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Del seguente articolo:

mag/lug/2005 -
Scienza e conoscienza
"Una tolleranza inaccettabile"
Consuelo Ciabattini

Con queste parole il Presidente del Comitato Italiano di bioetica Francesco D’Agostino ha commentato la notizia relativa a un volumetto che il Consiglio d’Europa avrebbe in corso di pubblicazione anche per l’Italia. Contiene analisi e dati sulla eutanasia non volontaria. Pazienti la cui vita verrebbe interrotta per «compassione», senza che gli stessi lo abbiamo richiesto con un testamento biologico. Questo fenomeno fotografato dalla traduzione italiana di un volume del Consiglio d'Europa, in via di pubblicazione. E che verrebbe confermato da alcune indagini parziali diffuse in Belgio, uno dei Paesi europei assieme all'Olanda dove la dolce morte è ammessa per legge rispettivamente dal 2001 e 2002. Poi è venuta la Svizzera. Ed è proprio ad Amsterdam che si sta facendo largo tra la comunità scientifica l'ennesimo dibattito sul diritto a interrompere su iniziativa di terzi la sofferenza degli anziani colpiti da malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer: eutanasia geriatrica.
Secondo i dati ripresi su «Eutanasia, diritto e prassi in Italia, Europa, Stati Uniti», nel '98 le interruzioni attive della vita in Belgio riguardavano il 4,4% dei decessi. Ma appena l'1,1% erano corredate dal consenso esplicito del diretto interessato. Il 3,2%, erano i cosiddetti «Lawer» (life terminating acts without explicit request of patient), un termine coniato per indicare le situazioni in cui non si rintraccia la volontà del paziente. Parliamo degli anni antecedenti l'entrata in vigore della legge che ha regolamentato l'eutanasia.
Già nel 2001 le percentuali cambiano. Secondo una ricerca su un migliaio di fiamminghi, le morti attribuibili a interventi di eutanasia sono l'I,8%, quindi più che dimezzati. Ma solo la minoranza, lo 0,3%, sono volontari. Migliore il quadro in — Olanda. Nel 2001 i decessi per eutanasia erano il 3,4% del totale: lo 0,7% erano avvenuti senza consenso esplicito, quindi su iniziativa del medico o dei familiari.
Francesco D'Agostino, che è anche presidente dei giuristi cattolici oltre che del Comitato di bioetica, sostiene che, a suo giudizio, questi numeri, sia pur non recentissimi, sono rimasti immutati: «C'è una tacita accettazione dei Lawer. Non mi sembra ci si sia ribellati nel venire a conoscenza di uccisioni senza consenso, né i responsabili sono stati perseguiti dalla magistratura. Il fatto che non siano state registrate violente reazioni nella società indica l'esistenza di un piano scivoloso, di cui dobbiamo tenere conto. C'è una tolleranza inaccettabile».
Negli scorsi mesi il Comitato ha approvato una mozione di condanna senza appello dell'eutanasia pediatrica (tre voti contrari) : «A me sembra - continua D'Agostino — che l'obiettivo di chi sostiene questi principi sia liberarsi dei malati terminali oppure dei malati che costano troppo, come i neonati con spina bifida, esempio sbandierato dagli olandesi per sostenere i loro protocolli.
Ma Emilio Coveri, presidente di Exit, l'associazione per il diritto di scegliere la propria morte, sostenitrice di una proposta di legge, descrive uno scenario opposto, sulla base delle segnalazioni provenienti dalle associazioni prò eutanasiche straniere: “ci risulta che in Belgio su 4 mila richieste di eutanasia volontaria solo 680 siano state esaudite. In Olanda, solo in 1.200 casi su 4 mila è stata data l'autorizzazione a procedere. In Svizzera, su 600 richieste, appena 200 hanno ricevuto il via libera dalla commissione apposita. Le leggi anziché aumentare la voglia di eutanasia, l'hanno ridotta, quindi ben vengano”.


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