Proprio in questi giorni attraverso la crudeltà delle immagini che inondano il pianeta, abbastanza poco dai media ma soprattutto attraverso la rete, stiamo vivendo in diretta il dramma di due popoli, il palestinese e l’israeliano, che si stanno dilaniando per il controllo del tristemente famoso ‘fazzoletto’ di Ghaza e per colpire Beiruth stessa. Da un mese a questa parte, infatti, ben individuati sobborghi della capitale, piangono vittime innocenti.
A dare il senso del dramma, la pietosa opera di ricomposizione dei corpi - anzi dei corpicini di tante piccolissime vittime - effettuata degli operatori della Croce Rossa Internazionale e di quella libanese. Solo nella cittadina di Cana - un nome di festa che riporta alla gioia delle Sacre Scritture - ha mostrato a tutto il mondo il sangue di più di una trentina di bambini massacrati da inesorabili bombe cosiddette ‘intelligenti’. Una precisione micrometrica e, in pochi istanti, è stato dilaniato un seminterrato dove erano andate a ‘rifugiarsi’ le famiglie della zona per sfuggire a bombe e missili che squartavano quel sobborgo. Il balletto delle reciproche accuse fra i contendenti non permette di capire se si sia trattato di un tragico errore, di una immonda costruzione a tavolino con un ben studiato massacro di innocenti per acquisire consensi, oppure di una copertura con piccoli scudi umani per spostamenti di uomini armati. Il fatto è che 28 fanciulli sono stati annientati con una ‘mossa’ sulla scacchiera del sangue che fa orrore.
Avevamo deciso con il nostro giornale che non ci saremmo mai occupati direttamente degli ‘alti’ problemi della politica mondiale, partecipando nel silenzio al coro per il quale tante guerre possono sembrare una faccenda che nasca solo da mai sopiti odi etnici e che non ci debbono toccare. In realtà, ovviamente, la partita che si gioca a livello mondiale per il controllo del nostro vicinissimo oriente, quello che si affaccia sul Mediterraneo, è devastante. La guerra tra Israele e Libano, apparentemente assurda, è in realtà uno dei tasselli di una scacchiera di peso mondiale che oggi si gioca cinicamente anche sulla pelle di pochi bambini e che vede la nuova potenza nucleare irachena affacciarsi sul palcoscenico europeo, più o meno tacitamente sostenuta - o subdolamente incentivata - da potenze mondiali che sembra stiano ancora alla finestra. L’Unione Europea sta nel mezzo e, seppure apparentemente incensata, certo è poco gradita a chi non vorrebbe in campo intelligenze ingombranti. E anche inopportune. L’obiettivo di questo confronto che - apparentemente - si lorda solo del sangue delle etnie, in realtà, tocca interessi mondiali che vanno dal controllo del petrolio, al devastante commercio delle armi, allo sfruttamento della disperazione dei migranti: fughe queste ultime da paesi devastati dalla fame verso quelli dei sogni offerti dal miraggio delle tv ormai planetarie.
Con una azione concreta e ben ragionata, anche il Governo italiano ha dovuto giocoforza inserirsi nel problema assieme a tutta l’Unione Europea e, senza vocianti proclami ai quattro canali, i primi risultati sembrano già positivi. Una cosiddetta ‘tregua’ imposta dalle Nazioni Unite è stata faticosamente raggiunta e i nostri militari, con tutti gli altri caschi blu delle NU e delle forze Unifil, sono già all’opera per il controllo dei territori devastati. Staremo a vedere.
In questo tragico quadro di denaro e dolore gli unici soggetti che lavorano incessantemente al di sopra di qualsiasi interesse di parte, sono gli operatori umanitari di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Costoro, per stare ben distanti da più o meno velate ‘rivalità’ umanitarie, dal prossimo anno dovranno unire quei loro storici emblemi che li hanno caratterizzati su ogni campo di battaglia, per inserirli nel simbolo unico del ‘diamante’ rosso su fondo bianco, recentemente approvato dalla Federazione internazionale. Dovrebbe così concludersi questa insipida querelle e sarà pace nella determinazione a distinguersi nei soccorsi umanitari fra popoli arabi e quello ebreo.
Per quanto riguarda infine gli aiuti umanitari nei territori in guerra anche la Croce Rossa Italiana ha tempestivamente dato un suo primo contributo e nel mese di agosto nave San Giorgio della nostra Marina ha già sbarcato nei porti libanesi mezzi logistici per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite.
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