Quest’anno alla guida del “Reinforce Rescuers’ Resilience by Empowering a well-being Dimension” c’è la Croce Rossa Italiana con il Comitato Regionale del Piemonte, ed è un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea, DG Ambiente, Unità di Protezione Civile
Oggi come sempre la terra vive una sua dinamicità alla quale si dedica il massimo delle attenzioni ma in pochi si pensa che anche il profilo delle risorse umane che intervengono in tali situazioni sia in pesante evoluzione. Sempre più frequentemente i soccorritori vengono preparati a prendersi cura delle vittime con interventi di sostegno psicologico di “primo soccorso”. Uomini e donne della Croce Rossa, i Vigili del fuoco, gli saff sanitari e le diverse forze dell’ordine, in definitiva tutti gli operatori della protezione civile, sono sempre i primi a essere sul luogo dell’emergenza e a stabilire un contatto umano con le persone colpite dal disastro.
S di emergenza e sfera psicologica delle persone colpite sono due ambiti che, negli ultimi decenni, hanno aumentato i loro legami e accresciuto i momenti di integrazione. Parlando di supporto psicologico siamo portati a pensare all’intervento di personale, più o meno specializzato, sulla scena di un disastro, con lo scopo di alleviare la sofferenza psichica dell’individuo vittima di un evento traumatizzante. Raramente, però, parlando della sfera psicologica dell’individuo in emergenza pensiamo ad una fase preventiva, preparatoria potremmo dire. E ancora, quante volte parlando di supporto psicologico abbiamo pensato a quello necessario di chi fa parte della macchina dei soccorsi? Gli interventi in situazioni di emergenza (disaster response) hanno subito un notevole incremento negli ultimi anni, soprattutto a causa del numero e della tipologia di disastri naturali che colpiscono, sempre più frequentemente, il nostro pianeta. E mentre la terra vive la sua dinamicità, il profilo delle risorse umane che intervengono in tali situazioni sta cambiando. Sempre più frequentemente i soccorritori vengono preparati a prendersi cura delle vittime con interventi di sostegno psicologico di “primo soccorso”. Sono, infatti, agenti di polizia, vigili del fuoco, sanitari, personale CRI, etc. ad arrivare per primi sul luogo dell’emergenza e a stabilire un contatto umano con le vittime. I soccorritori si trovano, da un lato, a mettere in campo tutte le loro capacità e abilità di intervento per trarre in salvo le persone e limitare i danni; nel contempo, però, si trovano a dover padroneggiare una situazione gravemente compromessa e coinvolgente sotto il profilo emotivo e psicologico. Calma, decisione, coordinamento, esercizio dell’esperienza personale e collettiva, sono alcune delle caratteristiche richieste al soccorritore per poter assumere, in tempi rapidi, decisioni efficaci dalle quali dipendono vite e beni. Emerge da ciò, in modo chiaro, che il soccorritore assume su di se un carico emotivo e psicologico elevato. Sebbene l’operatore in emergenza, solitamente, sviluppi in modo spontaneo, una soglia di tolleranza abbastanza elevata nei confronti delle situazioni che, occasionalmente o cronicamente, possono mettere a rischio il suo equilibrio, il rischio di essere coinvolto nelle esperienze traumatiche delle persone che soccorre (traumatizzazione vicaria) può rappresentare un elemento critico. A tal proposito, occorre notare come sia ancora radicata l’idea che il soccorritore è sempre in grado di affrontare qualunque situazione critica senza conseguenze sul piano psichico. Ciò porta il soccorritore a negare le proprie sofferenze e ad un’involontaria inibizione della richiesta di aiuto, con una ricaduta, in termini qualitativi, sulle prestazioni sia del singolo, sia del team. Partendo dalla definizione di salute, introdotta dall’OMS nel 1946: “la salute non è semplice assenza di malattia, ma lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” e dalla Carta di Ottawa del 1986, si è iniziato a analizzare come, questo stato di benessere poteva essere raggiunto. Troviamo, ovviamente, un’ampia varietà di attività, metodi e approcci al supporto psicosociale per il personale di emergenza, dettate dalle teorie prevalenti, dalle risorse economiche, dalla cultura e dalle caratteristiche della situazione. Ciò che, invece, è oggi condiviso è che l’intervento psicosociale richiede una preparazione in anticipo e deve essere efficacemente co-ordinato e strutturato nel corso