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Del seguente articolo:

Luglio-Settembre/2008 -
CRI - Comitato regionale Friuli Venezia Giulia
Un’opera umanitaria nata nel 1859

Medici, filosofi, ufficiali e nobili
fra i precursori del movimento internazionale
di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa

Ferdinando Palasciano (1815 - 1891) Fra i precursori nella fondazione della Croce Rossa sono stati tanti coloro che hanno dedicato la vita all’opera umanitaria un nome di spicco è quello di Ferdinando Palasciano. Durante i moti di Messina del 1848 un medico chirurgo di Capua, Ferdinando Palasciano, forte di tre lauree (Belle lettere e filosofia, Veterinaria, Medicina e chirurgia) entrò nell’esercito borbonico e si trovò a Messina nel 1848 durante i moti insurrezionali del Risorgimento. Nel sangue degli scontri il giovane dottore si adoperò per prestare le sue cure anche ai nemici rimasti feriti durante i combattimenti sebbene il generale Filangeri avesse però ordinato che nessun soccorso o cura si sarebbe dovuto prestare ai ribelli siciliani. Per questa insubordinazione al comandante, Palasciano stava per essere passato per le armi, nonostante avesse giustificato il proprio comportamento argomentandolo con questo concetto: “i feriti, a qualsiasi esercito appartengano, sono per me sacri e non possono essere considerati come nemici”. Contro l’accusa nei confronti di Palasciano intervenne Re Ferdinando di Borbone che fece commutare la pena in un anno di carcere da scontarsi a Reggio Calabria. Anche dopo aver scontato la prigionia, però, il medico continuò a interessarsi dei problemi di sanità nell’esercito; anzi, di più: pure durante la reclusione Palasciano aveva continuato ad assistere i feriti napoletani che i battelli portavano da Messina. Successivamente Palasciano si interessò ancora ai problemi di sanità militare, lottando con energia affinché venisse riconosciuta la neutralità dei feriti in guerra portando avanti con tutte le sue forze i principi in cui credeva. Lottò sempre affinché venisse riconosciuta la neutralità di chi giaceva ferito a terra. Fino ad allora la possibilità di sopravvivenza dei feriti era bassissima a causa dell’inefficienza dei presidi sanitari e le cure sul campo erano riservate in primo luogo agli alti ufficiali strategici nell’economia della battaglia cui seguivano gli specialisti d’artiglieria. Per gli altri non c’era scampo, per non parlare poi dei feriti della parte avversa.

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Florence Nightingale (1820-1910) La signora con la lampada” Con questa definizione è passata alla storia Florence Nightingale che è oggi considerata come la pioniera della moderna professione di infermiere e dell'organizzazione degli ospedali da campo militari. La vicenda di Florence iniziò nel 1853 quando la stampa inglese riportava notizie delle gravissime condizioni in cui venivano trattati i feriti nel corso della Guerra di Crimea. Florence offrì la sua collaborazione al governo britannico. Alla testa di un gruppo di 38 infermiere da lei organizzato partì alla volta di Scutari (Turchia). Giunta in quella terra, si trovò di fronte a un ospedale militare superaffollato, grave carenza di medicinali e con i ricoverati che versavano in condizioni igieniche disastrose. Nonostante qualche resistenza da parte dei medici militari, la Nightingale introdusse nell’ospedale la presenza delle infermiere volontarie, rivoluzionandone l’organizzazione. La leggenda vuole che Florence si aggirasse incessantemente tra i feriti accampati nelle tende portando con sé di notte una minuscola lampada a fiamma per farsi riconoscere. I risultati della presenza delle infermiere non mancarono e in pochi mesi il tasso di decessi crollò. Florence allestì anche un primo servizio di ricerche dei dispersi oltre a quello della comunicazione dei decessi alle famiglie. In seguito a una pesante malattia, però, la Nightingale si vide costretta ad abbandonare le terre teatro delle battaglie. La fama raggiunta a seguito del suo intervento umanitario nelle zone militarizzate le permise di ottenere fondi sufficienti per la formazione di altre infermiere. La professione infermieristica, fino ad allora piuttosto mal considerata, si arricchì di considerazione e furono molti gli ospedali, soprattutto militari, che vennero successivamente organizzati seguendo le indicazioni di Florence.

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Lucien Baudens, 1804-1857 M edico-ispettore dell’esercito Lucien Baudens fu inviato in Crimea dal servizio di sanità francese nel 1854 per studiare il funzionamento della sanità nei teatri di guerra a fronte delle epidemie e delle conseguenze devastatrici dei nuovi armamenti. Baudens aveva pure il compito di analizzare le condizioni di lavoro dei medici militari sui campi di battaglia. Il personale sanitari, anche per la totale mancanza di protezione, non era perfettamente riconoscibile da lontano sui campi di battaglia, nel pieno del rischio di divenire spesso vittime di gravi equivoci. Lucien Baudens propose che tali errori fossero resi impossibili, in virtù di un comune accordo tra le nazioni, se i medici stessi e il loro e personale ospedaliero avessero indossato un vistoso segno distintivo, uguale per tutti i paesi e tutti gli eserciti, che permettesse di riconoscerli facilmente da ambo le parti. Il rapporto Baudens, pur così ricco di insegnamenti e suggerimenti, restò allora lettera morta, ma, come ebbe a dire Jean Guillermand, ex medico degli ospedali militari francesi, lo si può considerare come "un’espressione ante litteram delle rivendicazioni che acquisteranno tutta la loro forza alcuni anni più tardi, dopo che altri conflitti, in specie la guerra d’Italia e la guerra di Secessione ne avranno palesato tutta l’urgenza"

FOTO: Ferdinando Palasciano


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