Nelle prime settimane dell'anno l'immagine dell'Italia nel mondo è precipitata. Già era disastrosa prima e alla valutazione degli osservatori esterni si sono poi aggiunti altri ben quattro spettacoli negativi. Amaramente sottolineati con uno sprezzante frego in rosso, con queste vicende abbiamo dato il peggio di noi stessi a partire da quello che forse più di tutti ha colpito l'opinione pubblica internazionale: il più devastante, quello delle montagne di rifiuti che hanno sommerso la regione napoletana, una di quelle più amate dagli stranieri.
Al secondo posto in negativo la penosa, incredibile e assurda vicenda di Papa Benedetto XVI con tutte le aspre polemiche per l'invito a tenere una lectio magistralis in apertura all'Anno Accademico della "Sapienza", una tra le più antiche e gloriose università laiche al mondo. Il Papa aveva gradito l'invito del Rettore, che risaliva ai mesi scorsi. Già da allora, quando un gruppo di professori manifestò il suo non gradimento per questa apertura al Papa si capì che l'evento non sarebbe passato tranquillo. Le polemiche si sono ulteriormente inasprite quando, quasi sul filo di lana, la Santa Sede ha cortesemente declinato l'invito.
Al terzo posto in rosso si è insediato il Ministro della Giustizia Clemente Mastella che, in diretta al mondo, ha platealmente e rabbiosamente proclamato con un discorso a Montecitorio le sue dimissioni dalla carica di Guardasigilli perché la sua famiglia era indagata dalla Procura della Repubblica e la moglie, Presidente del Consiglio della Regione Campania, agli arresti domiciliari.
Quarto round, la caduta del Governo avviata con il ritiro dalla maggioranza della delegazione politica della UDR, guidata da Mastella stesso. Tentativo in extremis del Capo del Governo che si è immediatamente presentato alla Camere per verificare la fiducia nonostante la carenza di sostegno alla sua maggioranza, ovviamente fallito.
Quattro rocambolesche vicende, devastanti e forsennatamente concatenate le une alle altre che hanno tante opinioni negative e anche di comodo sul nostro Paese da parte di acuti e puntuti analizzatori stranieri, feroci forse oltremisura - diciamolo pure - i quali sempre più amano trovare conferme a tesi di comodo per le quali il nostro Paese sia sempre in lento, costante declino. In molti sotto una chiave economica, ma soprattutto in chiave politica. Per fortuna ci salviamo sul piano culturale perché i dati sulla fuga dei cervelli ne sono una triste conferma.
Pesanti sono inoltre la sfiducia e insofferenza anche in larga parte della nostra opinione pubblica, dove si è ormai insediata la diffusa convinzione che nessuno fra i tanti problemi che ci assillano verrà risolto a breve. Guidati come siamo da una democrazia impotente nelle aule parlamentari (che noi stessi abbiamo scelto, va detto), insidiate dalle tante paludate chiacchiere dei salotti tv con tanto di aspra e disgustosa intensità delle risse (soprattutto dentro la maggioranza di governo). Tutto ciò una penosa conferma della incapacità di decidere e di amministrare. Unico e tenace legame trasversale che ha resistito fino ad oggi i lauti emolumenti che la cosiddetta 'casta' si è attribuita e che mette buona pace su tutti. Se la legislatura dovesse crollare, però, questo grazioso emolumento finirà per tanti. Speriamo soprattutto per quelli che non sono stati davvero capaci di onorarlo con una prestazione politico-professionale che fosse almeno prossima alla loro busta paga.
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