“.....Domani finalmente partiamo, vogliamo
trovare un paese dove fa caldo
e la gente sono migliori con gli zingari.....” Accorato lo strazio di un giovane Rom,
l’italiano è malfermo, il buio nel teatro
della “Renato Greco Dance Studio” è pesto.
La voce fuori scena apre “Opera Nomadi”
di Cristina Menconi
Questa l’apertura dello spettacolo. Senza stacchi. Seguono squarci di luci multicolori, due i tempi, travolgenti, senza un attimo di respiro: oltre cinquanta i danzatori scatenati nelle musiche gitane, un cast di sole donne, giovani e meno giovani, fidanzate, madri, amanti- Una fascia di età che non supera di poco i quarant’anni e che per 40 minuti non si concede un attimo di tregua. Gonne immense, a campana con poderose pinzettatture concentriche, lunghe fino ai piedi, colori sgargianti dal rosso all'amaranto, il giallo, il verde, il viola, corpetti che stentano spesso a coprire seni prosperosi, generosi gli spazi attorno alla vita che, senza malizia, sono offerti al godimento degli spettatori. Sulla scena alcuni dei momenti vissuti dalla gente del campo, l'amicizia, il corteggiamento, il matrimonio, la gioia. Musiche e balli di una felicità passata, ma poi arriva il momento della disperazione. Una disperazione esemplificata da una giovane che si è tolta gonna e corpetto, i simboli estetici della sua femminilità: si dilania torcendosi a terra per la prossima partenza del suo uomo. Che forse non vedrà più. A fronte di tanta rigogliosa femminilità, solo quattro i maschi, rigorosamente in nero, impegnati nella strenua difesa dell'onore del campo zingari sul quale si leva la loro “autorità”. Disperati perché sanno bene che a breve tutte le loro donne, i bambini, dovranno perdere i loro difficili ma tanto amati giacigli dentro le consumate roulotte, cucine e fornelli “a bombole”, tv precarie con improbabili antenne sul tetto, mai raggiunto alcunun video sfavillante. Arredi affettuosamente 'apparecchiati' negli anni con i residuati della metropoli, fuori sono già in attesa automobili immense, certo anche un po' sgangherate ma forti di un fascino d'altri tempi. Un solo sfogo, invece, con piacere si perdono tutte le altre strutture d'emergenza - la plastica è sovrana – strategicamente studuiate per “campi nomadi”, per sollevare la coscienza della Amministrazioni appagate nel dare a questi esseri umani relegati nei ghetti delle periferie, una pseudo dignità familiare. Tutto finisce, tutto si sgretola, tutto si perde a stracci, fagotti e valige rattoppate, scatoloni... e poi, via, via lontano da quelle (per certi versio anche giuste), amare disposizioni amministrative (e di polizia) che vogliono il controllo sulla loro libertà. La legge ovviamente consente teorici insediamenti “a norma”, ma nello sconforto di lacci e lacciuoli tanto intimamente intricati, veri percorsi a ostacoli dei quali neppure si riescono a identificare le difficoltà, e la dura e penosa decisione sono in tanti che la hanno già presa: stanno abbandonando, stanno fuggendo, partoo:: via, via, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno, ma quanto più presto, quanto più in dignitoso silenzio, per mete oscure ma tanto più lontane possibile. Per la regista-coreografa che ha ideato e programmato lo spettacolo, Cristina Menconi, questo è un vero e proprio atto di di denuncia dello “stato attuale della sofferenza dei Rom che vivono in Italia, un tentativo di rappresentare il volto umano di quelle genti, una volontà di rappresentare i loro valori, il loro variegati abbigliamenti nelle realtà dei colori, una voglia di rappresentare le loro forti