delle varie fasi di gestione dell’emergenze e dell’intervento. Nasce da queste premesse il progetto europeo RED (Reinforce Rescuers’ Resilience by Empowering a well-being Dimension), presentato e guidato dalla Croce Rossa Italiana, Comitato Regionale del Piemonte e co-finanziato dalla Commissione Europea, DG Ambiente, Unità di Protezione Civile. Il progetto vede la partecipazione, oltre alla Croce Rossa, di altri sette partners internazionali: - Croce Rossa Francese; - Facoltà di psicologia dell’Università di Torino; - Dipartimento di psicologia dell’Università di Pavia; - Regione Autonoma Valle d’Aosta; - Fondo Formación Euskadi (organizzazione spagnola per il miglioramento delle performance personali e societarie); - Impact (Centro olandese per la cura psico-sociale post-disastro; istituito dai Ministeri della salute, welfare e sport, difesa e interni); - Sinergie Srl di Torino Concentrandosi sul tema del sostegno psicosociale alle squadre di soccorso, sono stati approfonditi due punti principali: - Il peso, in termini psicosociali che il singolo soccorritore e la squadra nel suo complesso sopportano in emergenza - I percorsi formativi per coloro che intervengono negli incidenti maggiori Da qui è possibile derivare i due principali obiettivi del progetto: - Il miglioramento del benessere del personale che interviene negli incidenti maggiori, identificando le dimensioni principali che possono determinarlo e la promozione di ciò che può fortificare la capacità dei soccorritori di affrontare situazione ad alto-stress - La realizzazione di programmi formativi consolidati e condivisi per operatori che intervengono negli incidenti maggiori, con l’obiettivo di fornire utili strumenti per il supporto psicosociale ai team di soccorso, non solo dopo l’emergenza ma durante l’evento stesso. In altri termini si intende giungere ad aumentare la resilienza del soccorritore. Il vocabolo resilienza viene preso in prestito dall’ingegneria meccanica dove significa “la capacità di un materiale di resistere agli urti improvvisi senza spezzarsi e di tornare alla forma iniziale dopo essere stato deformato dall’urto esterno”. In termini psicosociali troviamo numerose definizioni di resilienza: capacità personale di elaborare strategie dinamiche in accordo con obiettivi propri, dimostrando una valida autostima, auto fiducia, efficacia ed abilità per evitare situazioni sociali sfavorevoli (Rutter, 1985); capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato (Grotberg, 1996); capacità di prevalere, crescere e rinforzarsi anche in presenza di difficoltà e situazioni sfavorevoli (Liem e Coll., 1997). In questi termini, dunque, la psicologia non è più una scienza che “lavora con il dolore”, bensì una moderna scienza che come e con il counselling, aiuta a trovare in sé le risorse per fronteggiare gli stimoli esterni. Il 30 e 31 gennaio e 1 febbraio 2008 il Comitato Regionale della Croce Rossa del Piemonte ha organizzato a Torino un workshop internazionale che ha visto la partecipazione di esperti di fama mondiale nel campo del supporto psicologico in emergenza e post-traumatico, provenienti da USA, Israele, Inghilterra, Olanda, Spagna, Francia, Grecia ed, ovviamente, Italia, al fine di unire le attuali conoscenze in tale settore e creare un network di esperti sullo stesso tema. Altro passaggio fondamentale del progetto è stata la realizzazione di un questionario, la cui distribuzione in Italia è stata curata dal Comitato Regionale CRI del Piemonte, compilato da oltre mille soccorritori, con lo scopo di stimare il benessere individuale degli operatori delle emergenze (in termini di percezione soggettive, con riferimento alla qualità della loro vita in generale e, soprattutto, alla vita lavorativa, con lo scopo di indicare quali dimensioni possono aver su di loro un impatto maggiormente positivo o negativo). Il progetto europeo, iniziato a gennaio 2007 si è concluso a dicembre 2008, giungendo alla strutturazione di un percorso formativo per soccorritori e specialisti in supporto psicosociale, diviso a moduli per singolo argomento, con relativo stage ed esercitazioni. Il tutto pronto per la valutazione e validazione definitiva. Uno dei risultati attesi dall’azione formativa è, infatti, la creazione di una nuova figura professionale collocata all’interno delle organizzazioni che si occupano di soccorso negli incidenti maggiori.
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