Il risparmio energetico Petrolio destinato
a finire: Ivana Della Portella, Angelo Bonelli, Mario Tozzi
"Siamo tra i popoli più energivori del pianeta. Abbiamo auto superaccessoriate e aspirapolvere potentissimi, ci svestiamo in inverno e ci copriamo d'estate. A che prezzo? E soprattutto, fino a quando?" Partendo da questi interrogativi, Ivana Della Portella, già responsabile della Commissione Ambiente del Comune di Roma e oggi Presidente di Zétema, ha introdotto assieme ad Angelo Bonelli, Capogruppo dei Verdi alla Camera dei Deputati, un dibattito alla sala della Protomoteca in Campidoglio sull'ultimo lavoro di Mario Tozzi, "L'Italia a secco. La fine del petrolio e la nuova era dell'energia naturale"
Gli idrocarburi da sempre hanno alimentato un sistema economico fondato sull'accumulo e sul consumo smodato, e lo hanno fatto a un prezzo ambientale altissimo. "La nostra sete di energia continua a crescere - afferma Tozzi, ricercatore all'Istituto di Geologia Ambientale e geoingegneria dell'Università La Sapienza a Roma - così come cresce a ritmi vertiginosi quella dei Paesi in via di sviluppo. Ma non è troppo lontano il giorno in cui queste risorse si esauriranno (o cominceranno a costare troppo). Che faremo allora?"
Muovendo dalle situazioni reali esaminate sul campo (dai giacimenti petroliferi lucani alle centrali solari campane, dagli impianti eolici della Daunia alle grandi dighe alpine), l’esperto di ambiente spiega nel suo lavoro come e dove si produce energia nel nostro Paese e illustra quali potrebbero essere le strade da percorrere per scongiurare conseguenze traumatiche: investire in efficienza e in informazione, potenziare la ricerca sulle fonti rinnovabili e non inquinanti (il sole, il vento, l'idrogeno), favorire il decentramento della produzione.
Pur vero che il nostro Paese non ha un piano energetico adeguato e moderno né può contrastare seriamente gli effetti di un inquinamento ambientale crescente, la responsabilità è però di tutti, ha sostenuto Tozzi e “occorre cambiare radicalmente stile di vita, contenendo gli sprechi, rinunciando al superfluo e rivalutando una sapienza antica di secoli, capace di armonizzarsi con l'equilibrio vitale del pianeta”.
Il mondo, sostiene Tozzi, sta uscendo dall’era dei combustibili fossili, e lo farà gradualmente (o traumaticamente), comunque in poco tempo, ma il prezzo sociale e ambientale peserà per decenni. Il petrolio era un regalo avvelenato della Terra, un cavallo di Troia che però potrebbe aprire la strada del ritorno ai modi di produrre energia di secoli fa. Prima dell'idrogeno, del nucleare di quarta generazione e di tutto il resto sì pone cioè l'esigenza di un cambiamento radicale di stile di vita, che implica l'abbandono definitivo delle fonti ad alta densità energetica per tornare a quelle più diluite passando attraverso il setaccio del risparmio.
Nel corso del Dibattito Ivana della Portella ha analizzato i cinque punti salienti dell’analisi di Tozzi:
1) Consumare di meno, eliminare gli sprechi e mettersi nell'ottica di un naufrago moderno che deve riutilizzare tutto quello che ha a propria disposizione ed essere sempre efficiente e parsimonioso.
2) Abbandonare i dispositivi di stand-by. Tre miliardi di euro possono essere risparmiati da subito se si torna ai vecchi interruttori per elettrodomestici. Sono collaudati, da un uso di decenni, e si possono tranquillamente continuare a usare.
3) Abbandonare l'automobile privata. Costa troppo, è poco efficiente e colonizza l'esistenza senza offrire altro che illusori vantaggi. Inquina e distrugge strade, monumenti e città, quando non uccide direttamente per incidente.
4) Viaggiare lenti. Se proprio ci si vuole spostare in automobile, si possono risparmiare 8 euro ogni 500 chilometri: basta andare a 120 km/h invece che a 130.
