Tutti gli addetti ai lavori sanno bene quali siano i tempi per mettere in moto una macchina dei soccorsi. Certo, inizialmente, qualche isolato inconveniente potrebbe essere anche avvenuto, ma non lo si deve assolutamente prendere come esempio generalizzato nei giudizi sulla Protezione Civile. Analizzando tutta la struttura si rileva che è stata ineccepibile - nei tempi e nelle decisioni - sin da pochi minuti dopo il sisma. I tempi pianificati sono stati rigorosi e, nel contesto generale, tutto ha funzionato perfettamente.
La Protezione Civile ha un suo centro nevralgico a Roma la cui sala operativa è in funzione h24: dall’allarme delle 3,32 per il sesto grado Richter della notte di lunedì 6 aprile, già alle 7 di mattina il direttore Guido Bertolaso e Francesco Rocca della Cri erano all’Aquila per allestire la sala operativa sul posto mentre una colonna di Vigili del Fuoco e i Volontari del Soccorso erano già in marcia verso le zone sinistrate.
L'allestimento dei Centri Operativi Misti è stato tempistico mentre l'immediato trasferimento della Direzione Comando e Controllo direttamente sul territorio, è stato essenziale. Per quanto concerne il Comando Generale di Intervento, istituito già da anni da Bertolaso e dal professor Franco Barberi, Presidente della “Commissione grandi rischi” il giudizio è anch'esso ineccepibile.
Passando invece al territorio, quello che non sembrerebbe essere stato all'altezza (ma il giudizio non vale per tutti e le zone delle zone colpite dal sisma), pesante sembrerebbe sia stata la disattenzione verso il famoso "Manuale di autoprotezione nell'emergenza", diffuso sin dal 2004 fra tutti i Comuni in specie quelli in zone sismiche.
Questo Manuale fu ideato e promosso in quell’anno dal nostro esperto, il ‘disaster manager’ Riccardo Romeo Jasinski e, d'intesa con L'Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti che ha sempre grande attenzione verso gli spazi da destinare alla sosta delle roulotte, fu distribuito in tutta Italia, affinché i Comuni di linea sismica lo facessero proprio. Lo stesso Dipartimento della Protezione Civile lo diffuse successivamente a suo nome.
Diversi lo hanno adottato, distribuito nelle case ma, dalle convulse cronache dell'immediato post terremoto si sono udite cose da allibire: qualcuno avrebbe anche dichiarato di aver deciso di evacuare le zone abitate e trovare spazi per le tendopoli solo dopo i crolli.
E la prevenzione, dopo mesi di pauroso preallarme con scosse ormai realtà continua, dove è andata a finire? In quel manuale era ben spiegato che il reperimento di questi spazi, le metodologie di sfollamento e quanto altro necessario nel preallarme doveva essere sempre pronto nel pericolo di eventuali disastri. E non post. Qualche vita forse si sarebbe salvata. E che dire poi della Prefettura totalmente crollata nel sisma - sala operativa emergenze compresa - nonostante da mesi (o da anni), prestigiose commissioni di tenici l’avessero dichiarata a rischio massimo e inagibile?
Chi avrebbe dovuto dare il “si salvi chi può” ?
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