Le devastazioni della guerra in Iraq hanno portato all’attenzione di tutto il mondo scientifico il problema della salvaguardia dei Beni Culturali negli eventi bellici. Il maggiore Romeo Jasinski del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana avvia una preziosa collaborazione con il nostro periodico trattando il tema della salvaguardia di Beni che appartengono alla cultura che supera qualsiasi frontiera
Nel corso di questi ultimi anni siamo stati ampiamente documentati dai servizi che venivano diffusi in tutto il mondo nel corso di conflitti armati o situazioni di crisi in tanti Paesi. La violenza dell’uomo in guerra, oltre a essere indirizzata verso il nemico, può duramente infierire anche sui patrimoni culturali che si trovano nei territori di battaglia. Sono innanzitutto i musei, le biblioteche, le gallerie d'arte, i siti archeologici nonché i simboli religiosi come le chiese o le moschee, che vengono annientati dalla ferocia dell'uomo. E laddove le bombe e i razzi casualmente risparmiano, sui territori devastati e abbandonati a se stessi imperversa purtroppo anche la feroce avidità di chi approfitta dello sgomento nazionale e anche mondiale per tessere quei loschi traffici che, da sempre, tanti beni tolgono alla cultura per affidarli con tacita ignominia all’ingordigia di nababbi spesso anche coperti da qualche “manto” di autorevolezza. O di antichi musei di levatura mondiale e dai nomi altisonanti che si sono arricchiti da elargizioni o lasciti di “condottieri” tanto spregiudicati quanto platealmente saccheggiatori
La storia che abbiamo studiato o letto negli anni racconta episodi di questo genere che si verificano in tutte le guerre, ma oggi ce ne rendiamo conto più che nel passato perché una cosa è leggere ed un'altra è vedere questi crimini alla televisione o venirne a conoscenza di persona.
Da tempo la Comunità internazionale si batte per cercare di bloccare, o almeno limitare, la violenza anche nei confronti di una opera d'arte, di un sito museale o di qualsiasi patrimonio culturale di un Paese: nel corso degli anni si sono stipulati accordi, trattati, convenzioni internazionali con cui si potesse contribuire alla salvezza di tanti beni artistici, architettonici o quant'altro si possa riportare ai beni culturali in genere. Emerge quindi la necessità di sollecitare tutte le istituzioni pubbliche affinché possa essere data piena applicazione a quei dettami internazionali nei quali ricorre l'obbligo di informare la propria popolazione sulla protezione del patrimonio artistico, culturale, ecc. è pertanto necessario che chi ha firmato e ratificato le convenzioni internazionali (vedi quelle dell'Aja e successive), si impegni poi a formare personale civile e militare del proprio Paese perché, in caso di conflitto armato - guerra interna o internazionale - sempre debba essere sovrano anche il rispetto per i beni culturali. Per quanto riguarda poi le violenze subite dai Beni Culturali in seguito a calamità naturali - o comunque causate dall’uomo - è necessario preparare squadre di personale addestrato per intervenire anche in queste situazioni.
Primaria è quindi la necessità della più ampia diffusione dei concetti riportati nelle convenzioni internazionali, come anche nella stragrande maggioranza degli ordinamenti statali dei singoli Paesi in cui si privilegia la necessità della tutela e salvaguardia del proprio patrimonio culturale. Si sente anche la necessità di stimolo nei confronti di chi opera in questo settore e trova da parte nostra piena collaborazione negli interventi di supporto in situazioni di crisi o emergenze naturali.
La cosa più semplice da fare - che è anche tra le più efficaci - è innanzitutto la prevenzione sia in guerra che in pace. Ma cosa si può fare per prevedere per tempo una situazione di crisi? E con la parola crisi si apre un ampio ventaglio delle possibilità che vanno dal conflitto armato internazionale, fino al conflitto armato interno.
