Oggi è una buona giornata per Amburgo": lo ha detto in conferenza stampa Rudiger Siechau, amministratore delegato della Stadtreinigung Hamburg, un'azienda di smaltimento rifiuti, quando annunciò a fine maggio l'arrivo del primo treno con 500 tonnellate di rifiuti da Napoli. “La Germania sente odore di profitti nella crisi dei rifiuti di Napoli” ha poi titolato il Wall Street Journal dando notizia dell'arrivo ad Amburgo del primo carico di quelle 200.000 tonnellate di rifiuti che "genereranno energia, qualche emissione e montagne di soldi". L'Italia, in verità, non è sola a smaltire rifiuti in Germania: un rapporto degli scorsi mesi evidenzia come "circa il 15% delle più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi del continente siano stati smaltiti all'estero nel 2003" del quale un buon 90% all'interno dell'Unione Europea. I prezzi sono standard. I centri di smaltimento nel Nord della Germania chiedono da 150 a 250 euro per incenerire una tonnellata di rifiuti e Napoli sta diventando una miniera d'oro per l'industria dello smaltimento. Le trattative, riporta il Wall Sreet Journal, sono iniziate nel mese di febbraio e “i responsabili delle compagnie tedesche hanno dovuto iniziare a studiare su quanto spazio avevano a disposizione per i rifiuti di Napoli e a come trasportarli”. Il trasporto via mare, sebbene economico, era impraticabile perché non vi erano imbarcazioni a sufficienza; il trasporto via treno era più delicato poiché richiedeva permessi dai paesi dell'Unione per l'attraversamento dei loro confini, ma alla fine è stato scelto. Circa 200.000 tonnellate, l'equivalente dei volumi che un inceneritore medio può trattare in un anno, sarebbero poi indirizzate verso la Germania. In quel mese di maggio la città di Amburgo ha così visto quindi concretizzarsi il miraggio di un buon profitto nella collaborazione allo smaltimento della spazzatura di Napoli. Un treno arrivato nella città tedesca ha portato un saggio di poche centinaia di tonnellate di spazzatura provenienti dal sud Italia. Marciume, pomodori, caffè espresso,plastiche, palle di calcio - il carico è stato un semplice prelievo di campioni di quei fiumi immondizia che per mesi hanno inondato strade di Napoli e provincia. Un flagello che ha reso la regione un simbolo puzzolente di vergogna nazionale. Nei dintorni di Amburgo, tuttavia, il ‘sacco’ della spazzatura napoletana ha ricevuto cordiale accoglienza. “Un evento che sembra abbastanza buono per noi", aveva infatti dichiarato Rüdiger Siechau, chief executive di Stadtreinigung Hamburg, l’azienda di proprietà statale di gestione dei rifiuti che Napoli ha accumulato per mesi, e che si trasforma in una grande opportunità per le imprese di ‘trash-incenerimento’ L'impianto di Amburgo è solo uno dei numerosi inceneritori in tutta la Germania che si stava accordando con il governo italiano per incenerire fino a 200.000 tonnellate di spazzatura napoletana che daranno genera-zione di energia, certo gravide di emissioni di biossido di carbonio ma anche una grande quantità di denaro contante. In Europa, distruggere immondizia è diventata parte della gestione industriale di grandi imprese. Secondo una relazione dei primi di marzo, il Centro tematico europeo sulle risorse e la gestione dei rifiuti, determinò circa il 15% di rifiuti pericolose del continente pericolosi pari a 8,6 milioni di tonnellate, è stato smaltiti al di fuori del paese d'origine nel 2003, l'ultimo anno per il quale sono disponibili dati. Il novanta per cento del traffico che ha avuto luogo all'interno dell'Unione europea, in quanto città con troppa spazzatura hanno aperto i loro “portafogli di piante” agli stranieri disposti a dare loro spazio per i rifiuti indesiderati, molti dei quali pericolosi. Impianti nel nord della Germania offrono costi dai 150 ai 250 Euro per incenerire una tonnellata di rifiuti Per un settore industriale che vive di pulizia, Napoli è una miniera d'oro. Per la città di Napoli, sottolinea il giornale, vi è stata scarsa solidarietà da parte delle più ricche città del nord Quando l'ex Primo Ministro Prodi ha sollevò lo spettro di trovare una collocazione per la spazzatura di Napoli nel Nord all'inizio di quest'anno, un governatore regionale, gli rispose secco: "Neanche un chilo". Nel gennaio della città assediata le discariche hanno raggiunto il loro limite e, come un sonno Vesuvio, sono poi esplose sotto le alte montagne di rifiuti che scorrevano per le strade, infestate da eserciti di ratti e manifestanti. La camorra, inoltre, per anni ha farcito la Campania con altre immondizia illegalmente prelevati da città del nord. Portare la spazzatura per treno in Germania è stata una