sembianze che nella realtà sono sempre profondamente diverse da quello del sentire comune di tanta gente che vede tutti i rom come avvolti in una nuvola grigia o, meglio direi, sembra che che non li si voglia proprio vedere”. Cristina Menconi e da diversi anni “Maestra” di danza nella prestigiosa scuola romana “Teatro Greco Dance Studio”, creazione e direzione artistica di Maria Teresa Dal Medico e di Renato Greco stesso. In realtà, però, in termini squisitamente accademici sarebbe però meglio dire che Cristina è forte di un importante titolo di laurea in “Danza Classica”. La sua specializzazione è però mirata verso la danza contemporanea in tutte le sue variegate sfaccettature. Da sempre ama studiare usi e costumi della gente rom, i gitani, i sinti: “sono anni che seguo le loro vicende e, nei limiti del possibile, frequento i loro accampamenti, sia pure con tutte le cautele necessarie per non creare inopportune intrusioni nell'intimo dei loro focolari “. “Quando sono riuscita a farmi accettare – prosegue la Maestra – ho scoperto in loro una generosità sconvolgente, una voglia di amicizia, la loro scelta per la quale ciascuno deve stare al proprio posto e trovo difficoltà a capire tanti pregiudizi, tanto perverso accanimento contro loro. Dubito che degli esseri umani che ho scoperto tanto musicalmente preparati, non possano avere un animo nobile e che possa essere accettato” “Ho incontrato bambini che cercavano solo affetto; erano nel campo della Magliana mi sono venuti vicino prima timidamente e poi con affetto e simpatia, mi toccavano, mi accarezzavano e, quando hanno saputo che insegno danza, facevano a gara per farmi vedere quanto bene sapevano ballare. Pure nella gioia di quei momenti, però, ancora in tanti urlavano al ricordo della fiamme che non molto tempo fa ignobili individui hanno appiccato alle loro roulotte. Questi piccoli rom sono bambini come i nostri, tanti di loro sono amici dei nostri ragazzi, sono nati in Italia, frequentano le nostre scuole e sono cittadini italiani a tutti gli effetti”.
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Teatro Greco Dance Company Direzione artistica Renato Greco e Maria Teresa Dal Medico Ente di Promozione - Centro Regionale Danza
OPERA NOMADE 1° ATTO
Coreografia: Cristina Menconi
1° triennio di danza contemporanea: Lorenzo Alberti, Cecilia Berti, Eleonora Calia, Elena Casella, Maria Castaido, Arianna Cicolani, Emilia Cortesi, Guendalina Cozzi, Giorgia De Andreis, Giulia Falleti, Priscilla Giovannini, Flavia Levrero, Giulia Lorusso Caputi, Susanna Mannelli, Lucrezia Mino, Beatrice Peroso, Domitilla Ranaldi, Eleonora Russo, Mattina Serratore, Maria Veronica Stattin, Claudia Tagliaferri, Marissa Trimarchi, Caterina Valentini.
OPERA NOMADE 2° ATTO
Coreografia: Cristina Menconi
2° Triennio di danza contemporanea: Chiara Bartoli, Alice Berlini, Ilaria Botticelli, Marta Bulgherini, Sara Cervellini, Claudia Cipitelli, Marina De Ghantuz Cubbe, Beatrice De Porcellinis, Ada Malusardi, Arianna Montefiori, Valentina Ottaiano, Ilaria Paganin, Martina Rocchetti, Lucia Sauro, Manuela Scicluna, Costanza Tagliaferri, Anna Laura Vento, Eleonora Vinci, Alessandra Vitale.
3° Triennio di danza contemporanea Elisa Carucci, Ludovica Cesareo, Èva Corradetti, Paola D'Alfonso, Camilla Maresca, Claudia Mazzoni, Vittoria Spizzichino.
4° Triennio di danza contemporanea Giulia Barbaro, Eleonora Berti, Gabriele Cazzato, Francesca Ferrari, Eleonora Galante, Gian Marco Pellegrini, Simone Zitelli
Costumi: Alessandra Saroli
Luci: Bruno Studer
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