Claudio Persenico, Capo Distaccamento nei Vigili del Fuoco a Mese (Valchiavenna, Comando dei VV F di Sondrio), da oltre vent’anni costruisce a mano prestigiosi modellini storici e contemporanei dei mezzi di soccorso dei pompieri: quando è però immerso nel lavoro quotidiano, come tanti suoi colleghi vive con dolore le assurde tragedie che insanguinano strade e autostrade.
La sua collezione di mezzi storici è di valore eccezionale, richiesta anche all’estero ma, nonostante questo suo successo, il ‘pompiere’ si sente impotente sulla dura realtà del traffico. Dalle sue parole un monito per i giovani al volante
Parlare di una collezione unica al mondo di modellini storici di mezzi dei Vigili del Fuoco, costruiti in una piccola ‘bottega’ artigianale di un pompiere, non è impresa facile. Difficile però è anche descrivere quali sono i sentimenti che salgono alla mente dello stesso Vigile del Fuoco quando lascia la sua “bottega” per la caserma e si trova spesso a raccogliere i resti di chi si è schiantato con l’automobile.
è realmente complesso, inoltre, descrivere con poche parole la straordinaria abilità creativa e manuale di Claudio Persenico, appassionato Capo Reparto dei Vigili del Fuoco che vive, lavora e crea a Chiavenna, in provincia di Sondrio. Persenico, dopo 37 anni di lavoro e 33 in servizio nel Corpo, ai primi di marzo di quest’anno è andato in pensione. Non però con il sorriso per aver felicemente concluso il ciclo della lunga carriera di lavoratore, bensì con l’amaro in bocca perché, anche poche ore prima del pensionamento, per l’ennesima volta, si è dovuto confrontare con la morte. Una tragedia molto dura tre ragazzi schiacciati all’interno di un’automobile. I suoi pensieri di padre, di uomo della strada, travalicano la freddezza necessaria al pompiere. Pubblichiamo alcune sue riflessioni nel riquadro al centro del servizio.
Claudio Persenico è un ‘pompiere’ sia in caserma che nella vita di tutti i giorni, nel tempo libero e in quello che era un tempo solo un hobby. Oggi, dopo anni di intensa applicazione, è un maestro nell’ ‘arte’ del modellismo. Modesto e riservato non ama parlare più di tanto sebbene qualche concessione se la consente quando si tratta dei suoi piccoli esemplari, veri pezzi unici - storici e contemporanei - dei mezzi in dotazione ai Vigili del fuoco in quasi un secolo di storia.
Quali le grandi soddisfazioni nel riconoscimento del suo lavoro?
Direi che una delle più importanti la ebbi quando, nel quadro delle manifestazioni per il Giubileo del 2000 un’alta rappresentanza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è stata ricevuta da Papa Giovanni Paolo II. Su richiesta del Ministero dell’Interno, il Direttore Generale del Corpo mi propose di partecipare e, con entusiasmo, accettai anche di donare uno dei miei modelli al Pontefice: varcare nuovamente quella Porta Santa che tanti anni prima, mi aveva visto passare con la divisa di allievo della Scuola Centrale Antincendi di Capannelle, è stata per me la grande soddisfazione, pari a quella di aver consegnato il mio modellino, un Iveco Eurocityfire 100 E 21, direttamente nelle mani del Papa. "Siete le sentinelle vigili e le icone viventi del buon Samaritano!” ci disse in quell’occasione Papa Woitjla. Credo che questo sia stato uno dei più importanti encomi che sia mai stato fatto per i 28.000 Vigili del Fuoco, uomini e donne, aderenti al Corpo e di certo sono il più alto riconoscimento della nostra opera quotidiana.
Quanti modelli in scala ha realizzato nel corso della sua carriera?
