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Del seguente articolo:

/2007 -
Preistoria
Il Museo del Paleolitico di Isernia
Fabrizio Di Nola

Con i suoi 736.000 anni di età, il giacimento
paleolitico di Isernia rimane il più antico e ricco
paleosuolo rinvenuto in Europa, sia per la qualità
dei reperti rinvenuti sia per la eccezionalità del loro
stato di conservazione


Si è svolta alla fine marzo, presso l’assessorato alla Cultura della Regione Molise, un incontro per affrontare il problema dei ritardi nell’ultimazione delle opere relative al Museo del Paleolitico di Isernia. Erano presenti l’assessore regionale Sandro Arco, il sindaco di Isernia Gabriele Melogli, il direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici Francesco Scoppola, l’assessore alla Cultura della Provincia di Isernia Angelo Iapaolo, il soprintendente archeologico Mario Pagano e i tecnici che dirigono i lavoro. L’assessore Arco ha espresso la ferma volontà di giungere al più presto ad una conclusione delle opere per rendere fruibile il museo che sarà inserito in importanti circuiti di turismo culturale.
“Sono fiducioso – ha dichiarato il sindaco Melogli – che con la condivisione e l’impegno delle Istituzioni, i lavori saranno ultimati entro la prossima estate o, al più tardi, agli inizi dell’autunno. Anche gli scavi dovranno essere finanziati per consentire lo sviluppo delle indagini archeologiche. Isernia avrà presto un’importantissima struttura museale che porrà la città all’attenzione internazionale e sarà meta di studiosi e visitatori”.
Durante l’incontro è stato anche deciso di mirare a lotti funzionali autonomi, che saranno di volta in volta resi accessibili e proficuamente gestiti, e che verranno adeguatamente forniti di apparati per la ricerca e la conservazione dei reperti.
Il complesso museale era stato inaugurato nella primavera del 1999 e da allora si susseguono e stanno terminando quei lavori che renderanno fruibile al massimo l’intera area interessata dagli scavi del paleosuolo.
E’ interessante sapere che all’interno del nuovo museo è possibile assistere allo scavo del paleosuolo effettuato dagli studiosi, proprio perché la struttura museale è stata concepita come un laboratorio permanente dove i reperti vengono scavati, restaurati, studiati ed esposti in loco. La nuova struttura è stata costruita proprio sullo scavo del paleosuolo, un modo totalmente nuovo di trattare la paleontologia e di far partecipe le persone interessate.
L’intero complesso museale è dotato, oltre che delle necessarie sale espositive, anche di laboratori scientifici, tavole didattiche, sale per conferenze e proiezioni ed anche un moderno sistema computerizzato e di teleconferenza, nonché ricostruzioni virtuali.
Il giacimento di Isernia fornisce dati importanti sull’Homo Erectus e le sue attività, anche se ancora non è stato individuato alcun resto di ominide. Ancora per poco. Uno dei massimi esponenti negli studi, il prof. Peretto, è sicuro che nell’area avverrà presto qualche ritrovamento. Infatti molte sono le persone che affollano il nuovo museo per esserci quando ciò accadrà. Sarà sicuramente un’occasione unica per tutti coloro che studiano paleontologia.
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Il sito preistorico

La storia del territorio attualmente occupato dalla Provincia di Isernia risale a ben 730.000 anni fa. La testimonianza più antica e prestigiosa è, infatti, quella lasciata dalle frequentazioni umane del paleolitico inferiore nella vallata quaternaria della “Pineta”, alla periferia della città. La terra a quei tempi era popolata dall’Homo Erectus, i cui resti scheletrici si sono trovati in vari siti di Africa ed Eurasia. A tale fase si fa risalire la prima diffusione di gruppi umani in Europa e in Italia.
Il ritrovamento di Isernia ne è una valida testimonianza. Una colata di fango a seguito di un’eruzione vulcanica ha sigillato e conservato per millenni le superfici frequentate dall’uomo preistorico, che aveva scelto un’area, in prossimità di un corso d’acqua, per accamparsi. Le superfici di abitato individuate sono almeno tre, il che presuppone la presenza dell’uomo in epoche diverse.
Il sito fu scoperto nel 1979 con gli sbancamenti per la superstrada Napoli-Vasto. Gli scavi, tuttora in corso, hanno permesso di esplorare un giacimento di circa 400 mq. L’importanza della scoperta sta non solo nell’antica datazione, ma soprattutto nella grande qualità e quantità di testimonianze. I reperti, infatti, hanno restituito una enorme quantità di informazioni per comprendere i modi di vita dei primi abitanti del bacino del Mediterraneo.
Negli anni, numerose sono state le équipe di specialisti provenienti da diverse Università italiane e straniere che, sotto il coordinamento scientifico del prof. Carlo Peretto dell’Università di Ferrara, hanno effettuato scavi, rilievi, datazioni e studi geologici, mineralogici, archeozoologici, paleogeografici e chimico-petrografico.
Attualmente tutte le attività di ricerca interdisciplinare e di promozione del giacimento paleolitico “Isernia La Pineta” sono realizzate dal Cerp, Centro Europeo di Ricerche Preistoriche.


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