Ustica un grande problema
di dignità nazionale
Abbiamo vissuto una nuova giornata di delusione in questa tormentata vicenda giudiziaria della strage di Ustica”. Così, la senatrice Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione Familiari Vittime di Ustica, ha commentato la sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso della Procura Generale avverso alla sentenza della Corte d'assise d'appello che assolveva per insufficienza di prove i generali che erano al vertice dell'aeronautica militare nel giugno 1980 “Si è trattato di una discussione paradossale in quanto i generali dovevano rispondere di alto tradimento, un reato che è stato abrogato e con i difensori degli imputati che hanno definito il processo di scarsa rilevanza”. “Anche questi paradossi danno l'immagine di una vicenda troppo tormentata - ha detto la Presidente dell’Associazione - e siamo dinnanzi a una verità che fatica oltre ogni misura a emergere completamente”. Nel ricordare che a venti anni dalla tragedia il giudice Priore aveva tracciato un panorama dell'accaduto, la senatrice ha ricordato che quando l'incidente al DC9 si è verificato, nei cieli del Tirreno era in corso un’azione militare di intercettamento fra velivoli diversi e in quel contesto il DC9 è stato abbattuto. “è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto - aggiunge Bonfietti - e nel corso del processo era stato delineato un inquietante scenario di depistaggi e di reati contro la verità; molto è andato perduto ed è rimasto soltanto il reato di alto tradimento per i vertici dell'aeronautica”.
Un primo processo molto lungo, articolato, con il dibattito fra molti testi, con una conclusione che attestava che il reato era stato commesso, anche se poi assolveva gli imputati per prescrizione, era stato effettuato avanti alla Corte d'Assise di Roma. Il processo in Appello che è seguito - è stato un processo di poche udienze, senza escussione di testi. Si è svolto con molta rapidità su un precedente dibattimento che aveva approfondito ogni aspetto e la sentenza finale ha smantellato il tanto lavoro svolto. “E altrettanto inaccetabili sono state le motivazioni, contradditore, non congrue con il pur misero dibattimento - prosegue Bonfietti - ed era questo procedimento che pensavo si potesse cancellare: perché c'è stato un progressivo allontanamento della vicenda giudiziaria dalla verità. La tragedia, le vittime, l'impegno per la verità, anni di lavoro degli inquirenti sono svaniti poco alla volta dalle aule”. “Non cambia molto un'assoluzione per prescrizione da un'assoluzione per insufficienza di prove. Penso che si può esserne sollevati, ma nessuno a ragione può andarne fiero. Nessuno può cantare vittoria. è la verità che continua a mancare in questa giornata, ed è umiliante se pensiamo che potrebbe essere l'ultima giornata della vicenda giudiziaria. Rimangono le ricostruzioni della sentenza ordinanza di Priore, rimangono le rogatorie internazionali a cui, stati amici e alleati non hanno dato risposte”.
“Bisogna trovare ancora la forza per cercare - ha concluso la senatrice - ma se può essere finita la vicenda giudiziaria bisogna considerare che è finito pure l'alibi dietro il quale troppe volte il mondo della politica si è trincerato. Perché continuo a pensare che Ustica sia un grande problema di dignità nazionale con il quale dobbiamo continuare a fare i conti.
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