Volutamente mi sono fermato a 90 “pezzi”. Ora che sono in pensione, ma non proprio perché già il giorno successivo al congedo (era lo scorso 3 marzo) mi sono nuovamente “arruolato” nei Vigili Volontari dove lavoro sempre con lo stesso impegno, sia pur da una posizione di sostegno esterno al Corpo. Non ho intenzione di defilarmi da un’attività di pubbliche relazioni anche attraverso i suoi piccoli calavori, e neppure dai miei modellini”
Saprebbe dare un valore alla sua collezione?
Impossibile, la considero inestimabile, non venderei mai alcun esemplare e il mio grande desiderio è che rimanga in dotazione a qualche Comando o magari a un Museo. Sono tutti pezzi unici di grande valore artigianale e l’unica eccezione sarà data dal modellino che in nome del Corpo dei Vigili ho donato al Papa: loho infatti ricostruito in quanto un doppione di prestigio non intacca il valore di quel ‘pezzo unico’ che è ormai ben custodito in Vaticano.
Claudio Persenico lo si può definire un figlio d'arte. Fin da piccolo, collaborando nell’officina di carpenteria del padre, ha imparato a piegare il ferro ai sui voleri, a renderlo minerale vivo e meraviglioso nelle sue realizzazioni. Alla chiamata di leva chiese di entrare nei Vigili del Fuoco, soddisfacendo quel sogno che tutti i bambini covano dentro quando, con ammirazione, sentono l'ululato di una sirena, e vedono sfrecciare il rosso dei bolidi volanti dei pompieri.
Nel suo entusiasmo di Vigile del Fuoco, perfettamente coniugato fra la professionalità sul campo e la sua abilità creativa, sin dai suoi vent’anni, quasi per gioco ha abbinato la passione per il suo lavoro con la straordinaria capacità di raffinato modellista. Una specializzazione appresa in casa, o forse innata, per i lavori con il ferro che si è via via affinata nella costruzione dei modelli in lamiera degli automezzi dei pompieri sempre più comlessi. E come sempre accade ai veri modellisti, anche in lui si è sviluppata la necessità di rispettare fedeltà storica e proporzioni originali del mezzo con il conseguente studio della storia del Corpo. Ha così realizzato più di 90 modelli che ripercorrono l'evoluzione che ha portato dal Corpo dei Civici pompieri di metà ottocento ai Vigili del Fuoco di oggi.
Partendo da immagini e disegni, Persenico realizza i modelli in scala 1:14 assemblandoli con la massima precisione. Per la costruzione del Magirus Snorkel Apl 320 3, ad esempio, ha letteralmente costruito più di mille pezzi. Con una particolare vernice dal freddo grigio della lamiera è passato al rosso tipico dei pompieri, procedendo poi alla sistemazione degli accessori. Tutti rifiniti nei minimi particolari, rispettando proporzioni e caratteristiche dei pezzi originali. Dopo alcune centinaia di ore di lavoro, il vigile del fuoco - ma in questo caso si deve dire l’artigiano artista - ha in mano un altro capolavoro di precisione e di pazienza. La costruzione di ogni modello nasce da foto o documenti d'epoca (per quei mezzi distrutti o perduti), mentre per quelli conservati nei musei o ancora in servizio, su fotografie da lui stesso realizzate, abbinate a manuali d'uso e manutenzione. La costruzione di un mezzo gli costa dalle 200 alle 300 ore di intenso lavoro.
Dal 1991 ad oggi è stato invitato ad esporre la sua collezione in ben 172 manifestazioni, sia in Italia che all'estero. Importanti i riconoscimenti dalla stampa, sia da quella specializzata nel modellismo fino a quotidiani e periodici, italiani e stranieri. Se infine arriverà per tempo l’autorizzazione dal Ministero, Persenico esporra a Maggio i suoi modelli a Melide, sul lago di Lugano di fronte a Campione d’Italia, per l’anniversario dei 125 anni del Corpo Cantonale de Vigili del Fuoco della città.
