Unico stadio in Italia
contrassegnato dalle "cinque stelle"
Dopo la tragedia di Catania tutto il mondo del calcio è entrato in allarme. Romano Prodi, lontano da Roma nel venerdì nero della tragedia, si è immediatamente mosso per riesaminare con il ministro degli Interni Giuliano Amato e con Giovanna Melandri allo Sport il piano di salvaguardia per spettatori e forze dell’ordine, meglio conosciuto come il 'decreto Pisanu', poco efficace in alcuni punti e non totalmente applicato. "In pochi attimi si è messa a rischio un'eredità importante come quella della vittoria della Nazionale ai Mondiali di calcio - ha sottolineato Prodi - e di fronte a una tragedia come quella siciliana, occorrono forti provvedimenti e nessuna indulgenza. Bisogna responsabilizzare le società di calcio. Gli ultras hanno sempre pensato di avere qualche protezione, per cui bisogna rompere questo nodo. Alcuni coagulano il disagio e in qualche modo lo strumentalizzano".
Fra i propositi del Governo, riportare nelle immediate adiacenze dello stadio la linea militarizzata delle forze dell'ordine che adesso è a un chilometro dal campo. Gestire gli stadi secondo il modello inglese, coinvolgendo nella gestione le società sportive (facendoli diventare centro associativi, con palestre, cinema). Mano forte sulle società con punti di penalizzazioni in classifica (oltre alla richiesta di danni pecuniari, nel caso di incidenti scatenati dagli ultras). Il ministro della Difesa, Arturo Parisi ha attivato un filo diretto con il responsabile del Viminale e la Melandri. "La tragedia è un monito a non perdere tempo". Le linee? Massimo rigore, sicurezza negli stadi, inasprimento delle pene. Il Vaticano ha condiviso la linea dura. "Fermiamo le partire almeno per un anno", ha scritto L'Osservatore Romano. Questa anche una risposta alle gratuite affermazioni di Pippo Baudo che aveva sottolineato che il Papa, nell'Angelus domenicale, non aveva espresso il suo cordoglio. Altra presa di posizione incredibile quella del presidente della Federcalcio, Antonio Matarrese, che teoricamente avrebbe accennato a mettere i diritti dello spettacolo-sport anche davanti alla morte. Sgridato, ha fatto marcia indietro, con la solita scusa: "Sono stato frainteso", Dalle file dell'Opposizione, Pier Ferdinando Casini ha detto: "E' necessario il pugno duro. Tolleranza zero dev'essere non uno slogan, ma la pratica per i nostri stadi. Bisogna voltare pagina. Avere il coraggio di assumersi la responsabilità di togliere le mele marce dal paniere. Per troppo tempo le società di calcio hanno accarezzato il tifo violento. Noi siamo vicino alle forze dell'ordine, esprimiamo al Capo dello Polizia la nostra solidarietà".
Il pallone, saltata una domenica, è tornato. Ma non è più il padrone incontrastato, il tiranno che schiavizza e a cui bisogna sacrificare tutto. Le ali del dolore si dispiegano e mettono tristezza e le "severe misure" di sicurezza auspicate dal Presidente della Repubblica e adottate con immediatezza dal Governo, con un decreto del ministro degli Interni Giuliano Amato, hanno cambiato un clima e impresso una svolta. Ma non senza strascichi . Sullo sfondo e nelle coscienze resta un uomo giovane uomo morto sul campo, vittima innocente della violenza, ricordato con un minuto di silenzio. Lo piangono due figli meno che adolescenti, la moglie e tutti coloro che non hanno rimosso i sentimenti di umana di pietà. Dall'altra parte, nelle vesti di ‘carnefice’, sembra vi sia un ragazzo minorenne, cultore di violenza, che ha già spezzato il cuore dei suoi genitori e che subirà, se riconosciuto colpevole e condannato, qualche anno di carcere, che segnerà per sempre la sua vita. Seguono poi i classici contrasti interni al calcio, tra falchi e colombe, tra chi non vorrebbe regole e chi teme le ritorsioni degli abbonati. In questo febbraio 2007 il calcio è comunque già falsificato perché è in lutto. In serie B e A si è tornati all'antico: partite giocate tutte alla stessa ora, le 15 e niente notturna. Ma nella settimana successiva al primo blocco solo sei stadi, che erano in regola, hanno potuto accogliere gli spettatori, essendo in regola. Il Milan ce l'ha fatta in zona Cesarini, tanto per esprimerci in gergo. Ha installato i "tornelli", quei cancelli a giro e a tutta altezza che regolano il flusso degli spettatori. Quel che non si era fatto in due anni, si è fatto in due giorni, per non perdere gli abbonati. Strana questa solerzia impaurita non dalla morte ma dalla certezza di perdere incassi.
Sulle "severe misure" chieste dal Presidente della Repubblica Napolitano e adottate dal governo pendono infatti le minacce degli abbonati di richiedere non solo il rimborso dell'abbonamento - come ha assicurato che vuole fare il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis - ma anche i danni. Certo gli stadi senza pubblico mettono tristezza. Ma tanti sono stati i tifosi che hanno seguito egualmente la loro squadra. A Verona quelli dell'Inter sono rimasti all'esterno e hanno seguito la partita attraverso la radiocronaca. Qualche ultras non ha neppure esitato a usare i petardi e diversi sono stati arrestati in flagranza. Rischiano fino a tre anni di carcere. Allo stadio Olimpico, a Roma, tutto perfettamente in regola e abbonati accolti ma, la vergogna non ha limiti, alcuni in curva hanno voltato le spalle durante il minuto di silenzio per l’ispettore di polizia ucciso, altri hanno fischiato. Le nuove norme sono in vigore e "non si transige", ha detto Giuliano Amato. Ci pensino i 60 mila ultras che popolano le 700 tifoserie organizzate e che tra loro, a partire dal 1962, hanno contato 21 morti. Una delle parti più controverse del pacchetto e quello dell’arresto non solo in flagranza mentre, per alcuni reati, la legge Pisanu amplia questa facoltà fino alle 36 ore successive, per dar modo alla polizia di approfondire le indagini per individuare i responsabili. La norma è da tempo giudicata incostituzionale da alcuni penalisti, ora è stata portata fino alle 48 ore successive al match.
