Le cifre del contagio dell’influenza A/H1N1
stanno divenendo importanti
Temuto e atteso, per quanto esecrato, è scoppiato nel nostro Paese il primo caso grave di influenza. Ne è rimasto colpito un giovane di 24 anni, F. F., che tra Parma e Monza è stato tra la vita e la morte, ma per fortuna ne è venuto fuori. Siamo di fronte a un autentico bollettino di guerra, che ogni giorno registra nuovi casi, timori, attese di cure e di vaccini. Il virus dell’influenza, per la quale se ne preannuncia un’impennata nel prossimo autunno, ha già colpito e colpisce nelle località più disparate. A Est e a Ovest, in Asia e in Europa, in montagna e sulle coste.
Predilige i giovani non immunizzati da precedenti vaccinazioni o non auto-immunizzati da precedenti epidemie. Mette a letto studenti in viaggio, uomini d’affari, politici e loro consorti (come la moglie dell’ex premier britannico Tony Blair) Capi di Stato, turisti. Ne conseguono ricoveri, difficoltà nella diagnosi e nella cura. Si sollecitano quarantene di infausta memoria: spettro, flagello epocale, cataclisma. Casi gravi, complicanze non si possono escludere, anche se i soggetti sani non hanno motivo di considerarla “mortale”, perché “guarisce in pochi giorni”.
Il bollettino contiene annunci ogni giorno. Ora è la volta del presidente boliviano, mentre in precedenza quello del Costa Rica, Oscar Arias, anche Premio Nobel per la pace, (68 anni, affetto da asma), ha fatto rendere noto dal Parlamento che era stato colpito, lavorava da casa, ma stava “abbastanza bene” e sarebbe tornato a Palazzo la settimana successiva. Di casi così ce ne dovremo attendere molti. L’arma è il vaccino. Lo producono 20 aziende (4 sono in Europa), ed è iniettabile in due dosi in ambulatori, Asl e ospedali. Ed è gratuito. E’ già in sperimentazione e a fine settembre può essere in parte disponibile. Per combattere un’influenza che l’Oms dà in crescita “a ritmo esponenziale”, diffusa a macchia d’olio soprattutto nell’America Latina. Ma l’Oms garantisce sulla sicurezza dei vaccini e sulla loro efficacia, nonché sulla pronta disponibilità, che non ci fu nelle epidemie precedenti, del 1957 e del 1968, e non esisteva nel 1918.
Prima di Ferragosto il virus è stato isolato su 12 passeggeri di una grande nave da crociera sulla riviera ligure nei pressi di Savona. Su 3580 imbarcati più 1100 addetti, 30 presentavano i sintomi influenzali e 12 sono risultati positivi. Sono stati rimandati a casa (e bene gli è andata), meno il bambino che era tra loro e che è stato ricoverato in ospedale.
All’aeroporto di Londra dicono: “Di qui non si passa”. Un passeggero starnutisce su un volo di linea ed ecco che hostess e steward sono addirittura tentati di far tornare indietro l’aereo. All’arrivo consegneranno l’indiziato alle autorità sanitarie. Si va in giro con una mascherina sul volto. Gli esperti di statistica epidemiologica prevedono che si ammaleranno 2 miliardi di persone, un terzo dell’umanità. In Italia, secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano, da 6 a 15 milioni, sommando i casi stagionali a quelli nuovi. Sempre nella settimana precedente il Ferragosto, la più intensa per gli spostamenti, si sono registrati mille e sedici nuovi casi, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle infezioni (ECDC): in Germania 786, in Italia 975. In sole 24 ore fuori dell’Europa sono stati riscontrati 4499 casi. Nel mondo il totale è di poco al di sotto dei 200 mila, per la precisione 199 mila 34 e i morti accertati 1444. Si teme che fino alla prossima primavera le vittime saranno migliaia.
Fin d’ora si è ipotizzato il rinvio della riapertura delle scuole, perché la vaccinazione non potrebbe iniziare - almeno in America - prima della metà di ottobre. Ipotesi avanzata e subito sconfessata e ritirata, perché in effetti il vaccino potrebbe essere pronto già a fine settembre. Ma non ce ne sarà per tutti. Si seguiranno scale di priorità, cominciando dalle categorie maggiormente a rischio: bambini e donne incinte, queste ultime richiamate a una particolare cautela. Ma anche anziani, professionisti e lavoratori addetti ai servizi pubblici. Il ministro italiano del Welfare, Maurizio Sacconi, ha annunciato l’acquisto di 48 milioni di dosi entro gennaio, da distribuire in fasi successive, prevedendo di includere nel piano vaccinale bambini e giovani dai 2 ai 27 anni. Non c’è piena concordanza col vice ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Comunque è stato istituito un tavolo permanente tra Ministero, medici del territorio e unità di crisi per un’azione coordinata. Medici - come Mario Falconi, presidente dell’Ordine di Roma da noi intervistato - e scienziati come il prof. Silvio Garattini, mettono in guardia sia contro il panico e l’allarmismo, sia da operazioni eccessive e superflue che comporterebbero spese enormi per un’epidemia che in realtà non è - almeno in Italia - un flagello, ed esortano a restringere il campo d’azione alle fasce produttive di popolazione, evitando da un lato di cadere in operazioni propagandistiche a fini politici e dall’altro di cedere a un business sfrenato dell’industria che intravede guadagni ingenti considerato che ogni dose costerà almeno 10 euro, e a pagare non saranno i singoli ma lo Stato. Il programma per le fasce più esposte nel nostro Paese riguarderà, in prima istanza, 8,6 milioni di persone. Esteso a bambini e giovani includerà altri 15,4 milioni per un totale di 15,4 milioni di soggetti, cioè un quarto della popolazione italiana.
Per la sanità pubblica si teme il tracollo, l’assalto a medici e ospedali, file per il vaccino, attese e carte false. Altro che la spagnola del 1918, che purtroppo fece 50 milioni di morti. Ma erano altri tempi. Ma anche l’epidemia del 1957 causò 1-2 milioni di morti nel mondo. “Influenza suina” l’hanno chiamata col nome dell’animale che, per quanto utile e prezioso dal punto di vista della nutrizione, porta con sé un senso di non specchiata pulizia. Ma non c’è alcun legame con il consumo della sua carne. Epidemia, pandemia per aumentare i timori, più che in senso geografico, come è il suo significato. Non più i nomi di continenti e città con i quali è stata individuata in tutti questi decenni: Asia, Australia, Singapore, Hong Kong, Brisbane. Il nome - o meglio la sigla scientifica - è A/H1N1. Dove “A” sta per asiatica e N1H1 sono i ceppi virali che trasmettono l’infezione. E, come in ogni guerra che si rispetti, ci sono diversi fronti. Scientifici e metodologici, politici e organizzativi. Si scontrano punti di vista divergenti, catastrofisti e ottimisti. Ministri cui compete la stessa responsabilità la pensano in modo diverso. Che cosa fare? Ecco l’interrogativo che si forma nelle alte sfere decisionali e attraversa tutti gli strati della società: ricercatori e medici, Ministeri e Asl, uomini colti e popolo minuto. Guerra moderna, in un’epoca nella quale le insidie vengono dalla natura e dall’uomo, come i terremoti, le inondazioni, i crolli, gli incidenti. Una disputa che non può non ricordare quella famosa sulla peste descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, tra chi afferma e chi nega. Tutti, comunque, hanno una sottile paura, che nascondono, e cercano di correre ai ripari, si informano se ci sono modi per prevenire.
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