Per informazioni sugli itinerari della mostra:
Claudio Persenico tel. 347 9387928
e mail: claudio@modellipersenico.it
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Al cospetto della morte di tre ragazzi in un incidente stradale a Prata in Valchiavenna: la testimonianza del Vigile del Fuoco Claudio Persenico
Era la sera del 19 febbraio 2008. Come sempre ero andato in caserma e davanti a me avevo da fare ancora quattro turni: tre notti ed un giorno e poi sarei finalmente andato in pensione. Anche quella sera, mentre con i miei compagni di squadra controllavamo l'attrezzatura per incidenti stradali pensavo: “ormai è finita, speriamo di non incontrarla più".
E invece no, l'ho rivista nera, crudele, brutale e spaventosa come sempre, indifferente al dolore e al vuoto che lascia. Ho rincontrato la morte.
Questa volta aveva il volto tumefatto e insanguinato di tre ragazzi all'interno di una vettura accartocciata o gettati sul ciglio di una strada. Altre volte l'ho vista riflessa negli occhi increduli di genitori e figli in attesa del riconoscimento ufficiale del loro caro, gonfi di lacrime o secchi di disperazione, ma sempre chiusi nel dolore che il tempo potrà attenuare ma mai cancellare. Altre volte l'ho sentita con il suo riso roco nel rumore delle lamiere tagliate, dei vetri infranti o nel rumore di un'auto in fiamme con all'interno un ragazzo.
Io sono un Vigile del Fuoco e mentre quella sera rientravamo muti in caserma, ho risentito le terribili parole piagnucolate da una amico delle vittime: "che sfiga !".
E allora ho capito. Ho capito che la morte ancora una volta ha vinto e che, paziente e sicura, aspetta il suo “premio”, che certamente arriverà.
Ho anche capito, però, che il dolore troppe volte schianta ma non insegna, che a 20 anni l'illusione di essere immortali è più forte della ragione. Non sappiamo cosa e come sia successo, ma sappiamo che se muori perché vai troppo forte, o perché sei troppo stanco, o troppo "eccitato" dalla musica, o troppo distratto dagli amici, non sei affatto "sfigato" ma hai troppo giocato con la tua vita, e hai perso.
Rientrando in caserma commentavamo: “... ma se..., ... più controlli..., ... le forze dell'ordine..., ... strada ghiacciata..., ...poveri ragazzi..., speriamo uno ce la faccia..., ...colpo di sonno..., ...forse è stata colpa di un animale...(L’ho sperato fino all'ultimo nella ricerca degli effetti personali e nella rimozione di detriti e rami sulla ferrovia, avrei voluto trovare un animale morto, la causa dell'incidente, allora avrei detto anch'io ...che sfiga, ...e pensai ai genitori...".
Anche questa volta ho sperato di cancellare con i miei compagni la profonda amarezza che da 33 anni ogni vittima mi lascia addosso, e ne ho visti tanti, troppi perchè noi tutti viviamo un una piccola valle ed ogni persona sotto un lenzuolo bianco non è solo un corpo ma una parte di noi che se va...
Ma non è stata solo questa la riflessione dell’uomo davanti alla morte: in un’altra occasione parlando a degli studenti, Persenico ha ripetutto un concetto che gli è molto caro, quello della famiglia annichilita dal dolore; con la rigorosa cronaca del suo lavoro, ha raccontato ... nel caso dell'ultimo ragazzo morto un paio di settimane fa, come in tutte le altre occasioni in cui mi sono trovato a dovermi confrontare con una giovane vita spezzata, ho pensato subito alla famiglia che ancora non era a conoscenza del grave lutto che l'aveva colpita. La sorella giunse sul luogo dell'incidente pochi minuti dopo il nostro arrivo. Era disperata, ma ha avuto la forza di rimanere. Per permetterle di identificare il cadavere carbonizzato, le abbiamo dovuto mostrare uno dei pochi oggetti che erano rimasti addosso alla vittima e che il fuoco non aveva distrutto, una fibbia della cintura dei pantaloni. Sono queste le cose alle quali tutti dobbiamo pensare quando saliamo su un'auto e ci mettiamo in strada...
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