Il Convegno promosso dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea nell'ottica di un ampio disegno di azione comunitaria nel campo della protezione civile
Presentato pubblicamente presso la sede regionale piemontese della Croce Rossa Italiana già nel marzo 2006, si è recentemente avviato a conclusione il progetto "Pre-Emergencies", promosso dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea nell'ottica di un ampio disegno di azione comunitaria nel campo della protezione civile.
Il progetto, che vede come capofila la C.R.I., si avvale di una partnership molto ampia e diversificata quanto a campi di azione, competenze e nazionalità: oltre alla società torinese Sinergie S.r.l., che svolge un'attività di coordinamento, troviamo coinvolti enti di ricerca quali il Dipartimento di Psicologia dell'Università degli studi di Torino, il Dipartimento di Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, Demokritos (istituto greco di ricerca e sviluppo nell'area delle scienze fisiche e tecnologiche), il CRAIM (associazione rumena di collegamento fra università, imprese ed organi legislativi)oltre ad enti che potrebbero subire e/o intervenire nel tipo di emergenza presa in considerazione dal progetto quali la S.I.T.A.F. S.p.A.(Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus), GEIE TBM (Traforo del Monte Bianco), A.N.A.S. S.p.A. e le regioni Piemonte e Valle d'Aosta.
Il fine ultimo di "Pre-Emergencies" è quello di realizzare un modello generale di intervento che sia in grado di integrare in maniera efficiente tutte le entità coinvolte nella pianificazione e nella gestione della risposta ad una data emergenza.
Nello specifico, il progetto focalizza la sua attenzione su due aree peculiari di intervento: quella delle calamità a progressione di rischio crescente (come ad esempio le alluvioni) e quelle che si collocano nella categoria dei disastri improvvisi e non immediatamente prevedibili quali possono essere gli incidenti occorsi all'interno di tunnel autostradali o ferroviari. Circa quest'ultimo caso, viene posta particolare attenzione ai disastri che potrebbero verificarsi in prossimità delle aree di confine, scenari questi particolarmente interessanti poiché esemplificativi di una possibile situazione di emergenza altamente complessa, dove la inevitabile sovrapposizione di competenze richiede la definizione di un "linguaggio" di intervento comune e condiviso che non dia luogo a conflitti ed incomprensioni.
La prima fase del progetto si è concentrata sull'analisi della letteratura preesistente dedicata alla condotta dei diversi attori (civili, esperti e volontari) coinvolti in situazioni di rischio analoghe a quelle poco prima menzionate, il che ha fornito l'occasione di passare in rassegna una serie di piani di azione messi in atto - in casi reali - nelle diverse nazioni coinvolte nella partnership al fine di stabilire una condotta di ricerca in grado di integrare e confrontare le specifiche esperienze e abilità maturate in realtà differenti.
L'interpretazione dei dati raccolti in questo primo stadio della ricerca ha permesso di individuare una serie di best practices, ossia tutte quelle pratiche collaudate che abbiano prodotto esiti positivi nelle situazioni di crisi che si è prese in esame.
Questo insieme di prassi di successo, di cui si è voluto inoltre verificare l'applicabilità in contesti differenti, sono state categorizzate e raccolte in un database in grado di descrivere con precisione l'applicazione delle stesse nelle diverse fasi dell'emergenza.
Il passo successivo è stato quello di realizzare un sistema di simulazione che venisse in aiuto nella realizzazione di un modello integrato di intervento che si dimostrasse realistico, flessibile ed applicabile alle diverse tipologie di disastri e dunque di interventi. Attraverso la simulazione è infatti possibile individuare le procedure applicate nei diversi scenari, identificare risultati ed effetti prodotti dagli attori coinvolti nelle diverse fasi dell'azione, riesaminare e migliorare protocolli e procedure utilizzate, formare ed integrare le unità d'intervento migliorando le competenze individuali e di gruppo di tutti coloro che sono coinvolti attivamente nelle situazioni di crisi.
La verifica dei risultati ottenuti tramite simulazione è stata infine realizzata nel corso di due esercitazioni. La prima, riguardante un ipotetico incidente in galleria, si è svolta il 24 settembre 2007 presso il traforo del Monte Bianco e ha visto coinvolte le squadre di soccorso del GEIE TBM, i Vigili del Fuoco , le forze di polizia e di dogana sia italiane che francesi, gli operatori del 118 della Regione Valle d'Aosta.
In qualità di osservatori sono inoltre intervenuti esperti ed autorità provenienti da tutte le nazioni coinvolte nel progetto, esponenti della Croce Rossa oltre che funzionari delle protezioni civili Province di Torino ed Alessandria.
Si è invece svolta nei giorni 25 e 26 settembre 2007 l'esercitazione sul rischio alluvionale che preconizzava un'ipotetica esondazione dei torrenti Belbo presso Canelli (AT) e Orba presso Ovada (AL).
Sotto la direzione dell'Assessorato regionale alla Protezione Civile del Piemonte, l'addestramento ha previsto l'attivazione dei relativi Centri Operativi Misti (COM), dei Centri Operativi Provinciali (COP), della sala operativa regionale nonché l'intervento di Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, personale della protezione civile delle provincie di Alessandria e Asti, volontari e forze dell'ordine.
L' esperienza maturata ed i risultati ottenuti durante queste giornate di addestramento sono state infine discusse ed analizzate nel corso di un interessante incontro tenutosi a Settimo Torinese presso il Civil Protection Village della Croce Rossa, a cui hanno partecipato i diversi protagonisti delle esercitazioni, i partners sia locali che stranieri del progetto, molti esperti, volontari e figure istituzionali provenienti da tutto il Piemonte, dando vita ad un irrinunciabile momento di informazione e formazione in tema di protezione civile.
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