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Del seguente articolo:

mag/lug/2005 -
Sicurezza tra la folla
Contro la violenza negli stadi
Antonella Mastrosanti

Ne parla Francesco Tagliente dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive

Sono tra gli ottomila e undicimila gli uomini delle forze dell’ordine, polizia, carabinieri, guardia di finanza, che, ogni domenica di campionato, vengono dislocati negli stadi delle 103 provincie italiane per vigilare sulla sicurezza degli oltre venti milioni di spettatori


La violenza negli stadi è un argomento purtroppo sempre attuale e coinvolge a fondo l’opinione pubblica. Recentemente se ne è interessato anche il mondo Accademico che, conscio dell’opportunità di rapportarsi a quello sociale e di porre l’attenzione ai bisogni e alle esigenze della società, ha affrontato la problematica in un convegno alla Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze. Nel dibattito sono intervenuti autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e dell’universo sportivo. Fra i relatori anche il dott. Francesco Tagliente, Dirigente Superiore della Polizia di Stato, Direttore dell’Ufficio Ordine Pubblico del Dipartimento della Pub-blica Sicurezza del Ministero degli Interni e Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive.

Dalla sua posizione nell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive come vede il calcio oggi?

“Il campionato di calcio, nell’ottica della gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, è un grande evento che si svolge contemporaneamente in 103 province e richiede l’impiego settimanale di un numero di operatori delle Forze di polizia che oscilla tra le 8000 e le 11.000 unità: uno sforzo giustificato dal fatto che questo immenso spettacolo del calcio in Italia viene seguito negli stadi da oltre 20 milioni di spettatori, dei quali più di un milione si reca in trasferta.

Come si sono attrezzate contro la violenza le istituzioni governative e quelle sportive?

“è proprio in tale contesto che va inquadrata la loro decisa risposta alla violenza. Una risposta che muove innanzitutto dall’analisi dello stato di ‘criticità’ del problema e si basa di conseguenza su quelle misure di contrasto delle intemperanze che sono state introdotte dal governo oltre che sull’attività di prevenzione condotta in stretta sinergia dalle Forze dell’Ordine e dagli organismi sportivi”.
Come si svolge la funzione operativa dell’Osservatorio che lei dirige?

“In sede di Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive vengono cercate proprio le sinergie tra Istituzio-ni e mondo sportivo per isolare i facinorosi e restituire gli stadi alle famiglie. Sin dal 2001, lavorando in questa ottica, l’Osservatorio ha avviato il piano pluriennale 'Calcio Sicuro' volto a contrastare la violenza negli stadi tenendo certo conto delle più emblematiche situazioni di crisi ma anche senza perdere di vista le direttive dell’Unione Europea e degli organismi sportivi internazionali, nonché delle esperienze maturate in altri Paesi anche da componenti dell’Osservatorio stesso”.

Quali soni i progetti principali di azione per soffocare sul nascere le crisi di violenza?

“Due sono i progetti che emergono in particolare: quello connesso all’educazione alla legalità, che implica una strategia di lungo periodo fondata sulla formazione scolastica e mirata alla diffusione della cultura sportiva condivisa e quello dell’innalzamento degli standard di sicurezza strutturale e ambientale degli impianti attraverso l’adeguamento di tutti i servizi caratteristici degli impianti sportivi: in particolare stiamo lavorando sui temi del controllo sulle vie di accesso agli stadi, stiamo potenziando le aree di pre-filtraggio e filtraggio per il controllo dei tifosi, stiamo incentivando l’attuazione dei biglietti nominativi e a rilevazione elettronica, la presenza di steward, l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso, ecc. Tutto ciò, peraltro, dovrà necessariamente trovare riscontro nel breve periodo, affinché l’Italia possa proporre la propria candidatura ai Campionati Europei di calcio del 2012: per il mese di maggio del prossimo anno, infatti, è prevista la scadenza per la presentazione dei progetti strutturali e una delle condizioni per adeguarsi alle direttive europee ed alla normativa UEFA è l’adeguamento dei separatori tra il pubblico e il terreno di gioco negli stadi che ospiteranno le manifestazioni sportive”.

Proprio su questo tema, quale è la situazione dei nostri stadi riguardo alla sicurezza?

“I nostri impianti, per la maggior parte obsoleti e monofunzionali, richiedono un intervento deciso e concertato da parte delle proprietà e dei gestori in direzione di un adeguamento delle strutture e dei regolamenti d’uso.
Ma proprio sul tema dell’abbattimento delle barriere riteniamo particolarmente interessante il Progetto Pilota “Stadio senza barriere” elaborato con gli studenti della Laurea Specialistica in Management dello Sport, realtà nuova in Italia, ma presente da decenni nei percorsi formativi di altri Paesi europei”.

In quale modo le società sportive concorrono o colaborano al problema della sicurezza?

“La consapevolezza del problema della violenza negli stadi ha portato i neo manager dello sport a fornire il loro contributo sul tema, puntando sulla centralità dei valori e sulle potenzialità di creatività e di partecipazione delle persone, considerando lo sport come veicolo di riaffermazione delle dimensioni etiche, sociali e culturali tipiche della tradizione, della identità dei luoghi e, in una parola, della società civile”.
“Su queste basi può giocare un ruolo decisivo la figura del manager sportivo, in grado di coniugare conoscenze tecniche ed aspetti economico-gestionali, nell’interazione fra le varie istituzioni sul piano normativo, culturale e organizzativo. Tra gli aspetti principali del progetto occorre individuare un settore pilota all’interno di ogni stadio per testare le soluzioni tecnico-organizzative con rischi ridotti per l’ordine pubblico; il coinvolgimento di quel pubblico che allontana la violenza dagli stadi: famiglie, bambini, disabili, gruppi multietnici, ecc. Non si tratta solo di togliere qualcosa di fisico (le barriere), ma di aggiungere ‘molto’ sul piano dei valori (partecipazione sociale allargata, rispetto interiorizzato per la legalità, sportività, civiltà); l’autofinanziamento dell’iniziati-va attraverso sponsorizzazioni di industrie e servizi locali che favoriscano la ricomposizione dell’identità collettiva”.
“La linea di condotta da seguire nel prossimo futuro è quella che prevede l’avvio dei processi di adeguamento strutturale degli impianti alla normativa internazionale. In questa prima fase in cui è richiesta una particolare flessibilità, questi adeguamenti dovranno realizzarsi in quelle realtà in cui tutti i soggetti a vario titolo interessati all’organizzazione degli eventi calcistici sono determinati a raggiungere gli stessi obiettivi anche attraverso esperimenti pilota. L’ottica principale è quella di diffondere esempi positivi di gestione che arricchiscano anche l’immagine della città e delle tifoserie stesse”


Foto di Rino Barillari - "Il Messaggero"


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