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Del seguente articolo:

Maggio-Giugno/2007 -
Il flagello dei bimbi scomparsi
Elisa Nemiz

Dalla scomparsa di Denise Pipitone a quella
di Madaleine McCann centinaia di tragedie di cui
poco si parla salvo qualche voce tenace come quella
dell'Associazione "Troviamo i bambini" che da anni
si batte per diffondere il grido di allarme



Madaleine McCann, una bimba inglese di 4 anni, è stata rapita in modo incredibile in Portogallo, dove la famiglia era in vacanza. I genitori erano andati a cena con alcuni amici in un ristorante adiacente. La mamma di tanto in tanto rientrava per vedere se tutto era a posto. In uno di questi rientri ha avuto la dolorosa sorpresa. La bambina era scomparsa. Rapita. Era il 3 maggio.
Sono scattate le indagini. Qualche tipo delle vicinanze, dall'aspetto poco raccomandabile, è sospettato. Le forze dell'ordine e il governo portoghese, ma soprattutto il papà e la mamma della piccola Madaleine sperano che il rapitore sia scovato e la bambina ritrovata sana e salva.
Questo del Portogallo è l'ennesimo kidnapping, un'attività delittuosa tra le più ripugnanti dei crimini umani, che purtroppo non conosce pause, in nessuna parte del mondo. Avviene in modo sempre più subdolo, fulmineo. Quando il milieu, la cerchia familiare e l'ambiente non se lo immaginano, a meno che non ci siano complicità. Come succede? Li attirano con uno stratagemma, una caramella, un giocattolo. Ci vuol poco a far incuriosire un bambino. Forse li avvolgono in una coperta o in un guard-enfant. Qualcuno mette loro in bocca un succhiotto. O impiega un tranquillante. Il catalogo dei bambini rapiti è drammatico, un elenco lungo e doloroso. Mai ritrovati. Se sono morti, non è mai stato ritrovato un corpo. Forse venduti perché ne venissero prelevati gli organi. Un film in questi giorni - si intitola "Turistas" - racconta una vicenda del genere, seppure non riferita a bambini, ma ad adulti dispersi in zone isolate del Brasile, ingannati e condotti in una casa attrezzata dove un medico pirata li priva degli organi da destinare a pazienti in attesa di trapianto.
Su questo tema non è più possibile l'ordinaria amministrazione o, peggio, la rassegnazione. Il ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha istituito un commissariato straordinario per le persone scomparse. Perché non ci sono solo i bambini, ma anche gli adulti. In totale 30 mila in Italia. Tutti ricordano il caso di Federico Caffè, famoso economista, sparito nel nulla, così come molti anni prima era successo per il fisico Ettore Majorana. Le ipotesi sono state numerose e hanno fatto riferimento a eventi politici, di spionaggio, di concorrenza economica e scientifica. Così come nessuno può dimenticare la vicenda di Emanuela Orlandi, la ragazza che abitava in Vaticano e studiava musica, scomparsa mentre rientrava da una lezione e sulla quale per anni si sono intrecciate le più disparate fantasie e che hanno alimentato le oscure elucubrazioni del turco Alì Agca, l'attentatore di papa Wojtyla.
Il prefetto Rino Monaco, uomo di vasta esperienza (Capo della squadra mobile e Questore di Roma) che guida la nuova struttura integrata, ha detto che "il fenomeno delle persone scomparse è complesso e sfaccettato. Serve una nuova regia che chiami a collaborare non solo le forze di polizia, ma anche altre realtà. Non si sa, ad esempio, se alcune di queste persone sono state portate in ospedale e magari nessuno le ha cercate. E talvolta non si sa se qualcuno è ritornato a casa ma i familiari non si sono preoccupati di darne notizia". Quanto alla condizione giovanile, Monaco dice che "tanti ragazzi finiscono nelle mani di sette sataniche. O si recano in viaggio in India e Tibet e vi rimangono, affascinati da un misterioso sistema religioso e comunitario". In concreto che cosa pensate di fare? "Istituiremo una figura specifica all'interno delle prefetture e prenderemo contatti con la Comunità europea. Ci muoveremo sui dati reali. Prima andremo alla ricerca di chi ha fatto perdere le sue tracce di recente, poi risaliremo indietro nel tempo".