operazione delicata: Anche se la merce spazzatura vincolata per l'incenerimento non è classificata come strettamente pericolosa, tali rifiuti sono fastidioso al punto di dover richiedere un permesso dai paesi dell'UE ad varcare i loro confini. Dopo mesi di colloqui un accordo fu comunque raggiunto e 200.000 tonnellate di immondizia napoletana partirono per la Germania. Una massa pari alla quantità di immondizia brucida un medio impianto di incenerimento in un anno, ha detto il signor Fischer, analista nella gestione dei rifiuti. L'impianto di Amburgo riceverà 30.000 tonnellate di immondizia da Napoli per circa 10 settimane. Nel corso di una conferenza stampa ad Amburgo organizzato per salutare l'arrivo della prima spedizione, i funzionari dell’impianto hanno garantito la sicurezza nel trattamento del carico maleodorante. L'impianto brucierà la spazzatura a temperature fino a 1000 gradi centigradi e il signor Siechau ha fatto notare che il vapore generato sarebbe servito per il riscaldamento delle case della città. Il libro "Ecoballe" di Paolo Rabitti Dal libro “Ecoballe” realizzato da Paolo Rabitti, perito della Procura di Napoli nei procedimenti giudiziari sui rifiuti campani, il punto sulle responsabilità di un disastro unico al mondo. Sulla vicenda sono in corso due processi a cui è demandato l'accertamento delle responsabilità penali degli imputati; ma sul perverso sistema che ha portato a sommergere la Campania sotto cumuli di rifiuti non ci possono più essere dubbi. Questo meccanismo è la sistematica violazione dell'ordinanza con cui, fin dal marzo ‘98, l'allora Ministro degli interni Giorgio Napolitano aveva delineato i termini con cui avrebbe dovuto essere affrontata la crisi dei rifiuti nella regione. Era stato delineato l’obiettivo del raggiungimento del 35% di raccolta differenziata; l'affidamento per 10 anni della gestione di tutti i rifiuti urbani prodotti in Campania a valle della raccolta differenziata; la realizzazione entro l'anno degli impianti di selezione e trattamento delle frazioni secca e umida del rifiuto indifferenziato. Entro il 2000 due inceneritori predisposti per il trattamento del solo Cdr (la frazione secca del rifiuto indifferenziato, trattata perché raggiunga un tot potere calorifico) avrebbero dovuto entrare in funzione. Per evitare indebiti accumuli di Cdr fino alla realizzazione degli inceneritori, lo stesso doveva essere bruciato in altri impianti, anche fuori regione; per non pregiudicare la raccolta differenziata, il Cdr non doveva eccedere la metà dei rifiuti complessivamente prodotti in Campania. L'elettricità prodotta dagli inceneritori avrebbe goduto, per un periodo di 8 anni, degli incentivi Cip6, cioè di un prezzo di cessione dell'elettricità generata con i rifiuti 4 volte superiore al costo di produzione di un ordinario impianto termoelettrico. Il decreto Napolitano era in perfetta linea con le esperienze all'epoca più avanzate nella gestione dei rifiuti urbani e ne riproduceva le fasi. Una pesante serie di violazioni al decreto ne ha però minato l’efficacia. La prima violazione avvenne con un nuovo bando di gara che mirava al trattamento di tutti i rifiuti prodotti dalla regione e non solo della parte che residua dalla raccolta differenziata. Una scelta a favore del «tutto fuoco» che rispecchia l'orientamento della giunta regionale dell'epoca, ma che viene poi confermata dalle successive giunte Bassolino di centrosinistra. Per di più si affida all'impresa vincente il compito, pubblico, di scegliere i siti dove costruire gli impianti. Seconda violazione è stata relativa all'aggiudicazione del servizio a una impresa il cui sistema di lavorazione fu giudicato obsoleto dalla commissione tecnica di controllo- Terza violazione del decreto si concretizzò eliminando dal contratto le clausole che obbligavano l'appaltatore a bruciare i rifiuti combustibili in altri impianti fino al completamento dell'inceneritore e quelle che limitavano il materiale da bruciare alla metà dei rifiuti prodotti in regione Quarta violazione del decreto: una porta spalancata alla mala gestione dei rifiuti con camion per portavano le ‘ecoballe’ in giro per tutta la regione scovando spazi impropri dove accumularle. Quinta violazione: per produrre più ecoballe si fanno lavorare i Cdr al di sopra delle loro capacità; si sospende la manutenzione e vanno fuori uso, anche perché non c'è più un solo buco dove conferire la parte più molesta del loro output: la frazione umida non lavorata e puzzolente che dovrebbe essere compost. Le discariche piene, i rifiuti si accumulano per le strade e l'emergenza torna pressante.
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