“Bene, è un primo passo avanti, la magistratura ha dimostrato autonomia, ma non possiamo né dobbiamo accontentarci, sarebbe una risposta insufficiente, non solo per la famiglia ma anche per tutti coloro che hanno sostenuto in questi mesi, e continuano a farlo, una richiesta di verità e giustizia”. Queste le parole di Rosa Calipari nel corso di un’intervista al TG3 - Primo Piano a quasi un anno da quel tragico 4 marzo quando suo marito Nicola, il valoroso funzionario del Sismi, perse la vita nel corso della liberazione della giornalista Giuliana Sgrena.
Rosa Calipari ha parlato in tv all'indomani della presa di posizione della Procura di Roma che indaga per omicidio volontario un marine Usa, Mario Lozano, accusato di aver sparato sulla Toyota Corolla su cui viaggiavano Calipari, Sgrena e un altro funzionario dei Sismi diretti all'aeroporto di Baghdad.
Non è stato però un attacco al militare che ha sparato, quello della signora Calipari, ma si è esposta in prima persona per sottolineare quanto gli USA siano ancora restii a collaborare per far piena luce sulla vicenda e nel rifiutare nettamente di far giudicare all'estero i propri soldati. Quello di Rosa Calipari non è stato quindi uno sfogo, ma una denuncia netta e precisa verso gli ‘alleati’ americani, ma anche verso quanti qui da noi si comportano con debolezza di fronte agli americani che “sparano addosso a un funzionario della nostra intelligence, non chiedono neanche scusa - ha detto - si limitano a un'inchiesta farsesca, non rispondono alle difficoltose rogatorie inoltrate dal governo e reagiscono alle iniziative giudiziarie con fastidio e irritazione”. La moglie di Calipari - che in questi giorni è stata anche candidata dai DS in Calabria per un seggio al Senato - ha quindi espresso “un profondo rammarico nei confronti di un paese nostro alleato”, soprattutto in considerazione del fatto “che mio marito lavorava per il Sismi, un servizio alleato degli americani”.
Sottolineando il rispetto per le Istituzioni Rosa Calipari ha inoltre detto di parlare non soltanto per tutelare la memoria del marito ma anche per tutelare la dignità nazionale, quella del suo Paese, e anche la dignità nei confronti del Paese alleato. Senza entrare mai nel merito dell’operato della magistratura, la signora Calipari, ha anche ricordato l'appello per la verità inoltrato al Presidente della Repubblica dal coordinamento antimafia calabrese "Riferimenti", al quale è legata. Tremila firme sotto l'appello diffuso anche da ‘Articolo 21’ e dal ‘Manifesto’, oltre a 150 mila cartoline di solidarietà giuntele da tutta Italia. Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi e il Quirinale non hanno certo ignorato l'iniziativa ma nel Governo nessuna forte protesta per l'arroganza americana, nessun sostegno pubblico all'azione dei magistrati, solo la doverosa trasmissione delle rogatorie senza alcuna concreta pressione su Washington.
Recentemente Rosa Calipari ha anche incontrato il premier Berlusconi che le ha consegnato i fondi raccolti con una sottoscrizione fatta dal giornale Libero in memoria del funzionario ucciso. Il presidente del Consiglio ha confermato che il governo è impegnato a fare "luce piena e definitiva" sulla morte di Calipari. La signora Rosa ha comunque detto di aver ribadito e richiesto l’impegno del Governo per quanto riguarda la vicenda della morte del marito, “un impegno nei confronti degli Usa affinché venga fatta giustizia”.
Sottolineando “l’apprezzamento di quanto ha fatto finora la magistratura”, Rosa Calipari si è chiesta cosa avrebbe fatto Nicola in un caso del genere, idealizzandone pure una risposta: “Lui non avrebbe mai sbattuto contro un muro ma avrebbe cercato di aggirarlo. E, se non gli fosse stato possibile, avrebbe tolto un mattone alla volta”.
NELLA FOTO: Rosa Calipari nel suo intervento a 'Primo Piano' del Tg3
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