvero essere monetuzzta la “dolce morte”? La domanda non è assurda, ma maledettamente pratica. Basta aver sentito l'annuncio di una tv belga che ha comunicato ai telespettatori in tono distaccato una notizia surreale: “A soli 60 euro, è disponibile in farmacia da questo fine settimana il kit della dolce morte». Il seguito dell'annuncio avrebbe potuto essere: «Chi fosse interessato è pregato contattare il proprio medico che si attiverà per acquistare per voi il cofanetto per l'aldilà”.
La scatolina contiene cinque fiale, qualche siringa usa e getta e un foglietto per le istruzioni, A prima vista potrebbe sembrare una confezione di un banale vaccino contro l'influenza. Invece è un prodotto micidiale, «il kit dell'eutanasia», in vendita da qualche mese in 250 farmaci. Lo possono acquistare solo i medici di base, al prezzò di 60 euro. O meglio, il dottore dovrà prima presentare una prescrizione dettagliata, simile a quella utilizzata per la somministrazione di sostanze stupefacenti, e poi passare a ritirare il «kit», comunque entro le 24 ore successive. Già, perché - e meno male - il kit della dolce morte può essere ritirato soltanto da un medico di base che deve presentare un rigoroso certificato medico sullo stato del paziente che ha deciso di staccare la spina del mondo in modo indolore. E di quello si può stare sicuro. Nel kit c'è tutto quello che serve per morire e per non soffrire affatto quando si sceglie di abbandonare una vita dolorosa. Oltre ad aghi e siringhe, il kit propone un rilassante muscolare, alcune fiale di narcotico. un sonnifero, e delle fiale di curaro. Assimilata la ‘pozione’, il paziente si addormenta e non si sveglia più.
Tutta la procedura può sembrare cinica ma in realtà risponde a un'esigenza concreta più che sentita dagli addetti ai lavori. Innanzitutto, in Belgio l'eutanasia non è più un tabù. Nel 2002 è stata depenalizzata e secondo un rapporto del settembre scorso, in 15 mesi ben 259 persone ne hanno già fatto ricorso. Inoltre, il 40 per cento dei malati ha preferito che il tutto fosse fatto a casa propria e non in ospedale. Da qui, l'esigenza di trovare anche in paesini poco forniti di materiale sanitario, tutto l'occorrente. La società che ha messo a punto il kit, ha sopperito a questa carenza. E la stessa casa farmaceutica ha ricordato che finora era molto difficile trovare le medicine e il materiale necessario, sottolineando inoltre che negli ultimi tempi in Belgio sono state fatte numerose proposte per agevolare la distribuzione del prodotto.
In Belgio «la dolce morte», cioè il decesso assistito e pilotato dai medici su richiesta esplicita del paziente, è ammessa da una legge approvata il 28 maggio del 2002. Da allora il Paese si trova, insieme con l'Olanda, alla frontiera dei delicati equilibri tra convinzioni etico-religiose, diritti dell'individuo (in questo caso il malato) e responsabilità sociali (dottori e ospedali). In questi mesi il dibattito politico ha accompagnato il cammino della legge, spostandosi progressivamente dai fondamenti (l'eutanasia è accettabile oppure no) agli aspetti pratici, all'applicazione concreta delle norme. Del resto, sebbene l'88% della popolazione si professi di religione cattolica, dai sondaggi risulta che il 72% dell'opinione pubblica accetta la legge sulla «buona morte», naturalmente circoscritta ai casi di malati terminali, persone in condizioni irreversibili, e preda di grandi sofferenze «fisiche o psichiche».
C'è poi l'aspetto legale della vicenda. Questi medicinali letali non possono essere maneggiati da chicchessia. Le 250 farmacie disseminate nel Paese che sono fornite del kit, possono accettare solo le ricette che rispondano a tutti i punti previsti nella rigorosa normativa nazionale per poter eseguire l'eutanasia: e cioè, «solo se il paziente è afflitto da una sofferenza fisica, o psichica, costante e insopportabile» oppure se il malato «subisce una patologia incurabile, o si trova in una situazione medica senza via d'uscita». Inoltre, il kit dev'essere ritirato di persona dal medico entro le 24 ore dalla richiesta, che deve d'altra parte essere effettuata, sempre personalmente, dallo stesso dottore.
L'idea di una confezione «monodose», del resto, era stata suggerita dall'organizzazione «Medi-ci-Leif» (le iniziali in fiammingo del Foro d'informazione per porre fine alla vita), composta da sanita-ri che hanno seguito veri e propri corsi per fornire risposte precise ai loro pazienti sulla «dolce morte». E non è un caso che l'eutanasia sia praticata maggiormente nella zona fiamminga del Belgio (F83 per cento dei casi). Si avverte l'influenza della vicina Olanda dove l'eutanasia è depenalizzata dal 1994. Prima nazione al mondo, il Parlamento ne ha approvato - nel novembre del 2000 - la legalizzazione vera e propria e a partire dal1' 1 aprile 2002 la legge è quindi entrata effettivamente in vigore.
Ma per il resto d'Europa, agli occhi del grande pubblico come degli specialisti in questioni bioetiche, l'iniziativa assunta dal gruppo farmaceutico segna un ulteriore movimento nel «laboratorio-Belgio». Secondo i dati ufficiali i casi di eutanasia dichiarati fino al settembre 2004 sono stati 259. Il 54% di questi si è verificato in ospedale, il 41% nel domicilio degli ammalati, il 5% nelle case di riposo.
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