C’è mai stato qualcuno che abbia saputo prevedere per tempo cosa sarebbe potuto accadere nei territori della ex Jugoslavia con la caduta di Tito? Oppure magari prevedere che sarebbe successo quello che è poi avvenuto? Prevenzione è dunque già salvaguardia, dove salvaguardia vuole anche dire migliorare la conservazione dei Beni in caso di conflitto armato o di crisi e rispetto di questi stessi Beni in caso di guerra. Si sottolinea anche che questi importanti patrimoni non debbano mai essere di copertura per fini militari in quanto si tratta di materiale che non deve essere nè attaccato e neppure offeso (salvo imperative necessità militari) e c'è quindi il dovere di proteggerlo in ogni circostanza da furti, saccheggi, rappresaglie e distruzioni.
Tra le proposte che stanno scaturendo da un dibattito costruttivo che si è recentemente tenuto, è stata evidenziata l'iniziativa di continuare un’opera avviata alcuni anni fa dalle Forze Armate Italiane, quando nel 1999 l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa dette l'ordine ai nostri militari, impegnati in operazioni di pace all'estero, di applicare in caso di conflitto armato il protocollo aggiuntivo alla Convenzione dell'Aja del 1954 sulla protezione dei Beni Culturali.
Ne consegue che quando i nostri uomini sono in missione all'estero per le operazioni di pace che ben conosciamo, avendo svolto una attività di formazione specifica, si portano dietro un bagaglio non indifferente che mettono poi in campo nel mandato operativo.
Analogamente, è nello stesso modo necessario preparare anche il personale civile che si occupa di Beni Culturali nelle varie amministrazioni dello Stato e degli Enti locali, affinché si possano costituire squadre di specialisti che, affiancando le strutture dell'ONU, della NATO, della Comunità Europea o di altre organizzazioni internazionali, collaborino alla tutela e alla salvaguardia dei Beni. Allo stesso tempo, inoltre, debbono essere in grado di aiutare il Paese in cui operano a ricostruire il suo patrimonio distrutto, disperso o danneggiato dagli eventi bellici, con il restauro ed il risanamento conservativo.
Queste collaborazioni che noi abbiamo già attuato negli anni passati nelle nostre missioni all’estero, e ultimamente anche in Iraq, ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta. Esportiamo quindi tanti prodotti di vario tipo, anche molto importanti con il famoso marchio "made in Italy", ma non sempre poniamo bene l’accento sul fatto che l'esplicitarsi di questi interventi di carattere culturale costituisca anch'esso un altro "made in Italy" di ineguagliabile valore. Con la nostra professionalità, la nostra cultura e la storia che abbiamo possiamo aiutare a ristabilire la pace fra le persone e la rinascita culturale del Paese. C'è da aggiungere inoltre che sarebbe estremamente utile riuscire a coordinare i nostri interventi nelle aree di crisi, come avviene per la Protezione Civile, in modo da non avere presenze sporadiche di singole istituzioni ma un preciso percorso di aiuto, di cooperazione, composto da istituzioni pubbliche e private e associazioni culturali.
Per ultimo non trascuriamo l'esigenza di impiegare personale delle Associazioni di Volontariato che potrebbe essere utilizzato in caso di emergenza o crisi in interventi specifici sul patrimonio; certamente tale personale dovrà essere preparato con appositi corsi specifici, come già è stato fatto alcuni anni fa per delle associazioni di volontariato del Comune di Firenze. In quell’occasione infatti, i volontari vennero preparati ad affrontare interventi di protezione civile proprio su quei siti museali situati nelle aree più a rischio della città.
Tali squadre di volontari potrebbero lavorare a fianco delle amministrazioni pubbliche e locali: si potrebbero costituire così team operativi di personale che dopo aver frequentato appositi corsi di formazione, diano la propria disponibilità ad essere impiegati proprio nelle aree critiche dello specchio internazionale.
Questi team operativi devono essere composti da specialisti del settore (soprattutto addetti ai lavori provenienti dalle varie Soprintendenze), che al verificarsi di un particolare evento possono essere impiegati nelle aree interessate. Conoscenza delle lingue straniere, adattabilità nell'emergenza ed altre caratteristiche individuali sono fondamentali per la riuscita di interventi in aree a rischio.