5) Costruire bene e ristrutturare meglio. Spendere in pannelli solari fotovoltaici o termici, isolare e coibentare, montare doppi vetri, cogenerare e decentrare la produzione di energia abbandonando il ricorso alle centrali.
Nel suo lavoro Tozzi spiega che qualcuno pensa che si tratti di esagerazioni di ambientalisti troppo preoccupati per un futuro energetico che invece si rivelerà molto più roseo. E rimprovera quindi le previsioni errate attorno ai limiti dello sviluppo fatte da quarant'anni a questa parte, dimenticando che i tempi potevano essere sbagliati, ma non lo scenario preconizzato, drammaticamente verosimile. Il problema dell'offerta limitata di combustibili fossili era già stato messo a fuoco negli anni Settanta, ma solo oggi rivela la sua attualità. Se le variabili tecnologiche ed economiche, ovvero il miglioramento sia nell'efficienza e nel consumo che nelle tecniche di estrazione, di fatto hanno dilatato i tempi pronosticati per l'esaurimento delle scorte energetiche, è comunque evidente che prima o poi la disponibilità di una risorsa non rinnovabile, a fronte di una domanda crescente, è destinata a finire.
Nel corso del dibattito Ivana Della Portella ha ripreso l’argomento delle cosiddette ‘case passive’ in quanto uno dei primi elementi nel risparmio energetico è proprio nella costruzione delle abitazioni.
Se si deve costruire ex novo, infatti, si dovrebbero sfruttare le caratteristiche climatiche del posto in modo molto semplice: fare finestre più piccole sull'esposizione a nord e più grandi verso sud se si è in un luogo freddo o disporle diversamente dove fa più caldo. I venti dominanti del luogo e la luce che irrorerà le nuove case dovrebbero essere attentamente valutati aprendo magari lucernai a hoc e ispessendo le pareti. Si parla sempre più spesso di ‘case passive’, cioè di abitazioni ove la tecnica costruttiva, accoppiata al buon senso, permetteranno di trascorrere confortevolmente estati calde o inverni freddi senza o almeno limitando costosi sistemi di condizionamento o riscaldamento. Un'ottima coibentazione delle mura, dei solai e delle finestre non era forse una delle maggiori prerogative delle abitazioni dei nostri antenati? Non ci siamo mai meravigliati della piacdevole sensazione di fresco che si prova in un’antica casa campagna? E quanto risultano invece accoglienti anche d’inverno le case i cui muri sono stati appositamente ‘insaccati’ di laterizi e cocci, che immagazzinano calore per poi cederlo quando la temperatura esterna corre verso il basso? Oggi, inoltre, si può fare anche dì più. Si può sfruttare il calore emanato dalle persone, dalle lampadine e dagli elettrodomestici. Oppure si può ricorrere a un altro sistema geniale, quello dei ‘davanzali termici’ (sono piccole superfici attrezzate che permettono dì preriscaldare l'aria più fredda che arriva dall'esterno, con il calore di quella già calda che viene evacuata). Di questi ‘davanzali’ tecnologici già esiste qualche prototipo costituito da una scatola metallica da inserire alla base delle finestre che racchiude due ventilatori che aspirano l'aria dall'esterno e dall'interno dell'appartamento e la convogliano in due circuiti opposti: il ricambio di aria all’interno avviene senza bisogno dì aprire le finestre e, grazie a un sistema dì filtri, si diminuisce il rischio di agenti inquinanti o allergenici.
D'estate l’aria che entra cede il calore in eccesso a quella del circuito in uscita e arriva dentro fresca, mentre d'inverno avviene l’inverso. l'aria calda in uscita cede il calore a quella fredda in entrata. Una portata di 40 mc. l’ora è sufficiente per un'ampia camera.
Negli ultimi anni l'architettura bioclimatica ha fatto significativi passi avanti, saldando le visioni più moderne al recupero del sapere antico: sì tratta di diminuire, a parità di servizi resi, l'impatto ambientale e lo spreco del costruire, tenendo presente che le case assorbono un terzo dei consumi energetici.
|