Non più stereotipi di banditismo
ma opere per il turismo
Promozione di Oliviero Toscani ma l'urgenza
si chiama "autostrada"
La Calabria, questa meravigliosa regione, dove i monti si tuffano e si specchiano nel mare, e boschi sialternano a incantevoli spiagge, dove il richiamo a un patrimonio storico e culturale è visibile in ogni angolo, ha avviato un tentativo inteso a ritrovare una collocazione, quasi un nuovo posto nel mondo, come se in qualche modo fosse stata ripudiata. Per questo chiede rivalutazione, simpatia, non compassione o rifiuto. Non vuole fare paura a causa della ’ndrangheta, per la presenza di banditi e di violenti che, per luogo comune, infestano l’Aspromonte.
L’estremo lembo della Penisola che ha contribuito allo sviluppo della civiltà con lo stuolo innumerevole dei suoi poeti, filosofi, giuristi, scienziati, lancia un grido, si ribella come ha fatto più volte nella storia resistendo a barbari, pirati e conquistatori che l’hanno percorsa in lungo e in largo, dominandola e sfruttandola.
Si ribella a un’immagine più recente, post-unitaria, in buona parte reale, che ha fatto di questa terra il serbatoio di manodopera per la delinquenza, i rapimenti, il traffico di droga. In Calabria c’è la ’ndrangheta come in Sicilia c’è la mafia, come nelle Puglie c’è la sacra corona unita, come in Campania c’è la camorra, tutte forme di delinquenza organizzata che purtroppo non sono più appannaggio di determinate regioni ma si sono diffuse a livello mondiale, assumendo caratteristiche globali sull’esempio della moderna economia globalizzata.
C’è la mafia russa e quella cinese, la mafia albanese, marsigliese, americana. Mafiosi che viaggiano in superjet e in limousine, che indossano il doppio petto blu, sono assistiti da fior di professionisti e da eleganti segreterie poliglotte. Ma nessuna di queste terre, sia ben chiaro, è asservita o dominata totalmente dall’illegalità. Anzi questi aspetti, pur tragicamente appariscenti, sono minoritari e non si deve perdere la speranza che si potranno confinare ai margini o sconfiggere. E a questo mira la “Campagna di comunicazine” che i governatori calabresi hanno avviato, affidandola a un “mago” come Oliviero Toscano, una campagna che, mirando certamente a una promozione non solo turistica ma globale, fa leva sui giovani, attraverso trovate choc che sono tipiche di quel creativo pubblicitario, ‘toscano’ di nome e di fatto.
La campagna di è articolata su intere pagine dei giornali, in Italia e all’estero, e con servizi televisivi, in largo anticipo rispetto ai tempi canonici delle vacanze, quando avviene l’esodo, la fuga da Milano, Torino, dalla Germania, per immergersi in un ambiente diverso, magari tornare ai luoghi d’infanzia, in un contesto familiare, tra amici non dimenticati, nell’antica casa? Nove ragazze acqua e sapone, serene, sorridenti, due ragazzi sbarazzini, le une e gli altri magari con i brufoli sul viso e l’apparecchio correttivo ai denti. Ecco l’immagine che la Calabria ha voluto presentare al mondo, e al resto della Penisola, per capovolgere uno stereotipo che ha etichettato i suoi abitanti “arretrati e malavitosi”. La pubblicità assume questi giudizi correnti per ironizzare e capovolgerli.
“Terroni? Malavitosi? Incivili? I peggiori? Gli ultimi della classe? Inaffidabili?” “Sì, siamo calabresi”, rispondono dai manifesti le nove ragazze, nove come le muse dell’Olimpo, tre per tre “grazie” botticelliane. E in mezzo a loro due ragazzi puliti e sorridenti. E la chiosa finale, di sapore evangelico: “Gli ultimi saranno i primi”. Oliviero Toscani è un grande creativo. Ha inanellato strepitosi successi ricorrendo a immagini forti e slogan provocatori, ai limiti dello scandalo.
Alla presentazione alla Camera sono intervenuti il presidente Agazio Loiero, il vice presidente e assessore ai Beni Culturali e Turismo Nicola Adamo, esponenti politici, personalità della cultura come Walter Pedullà, e dell’arte, operatori turistici, pubblicitari. “Quando ho visto le foto per la prima volta – ha confessato Loiero – sono rimasto di stucco per la carica di eresia che comunicano. Dobbiamo dare un messaggio nuovo, determinare una svolta, annullare pregiudizi, senza dimenticare la realtà di un territorio che, pur vantando bellezze incomparabili, un patrimonio naturale, paesaggistico e artistico, ha un certo retaggio storico che non si può ignorare”.
Se questa “Campagna” me l’avesse chiesta la Liguria – ha detto a sua volta Oliviero Toscani – non avrei accettato. Perché ho svelto le giovani liceali? Non c’è stato un calcolo. Ho girato le scuole e mi sono fermato a quella più disponibile. Ho puntato sulla purezza e la luminosità dello sguardo, sull’innocenza di queste rappresentanti delle nuove generazioni. Sono venute e le ho fotografate con la polaroid. Nulla di più. Io credo che il valore della Calabria sia la sua umanità, la gente, l’energia del suo popolo”.
Infine il vice presidente Adamo ha spiegato che la “Campagna” punta a presentare un ‘prodotto interno di qualità’, un ‘Piq’, ad accrescere la simpatia verso i calabresi, che hanno una ospitalità innata, ma anche a far crescere i calabresi. Sbaglia il Paese – ha aggiunto – se non utilizza la Calabria come risorsa”.
In sostanza, con questa iniziativa, che è qualcosa di più raffinato e importante che travalica la pubblicità e la propaganda per attestarsi a livello di informazione e comunicazione, la Calabria si vuole proporre e inserire come “marchio Italia”. Un’iniziativa confortata anche da precedenti sondaggi e da attese per investimenti finanziari.
Sta dando altri segnali la Calabria. Vuole bloccare un megavillaggio, cui è stato dato il nome di Europaradiso: un vero ‘gigante’ davanti a Crotone, su 1.200 ettari di macchia mediterranea, per il quale si dovrebbero impiegare un milione di tonnellate di cemento, con alberghi per migliaia di stanze, uno stadio per 30mila persone. Un progetto di 7 miliardi di euro sembra anche da capitali stranieri.
Tramontato epr ora il progetto del Ponte sullo Stretto, altra opera faraonica su cui pesano anche molte riserve tecniche, bisogna però risolvere il problema dell’autostrada. Dopo Salerno è tutto un calvario, tra frenate e ripartenze. Procedere a passo d’uomo, o addirittura stare fermi in autostrada, è un controsenso. Sono ammirevoli i volontari che in punti cruciali offrono bottiglie d’acqua. Ma ci vuole ben altro. Perché, ad esempio, non si attiva una sottoscrizione? Perché non si decide di far pagare il pedaggio? Sarebbe anche un segnale per dire che i tempi dell’assistenzialismo sono finiti. Anche in Calabria; Perché su quell’autostrada non solo non si riesce a viaggiare, ma si corre anche rischio della vita.
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