Ma prima di fare intervenire questi team specialistici, è indispensabile, come già si verifica nell'ambito della Protezione Civile, verificare in loco lo stato del patrimonio, cioè verificare che cosa è veramente successo ai Beni Culturali colpiti, documentandosi con fotografie, video ed ogni altro elemento di cronaca possibile. Ecco allora un team valutativo di esperti in loco che si possa rendere conto di cosa si può fare e come farlo. A questo nucleo di valutazione devono essere affiancati esperti nella logistica per la predisposizione di come e dove fare gli interventi.
Tutta questa struttura deve essere infine coordinata da un'unica entità quale può certamente essere il Ministero dei Beni Culturali in accordo e collaborazione con altri Ministeri quali gli Affari Esteri, non trascurando i nostri legami internazionali per avere una ulteriore cosiddetta "Copertura Internazionale" dei vari organismi delle Nazioni Unite o dell’Unesco.
Ecco dunque il motivo per il quale anche in Italia è presente una Associazione che svolge opera di sensibilizzazione a tutti i livelli, collaborando con le istituzioni a formare personale civile e militare, uomini e donne preparati ad affrontare in aree di crisi gli oltraggi al patrimonio culturale non solo di un Paese ma di tutta l'umanità. Questa organizzazione prende il nome di Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali (S.I.P.B.C.). Questa Associazione, la cui Presidenza Nazionale è affidata al Generale dei Carabinieri Roberto Conforti, già Comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio dell'Arma dei Carabinieri, è stata fondata nel 1996, ed è un'organizzazione d'interesse nazionale, non governativa, politicamente neutrale, costituita esclusivamente da volontari che, gratuitamente, dopo aver adempiuto ai propri doveri civici e di Stato, si pongono a disposizione della comunità per:
- diffondere, attraverso convegni, seminari, incontri, in sinergia con analoghi organismi e riferimenti istituzionali, i principi contenuti nelle Convenzioni per il rispetto e la salvaguardia dei Beni Culturali da qualsiasi rischio, sia in tempo di pace che di conflitti armati, secondo quanto sancito dall'Unesco e ratificato dall'Italia: L'Aja nel 1954, Parigi nel 1970 e 1972, Roma nel 1995 e Parigi nel 2001;
- adottare tutte le iniziative possibili per qualificare la coscienza collettiva culturale sensibilizzare l'opinione pubblica nella tutela del patrimonio dell'Umanità, per evitarne il depauperamento ed il degrado e assicurarne il trasferimento, integro alle future generazioni;
- promuovere e condurre specifici corsi informativi per la protezione dei Beni Culturali, soprattutto nell'ambito delle Forze Armate e delle Scuole di ogni ordine e grado;
- sostenere le strutture competenti, a livello nazionale e locale, attraverso raccomandazioni ed interventi, nello svolgimento dei loro compiti, nell'ambito della salvaguardia dei Beni Culturali;
- assicurare al Dipartimento della Protezione Civile la massima collaborazione in caso di calamità;
- garantire i collegamenti con analoghe associazioni estere per confronti su esperienze tecniche e pratiche.
La Società si sostiene con le quote dei soci e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Chi può diventare socio?
- Qualsiasi cittadino italiano o straniero (socio individuale);
- Qualsiasi sodalizio culturale;
- Organizzazioni e persone giuridiche di diritto pubblico o privato, italiane o straniere (soci collettivi).
Nel corso di questi anni, la Società ha organizzato convegni in tutta Italia affrontando le varie problematiche inerenti questi problemi. La Sibpc è inoltre Membro Fondatore della Lega Internazionale delle Società Nazionali per la Protezione dei Beni Culturali (Lega PBC) insieme ad Austria, Germania, Romania, Spagna, Svizzera ed altri ancora. Si può visitare il suo sito all'indirizzo : www.sipbc.it Esperienze fatte in questi ultimi anni ci indirizzano su queste proposte da concretizzare affinché si possa dare una risposta operativa in aree dove si verificano situazioni in cui il patrimonio culturale viene violentato dall'uomo.
Nella foto: il maggiore Riccardo Romeo Jasinski
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