E allora noi andiamo a questi casi. "Da Angela Celentano alla piccola Denise" è il libro documento di Rita Pedditzi (Aliberti editore-174 pp.euro 12),sui "Bambini scomparsi", un dossier nel quale le due bambine sono i casi più clamorosi che hanno sconvolto l'Italia, mentre molti altri non sono neanche conosciuti e che l'autrice, che collabora con la trasmissione di Rai Tre "Chi l'ha visto?", cerca di rievocare. Di Angela Cementano e - più di recente - di Denise Pipitone abbiamo visto e vissuto in particolare l'angoscia delle rispettive mamme, non rassegnate, instancabili nel cercare appoggi da tutte le parti, con la speranza, risultata finora vana, di un miracoloso ritrovamento. Il dossier fa ricorso al blog di Beppe Grillo il quale ha sancito alla fine del 2006 ben 1.687 minori da cercare, come ha confermato la Direzione anticrimine della Polizia. Di loro 385 sono nella fascia d'età da 0 a 10 anni (107 italiani e 278 stranieri). 1.400 bambini sono stati posti sotto protezione per essere figli di collaboratori. Viene invocata una legge che protegga i bambini e che, almeno finora, sembra che i parlamentari non abbiano trovato il tempo e il modo di fare. Si chiede l'autrice: "Quella dei bimbi scomparsi è una favola nera che porta alla triste realtà dell'oblio della gente e nell'incuria di certi organi investigativi. Perché non si è mai trovato un corpo, una traccia? Perché alcuni casi sono passati pressoché inosservati, perdendosi negli archivi delle procure? C'è sparizione e sparizione, rapimento e rapimento? Ci sono elementi comuni? Errori comuni?". Interrogativi che non trovano risposta e non l'hanno trovata neppure in questo libro, che deve essere purtroppo letto come una dolorosa elencazione di "desaparesidos" italici, di tanti "pollicino" inghiottiti dall'orco, non l'orco della favola, ma l'orco dei nostri giorni, che non ha zanne, zampe e coda, ma porta egualmente la maschera: maschera della crudeltà, denti avidi di sangue, di guadagni, di commercio di organi da vendere a caro prezzo, mani rapaci mosse dall'odio, dalla vendetta, da faide oscure.
La storia più drammatica e maggiormente diffusa dai grandi media è - come accennato - quella della piccola Denise Pipitone, di Mazara del Vallo, scomparsa come d'incanto come se fosse stata avvolta in una nuvola il primo settembre 2004. La madre, Piera Maggio, è disperata. Il libro la descrive come una bella donna, che vive con un uomo che non è il padre della bimba. Ricerche vane, mille appelli a vuoto, diecine di avvistamenti risultati infondati: una rassomiglianza, una suggestione. Percorriamo questo triste calvario, con il capitolo "Quando la banda passò, storie di bambini, giostrai e magie". In questo contesto scomparve il 23 aprile del 1979 il bimbo Sergio Isidori, a Villa Potenza, frazione di Macerata. Si moltiplicarono maghe, cartomanti, e soprattutto tanti sciacalli. Tentativi di estorsione, processi, condanne, ma Sergio - che oggi sarebbe un uomo - non è stato mai trovato. "Strada del non ritorno" anche per Stefania Puglisi, di dieci anni, scomparsa il 7 dicembre del 1981 alla periferia di Catania. È "la montagna stregata" per Benedetta Adriana Roccia, di 2 anni, sparita il 10 giugno del 1990 sui monti calabresi di Guardia Piemontese, mentre la famiglia raccoglieva fragole. E' diverso, ma egualmente misterioso, il caso di Roberto Panebianco, di 2 anni e 3 mesi, un contesto familiare povero e con turbe mentali. Sparito il 31 marzo 2003 nei boschi del Crotonese, a Umbriatico, viene ritrovato due giorni dopo da due contadini. Era sì spaventato, ma aveva mangiato e indossava vestitini nuovi. E indosso un pannolone nuovo. Un affare non concluso? Se sì, si tratta di un fatto più unico che raro. Ne fa fede la procura di Crotone, che non è riuscita a venire a capo di nulla, ma il titolare, Francesco Tricoli, disse: "Sono anni che lo grido: il crotonese è il regno degli orchi. È una terra di minori violati. Sono merce di scambio, manovalanza a costo zero, vittime di abusi di ogni genere anche da parte delle famiglie". Anche il Nord ha le sue vittime. Il 22 marzo del 1986 sparisce sulle piste di Cervinia il bambino torinese di 13 anni, Guido Castellino Coen. Voci di sciacalli lo danno a Zurigo. In realtà non se ne è saputo più nulla.


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