Altro divieto, quello di accesso: misura preventiva applicata a "un soggetto che assume comportamenti sospetti o pericolosi per l'incolumità pubblica". Si chiama "Daspo" ed è anche applicabile ai minorenni. Vuole stroncare il marchingegno di certi ultras che sarebbero riusciti ad aggirare l'obbligo della firma domenicale in questura. "Firmavano - ha detto Amato - e poi andavano alla partita". Oggi andranno a fare lavori socialmente utili, tipo pulire i bagni pubblici o cancellare scritte che imbrattano i muri della città.
Vietata altresì la vendita dei biglietti "in blocco" per le squadre ospiti. In questo modo verranno disincentivate le trasferte organizzate. La decisione è stata presa dopo aver constatato il fallimento di uno dei punti della legge precedente che puntava sulla canalizzazione dei flussi di pubblico. "Nulla vieta ai tifosi - ha comunque precisato Amato - di rimediare i biglietti in altri modi, magari anche su internet". Insomma, l'intenzione di limitare il più possibile le trasferte appare più che chiara. A fronte dei circa 12 mila uomini della sicurezza impiegati ogni settimana negli stadi per 56 partite delle tre serie per ogni girone, è giusto che la polizia abbia più poteri, sull'esempio del piano inglese antihooligans e chiudere col tifo violento. Alle società verrà esplicitamente vietato di avere rapporti con le tifoserie, come ha sottolineato l’on. Giovanna Melandri. "Rapporti non commerciali, neppure di lavoro o anche solo di pubbliche relazioni". Ma è questo un progetto a lungo termine, che sarà affrontato da un successivo disegno di legge.
La comunicazione sportiva progetta di controllare in futuro piccoli quotidiani e radio private che, essendo di parte, spesso eccitano i tifosi più del dovuto. Secondo la stessa logica è allo studio il divieto di portare striscioni. Il modello di riferimento - spiegano i tecnici - è quello del campionato spagnolo dove sono vietate persino le bandiere.
Il futuro del calcio che si sta disegnando tende a trasformare gli stadi da proprietà dei comuni a proprietà delle società, anche per risolvere i conflitti su chi deve accollarsi le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria (come l'installazione delle telecamere o dei tornelli), una delle cause che ha bloccato le partite in diversi stadi fuori-norma.
Sul fronte dell’opposizione, però, molti i distinguo sul decreto. Il governo potrebbe subire delle ‘imboscate’ e tanti sono dell’idea che impedire di "organizzare" e "incanalare" i tifosi rischia di trasformare i gruppi di ultras in bande di cani sciolti che difficilmente si faranno scoraggiare dalla difficoltà di trovare i biglietti. Convince poco, inoltre, l'idea di eliminare i posticipi che sono una fonte di guadagno con i diritti televisivi. Interrogativi nascono sulla costituzionalità della "Daspo", che diventando preventiva e permettendo di applicarla ai minorenni, senza abbassare la soglia di età per la responsabilità penale, comporterebbe la restrizione della libertà personale.
Nei giorni successivi al varo del decreto il Presidente del Coni Gianni Petrucci si è detto ottimista: ''Per il prossimo anno, non credo ci saranno problemi. Tutti gli stadi verranno messi a norma''. “Noi abbiamo fatto un invito alla Federcalcio - ha aggiunto Petrucci - e quindi al commissario Pancalli, per mettere nelle regole di ammissione di squadre ai campionati, anche l’obbligo di poter contare sui propri stadi cittadini che siano a norma. Ritengo sia un fatto normale, scontato in quanto, come si può pensare di iscrivere squadre i cui stadi non garantiscano la sicurezza? è cosa ovvia e naturale''.
''Quello che fa l'Osservatorio del Viminale - ha concluso il Presidente del Coni - è da noi condiviso, come pure lo è la linea del governo e faccio i complimenti all'Osservatorio che sta svolgendo un lavoro così complesso e, quando si fanno scelte difficili, è ovvio che si rischia di scontentare qualcuno. Si deve andare avanti così perché la sicurezza è molto più importante di tante altre cose. La questione degli stadi non a norma e la relativa 'non iscrizione' è un argomento scontato che comunque avevamo affrontato già nel passato”
Gli oneri per la messa in sicurezza degli stadi a carico di società e comuni
Dopo i provvedimenti del governo sul tema della sicurezza degli stadi, in molti si sono chiesti quanto costerà mettere a norma gli impianti e chi si accollerà gli oneri. Una risposta ed una proposta è arrivata dal ministro dello sport Giovanna Melandri. "Nell'immediato per la messa in sicurezza degli stadi pagano le società in accordo con i comuni, dove questi sono disponibili ad investire risorse. Finché non c'e' il pieno rispetto delle disposizioni per la sicurezza di accesso agli stadi, gli impianti restano chiusi - ha sottolineato la Melandri ed è interesse delle società fare i lavori che in questo caso sono certo onerosi, ma non giganteschi".
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