Quattro detenuti lavoratori alla ristorazione nella Casa Circondariale di Rebibbia, della onlus “Men at Work”, chiedono di lavorare nelle tendopoli: il Commissario Rocca li accoglie in affido
Quattro detenuti del “Carcere Circondariale Rebibbia Nuovo Complesso” esperti nella ristorazione collettiva, hanno chiesto e ottenuto di poter usufruire di loro permessi premio per poter cucinare in una delle tendopoli dell'Aquila.
L'iniziativa si è resa possibile grazie alla magistratura di sorveglianza, allq ATI” Men at Work” ed “e-Team”, l'associazione volontari in carcere (Vic) e la Croce Rossa Italiana che hanno affrontato questa opera di solidarietà per i quattro soci-lavoratori (tre reclusi e uno in affidamento), del “Progetto Ristorazione” del carcere romano. Costoro, che hanno rinunciato ai loro permessi per stare con le famiglie, sono stati affidati per un breve periodo alla Croce Rossa che li ha collocati nel campo base dell'Aquila nell’area “Fintec” nella mensa riservata agli operatori Cri. L’impensabile programma di reinserimento di questi detenuti, è stato autorizzato dal magistrato di sorveglianza dott.ssa Laura Longo.
Abbiamo domandato al Presidente della cooperativa onlus “Men at work”, Luciano Pantarotto (responsabile del “Progetto Ristorazione” nell’Istituto penale), quale sia stato il percorso che ha portato i quattro lavoratori dalle cucine del carcere alle tendopoli dei terremotati. “Nulla di strano – ha detto il Presidente – si tratta di un nostro progetto avviato nel 2003 che ha l’obiettivo di favorire il percorso trattamentale e di reinserimento al lavoro intra ed extra murario di detenuti lavoratori che, alla fine di un percorso formativo per ‘addetti ai servizi di ristorazione’, e usufruendo degli incentivi previsti dalla Legge Smuraglia, vengono assunti per lavorare con CCNL nella cooperativa. Attualmente i lavoranti a Rebibbia sono una ventina ma, nel corso di questi cinque anni, sono state coinvolte 65 persone detenute; il programma è affidato alla gestione della Associazione Temporanea d’Impresa tra le Cooperative di solidarietà sociale “e-Team” e “Men at Work”. Pantarotto ha sottolineato “la grande soddisfazione delle due onlus in quanto, dopo una rigorosa gara d’appalto per le mense, “siamo riusciti a far si che alcuni detenuti, soprattutto fra quelli cosiddetti di ‘lunga pena’, a coinvolgerli in un lavoro all’interno della Casa Circondariale per la mensa comune. I soci lavoratori della nostra cooperativa che fruiscono di questa iniziativa sono 21 e sono molti quelli che debbono superare pene di lungo periodo”. “Quattro di essi – prosegue - sin dalle prime notizie sul sisma, si sono attivati chiedendo al direttore dell’Istituto, Carmelo Cantone, di poter essere temporaneamente trasferiti in una delle strutture di cucina delle tendopoli”. Richiesta accolta dalla Direzione, autorizzata dal magistrato di sorveglianza e immediatamente girata al Commissario della Croce Rossa Francesco Rocca. Ne è seguito un complesso iter di autorizzazioni che è stato necessariamente gestito in tempo reale e i quattro ragazzi, un pasticcere e tre “pizzaioli”, ottenuta una licenza dal lavoro che fanno nella mensa di Rebibbia, sono stati trasferiti al Campo Base della Croce Rossa a L’Aquila e si sono messi subito al lavoro”. Perfetta la sintonia – anzi, la simpatia – con i i responsabili del Corpo Militare addetti alla ristorazione nel Campo Base Cri, e anche con i volontari del Soccorso che operano in quella struttura.
I quattro, tutti sui trent’anni, sono: Raffaele Falanga napoletano, professione “pizzettaro” - tiene a sottolineare - e attualmente in affido ai Servizi Sociali con un impiego in una ditta esterna di ristorazione), Giampiero Martino e Carmelo Sabatelli, ambedue pugliesi e Pasquale Turcasso, calabrese. Hanno dato la loro collaborazione innanzitutto a titolo umanitario, rinunciando ovviamente a chiedere qualsiasi compenso ma, soprattutto, hanno rinunciato a permessi gia presi o a alle eventuali licenze premio per stare con i familiari. .
Francesco Rocca, li ha presi temporaneamente in affido alla Cri, accogliendo con interesse umano la richiesta dei quattro ragazzi e ha sottolineato “quanto valida sia questa vicenda per il dialogo e reinserimento nella società civile di alcuni detenuti, un vero esempio di solidarietà nella solidarietà”.
Anche il presidente Pantarotto, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa che si inserisce perfettamente nei loro compiti di formazione e reinserimento di persone del circuito penale. “Questi ragazzi stanno intensamente lavorando – ha detto - certo per contribuire ad alleviare le persone colpite dalla violenza del terremoto, ma anche per riparare a quel ‘terremoto’ interno che si è verificato nella loro vita quando sono incappati in percorsi pericolosi”.
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